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Argomento di discussione: Chiesa e Società



24.08.2012 18:08 - Pastore Jens Hansen risponde:
Grazie per la segnalazione

24.08.2012 18:08 - Pastore Jens Hansen risponde:
Carissimo,

pubblico ben volentieri la tua reazione al mio intervento. Mi fa piacere che sei tornato a dare un'occhiata al nostro sito.

23.08.2012 20:08 - zetetico ha scritto:
Da qui non avevo “replicato” a Hansen. Vorrei farlo adesso, seppure in clamoroso ritardo (di cui mi scuso). Le sue parole (Chiesa e Società – post del 14.9.2010) mi hanno colpito vivamente. Le trovo assai “impegnative” già sulla bocca di un teologo, figuriamoci di un pastore! E so benissimo che a molti credenti esse suonano assurde e preoccupanti – oltre che amare – in quanto segnate dal relativismo imperante. Personalmente le accolgo con gratitudine e vivo interesse anzitutto perché portatrici di un autentico spirito d’incontro: sono un invito fraterno a camminare insieme e confrontarsi fino a contaminarsi l’un l’altro per crescere come individui e come società. Condivido poi la sua esigenza di guardare alla complessità della realtà umana e dell’esperienza religiosa. Infine ho apprezzato moltissimo il fatto che Hansen abbia voluto parlare “in prima persona”. Nulla richiedeva che egli, da credente, ci parlasse della sua fede e del “suo” modo di viverla, nondimeno ha deciso di farlo correndo quegli innegabili rischi da cui si guardano bene quanti invece amano soltanto “predicare”, ovvero parlare in generale del modo giusto buono e santo di vivere la fede cristiana. Da questo punto di vista mi sento di accostare l’atteggiamento di Hansen a quello del professor Firpo (http://www.aifr.it/pagine/notizie/050b.html) quando quest’ultimo, da non credente, ha voluto dichiarare: «So che Voltaire non basta». Grazie ancora, pastore Hansen!

23.08.2012 20:08 - zetetico ha scritto:
Desidero condividere con voi questa nuova “reazione” a un articolo sul rapporto fede-morale che avevo segnalato tempo fa ottenendo anche un toccante commento del pastore Hansen: http://www.aifr.it/pagine/notizie/050L.html Fraternamente

19.06.2012 16:06 - Pastore Jens Hansen risponde:
Quando un tema è molto discusso sembra davvero che accanto non ci siano altri temi, questo fatto mi sembra un problema della società dell'informazione. Guardando il forum ecc. si potrebbe quindi avere l'impressione che tutta la o almeno tanta energia della chiesa valdese vada nella direzione della difesa dei diritti delle persone omoaffettive. Ma non è così.

Ti faccio l'esempio delle carceri. Nel 2011 il Sinodo ha discusso la situazione delle carceri e dei detenuti in Italia e ha espresso la sua opinione in un atto molto articolato che puoi leggere qui: Carceri Inoltre ti ricordo che l'articolo 8 dell'intesa fra Repubblica Italiana e Tavola valdese regola l'accesso dei ministri di culto alle carceri, di cui molti pastori fanno uso. Esiste quindi un lavoro capillare non solo per i diritti dei carcerati ma anche per loro e i loro famigliari.

10.06.2012 16:06 - microangelo ha scritto:
Un argomento che va di moda oggi è l'omofobia o comunque la difesa dei diritti delle persone omosessuali. Ritengo corretta e doverosa questa difesa perché non si capisce il motivo secondo il quale queste persone dovrebbero rinunciare a diritti basilari il cui impatto interferisce poco sulla società. Il problema si pone quando ci si chiede perché questo argomento lo si affronta solo per le persone omosessuali: ci sono anime che soffrono maggiormente i loro diritti calpestati e difficilmente hanno la possibilità di esprimere con forza i loro problemi: queste persone possono facilmente raggrupparsi nei pazienti psichiatrici e nei carcerati. Karl Barth predicava nelle carceri e in una sua preghiera diceva "[aiuta i detenuti nelle carceri e i malati negli ospedali e nelle cliniche psichiatriche". Mi chiedo se la Chiesa Valdese si occupa di queste sofferenze? Visita le Carceri o le Case Protette (prima della legge Basaglia si chiamavano Ospedali Psichiatrici o Manicomi)? Si batte per i diritti dei malati o dei detenuti? Dico questo perchè chi esce dal carcere trova il vuoto attorno a se stesso, e trovare un lavoro non è per niente semplice. Mentre chi solamente menziona una clinica psichiatrica (entrato solo per un problema psicologico, perchè nel lavoro non ce la fa a reggere un determinato compito) viene subito guardato con sospetto, esaminato in tutti i suoi comportamenti, anche quando stringe le mani a qualcuno. Dalla chiesa mi aspetto un maggior coraggio verso queste s

13.12.2010 12:36 - Pastore Jens Hansen ha scritto:
Caro Massimo,

dal tuo intervento traspare una doppia delusione e un doppio dolore: sei in una situazione precaria, senza trovare lavoro che ti possa permettere di concretizzare la tua vita e avere un futuro sereno e ti senti anche lasciato solo dalla 'tua' chiesa che secondo te non fa abbastanza per chi vive il dolore di aver perso il lavoro e di non riuscire a trovare un altro.

Nella quotidianità della mia vita pastorale spesso vengono delle persone da me che condividono con te la precarietà della propria vita e l'impossibilità di fare progetti per il futuro. Ogni volta che ciò accade mi pongo molte domande e partecipo spesso impotente al dolore e alle tante domande che mi vengono poste.

Nell'ascoltare i problemi esistenziali e nel viverli, talvolta l'orizzonte si restringe e dimentichiamo che nonostante siamo una piccola chiesa (non siamo nemmeno l'1 ‰ della popolazione), qualche contributo lo possiamo comunque dare e lo diamo.

Abbiamo delle opere diaconali in tutta l'Italia – foresterie, case di riposo, scuole materne ed elementari, comunità alloggio e quant'altro - che danno lavoro a tante persone, sono infatti i più grandi datori di lavoro all'interno del nostro ordinamento ecclesiastico.

Ci sono delle grandi chiese come per esempio di Milano, Torino e nelle Valli che sono impegnate a favore delle vittime della società e del sistema economico attuale.

Inoltre, da qualche anno, abbiamo la possibilità della diaconia comunitaria, cioè dei piccoli progetti a favore degli svantaggiati che possono essere gestiti anche dalla più piccole chiese della nostra diaspora.

Certo, come piccola realtà italiana non possiamo – con tutto ciò – fare altro che dei segni profetici per ricordare allo Stato e alla società ciò che dovrebbe essere la prima preoccupazione di una società sana in uno Stato funzionante, essere una società giusta in cui nessuno si deve sentire emarginato ed escluso, ma sono sempre segni.

30.11.2010 16:11 - luther ha scritto:
secondo me per acquistare credibilita' e visibilita' nella societa' italiana, poco incline al protestantesimo per tradizione e perche' abbiamo il Vaticano in casa, dobbiamo applicare il cristianesimo non solo tra noi o nelle nostre chiese ma nella societa'. Dobbiamo dimostrare che il vero cristianesimo, lontano dai palazzi e dalle decisioni di vescovi e cardinali e vari dottori della chiesa, lo applichiamo noi stando vicino alle esigenze della gente, che sono non la Caritas cattolica, ma aprire un centro di ascolto e cercare di aiutare a trovare un lavoro ai giovani ed anche sopratutto ai meno giovani, padri di famiglia dimenticati, che devono sostenere una famiglia, pagare il mutuo, l'auto...cosa aspettiamo di aiutarci l'uno con l'altro, per risolvere il problema sella disoccupazione...io sono disoccupato per fine lavoro stagionale a Venezia nel settore alberghiero...sono mesi che cerco lavoro come portiere di notte o turnante, di giorno...ma non ci sono valdesi o protestanti che possano aiutare un fratello protestante come me? I CATTOLICI HANNO SPAZIO INDISCRIMINATO NEL CAMPO EDUCATIVO, SANITARIO, DI AIUTO COME LA cARITAS...e noi? stiamo sempre a guardare? con amore, Massimo

6.11.2010 16:11 - Jens Hansen, pastore risponde:
Caro Carlo Boffi, grazie per l'intervento. Penso che la riposta pubblicata alla domanda di Alberto Gandini possa essere di aiuto anche a lei.

6.11.2010 16:11 - Samuele Bernardini risponde:
Caro Alberto Gandini,

grazie per la segnalazione.
devo dire che non abbiamo mai ricevuto così tante mail per la presentazione di un libro nella nostra libreria. Un'attenzione pero' un po' 'pelosa' da un'associazione che solo lei si autodefinisce 'chiesa'. In Germania, per esempio, è stata respinta la sua richiesta a essere riconosciuta come tale. Detto questo, la Claudiana non ha dichiarato nessuna guerra a Scientologia e non desidera definire nessuno di 'dubbia moralità' (come invece fa il Sig. Gandini). Devo anche rilevare che non mi sembra che parlare male della chiesa cattolica in generale e del papa in particolare dia a chiunque la patente di 'protestante'. Perché è vero che esistono i diritti delle minoranza, ma anche quelli di libertà di espressione delle persone. La libreria, infine, decide liberamente quali libri presentare e quali no, nell'ambito della propria promozione culturale nella città. Non è perciò giusto coinvolgere le chiese in questa responsabilità che è solo nostra. Un caro saluto.

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