dialoga con noi

Argomento di discussione: (Bio)etica



13.02.2012 15:02 - Pastore Jens Hansen risponde:
Cara Daniela,

ti ringrazio per il tuo intervento in cui con convinzione rendi conto del tuo stile di vita vegano alla cui base sta il rispetto per ogni creatura. E' un ringraziamento sincero per più ragioni, non ultima quella che chi ti scrive, è stato vegetariano per 7 anni della sua vita e non si è mai allontanato dalle riflessioni vegetariane e anche vegane.

Così la tua domanda o meglio la tua testimonianza che sfocia in una domanda si inserisce in quella di grandi filosofi e personaggi della storia. Infatti, la riflessione sulle sofferenze che creiamo agli animali, non è un invenzione dell'essere umano moderno che comincia a vedere le conseguenze del suo eccesso di consumo di prodotti animali, ma un tema noto già dall'antichità. Ti cito, purtroppo solo a memoria Pitagora: tutto ciò che facciamo agli animali avrà delle conseguenze anche per noi. Orazio scrive: osa di essere saggio, non uccidere più degli animali. Andando avanti nella storia troviamo un Leonardo da Vinci che afferma: ho smesso già da giovane di mangiare la carne, e sono certo che arriverà l'ora in cui le persone come me vedranno colui che uccide un animale alla pari a un omicida. E altrove Leonardo scrive: viviamo della morte altrui, siamo delle tombe viventi. Chiudo questa parte con Leo Tolstoi che scrive: fino a quando esisteranno i mattatoi, ci saranno anche i campi di guerra.

Questo piccolo excursus storico con alcune citazioni a memoria dimostra che da sempre ci sono state delle persone sensibili e responsabili anche verso le nostre cocreature. E la Bibbia?

Il racconto di Genesi 1 ci presenta un modello a piramide che tanto – forse troppo – tempo è stato interpretato come modello per giustificare più o meno tutto ciò che stiamo facendo oggi. Le parole «Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra» sono state percepite e interpretate in modo di aver a disposizione tutto ciò che la terra ci offre, inclusa la 'libertà' di fare ciò che vogliamo con gli animali, nonostante Genesi 1 sia chiaro dicendo: 'Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento.' Animali, nell'immaginario di chi scrive il racconto della creazione, non sono a nostra disposizione per cibarci. Tale idee si trovano anche nelle visioni dell'età messianica dei profeti, come per esempio in Isaia 11.

Fortunatamente si è cominciati da tempo a contraddire la tradizionale interpretazione dell'essere umano come libero signore e padrone della terra che ne può fare quello che vuole. Più la teologia si muove verso una visione relazionale della fede, cioè che la mia fede non è un'impalcatura di dogmi, ma innanzitutto relazione con Dio che si realizza anche nella relazione con gli altri e con il creato tutto, più la visione del mondo si avvicina ad una grande rete in cui tutto è interconnesso. Questa visione apre nuovi orizzonti, perché in ogni cosa rifletto sulle conseguenze del mio agire per gli altri e per la creazione.

Tutto ciò ha a che fare con il principio della responsabilità che a noi protestanti è molto caro ed è un principio chiave e base per capire il mondo protestante. La tua posizione è un bell'esempio di una vita responsabile, di una responsabilità e della consapevolezza di dover rendere conto a Dio.

In questa riflessione mi sento molto vicino a te, anche se per ora non sono più vegetariano e anche lontanissimo dal veganesimo, visto che mangio carne e pesce e altri prodotti animali. Comunque, lo faccio – spero – con responsabilità e con misura, posso dirti che in media mangio animali solo due volte la settimana e in genere preferisco i pesci alla carne. Lo faccio moderazione perché penso che l'eccesso di consumo di carne porti agli eccessi degli allevamenti di massa.

Infine, che cosa significa? La tua posizione è pienamente dentro una vita vissuta responsabilmente. Oserei dire – forse un po' troppo matematicamente – che lo stile di vita vegano è pienamente cristiano, ma non tutti i cristiani devono essere vegani. Certo è che un uso non riflettuto dell'uso degli animali, un mangiare non consapevole non sta bene a chi crede nel Dio creatore e vuole quindi essere un testimone fedele. La tua testimonianza è senz'altro importante per chi, come te, vuole vivere una vita al cospetto di Dio.

05.02.2012 19:02 - danyvegan ha scritto:
Salve, sono una ragazza attualmente cristiana cattolica, ma non mi trovo in accordo con molte ideologie; cercando su internet ho trovato nel protestantesimo e nel valdismo molti punti in comune con quello che è il mio pensiero. Vorrei però porre un quesito: siccome io credo che un Signore buono e misericordioso non possa accettare l'ucciosione di una sua creatura, come ritenete il cibarsi di carne? Io sono convinta che il rispetto per ogni forma di vita si traduca in uno stile di vita vegano o almeno vegetariano. Faccio riferimento anche al comandamento "non uccidere": non mi pare ci sia un asterisco che dica "tranne gli animali non umani" Vedendo che la Chiesa del mio paese organizza feste di toro allo spiedo, giochi con maiali o asini sicuramente non divertenti per questi ultimi, mi chiedo dove sia il rispetto per ogni forma di vita in tutto questo. Siccome ho letto che una particolare importanza all'alimentazione vegetariana viene attribuita da avventisti,quaccheri,mormoni e valdesi,vorrei capire la vostra opinione in merito. Grazie per l'attenzione Daniela

06.12.2011 10:12 - Pastore Jens Hansen risponde:
Caro kimi84,

grazie del tuo intervento e delle tue domande a cui rispondo in due modi:
il primo è una citazione dal documento del 1998 della nostra commissione bioetica che dice riguardo alla tua domanda: 'L’eutanasia e il suicidio assistito, praticati in un contesto di precise regole e di controlli validi, ma non vessatori, nei confronti tanto del paziente quanto del medico, costituiscono un’espressione di libertà dell’individuo nel momento in cui egli giudica che la medicina non sia più in grado di migliorare il suo stato e che l’esistenza, ulteriormente prolungata, sarebbe intollerabile. È opportuno sottolineare come, in definitiva, solo l’essere umano pienamente cosciente sia in grado di decidere se la propria vita sia ancora degna di essere vissuta; donne e uomini sono responsabili delle loro vite e delle loro scelte e nessuno, medico, istituzione religiosa o società, può in ultima analisi imporre l’obbedienza a valori non condivisi.'
Inoltre ti consiglio la pagina del nostro sito (http://www.chiesavaldese.org/pages/attivita/bioetica.php) dove trovi tanti documenti che ti possono dare una mano nel capire l'approccio della nostra chiesa alle tematiche da te sollevate.

03.12.2011 22:12 - kimi84 ha scritto:
Salve a tutti, sono nuovo da qui, e mi sono registrato pur non appartenendo alla chiesa Valdese perchè cmq mi piace alcuni modi di veduta di questa comunità. Ma quello che vorrei sapere e solo una cosa: dato l'ultimo episodio dove è morto Magri un 'uomo di sinistra, di cui fondatore del quotidiano il Mnifesto ecc.., cosa pensate del suicidio assistito? a favore o contro? e poi la chiesa Valdese a riguardo che pensiero ha??? e un'ultima cosa, mi piacerebbe che si parlasse o si accennasse quanto meno anche dell'argomento Eutanasia visto che ci siamo, tenuto conto che io sono cattolico ( quindi non so se e quanto diverso da voi) da poco amo Dio come tutti noi,e su questi argomenti pur avendo una mia opinione, mi ci interrogo perchè vorrei capire io e le opinioni di chi magari non la pensa come un cattolico ecc... grazie a tutti quelli che mi risponderanno! ciao.

25.01.2011 10:01 - Pastore Jens Hansen risponde:
Cara Veronica,

in fondo poni tre domande, la domanda del funerale, dell'eutanasia e quella del suicida.

Inizio con la tua ultima domanda, cioè come intendiamo il funerale. A differenza del rito funebre cattolico che è connesso al sacramento dell'altare, il funerale è per noi una celebrazione centrata sulla parola, sulla predicazione, caratteristico è anche il canto comunitario. Al centro della predicazione si trovano le persone che sono nel lutto per la persona defunta. Il sermone, le preghiere e anche i canti vogliono confortare. Il sermone è principalmente una predicazione della risurrezione, ma non nell'astratto o come una consolazione per un futuro post-mortem migliore, ma la traduzione della risurrezione nella realtà delle persone che hanno perso una persona a loro cara. Sono loro che dovranno vivere e sperimentare la risurrezione nella propria vita, sono loro ad aver bisogno di imparare a camminare senza la persona a loro cara, sono loro ad aver bisogno della certezza del Signore risorto che vuole accompagnare loro nella vita. Ecco, il funerale.

Ora vado all'eutanasia. Qui dovremmo chiarire prima quali forme di eutanasia intendiamo. C'è la eutanasia passiva che consiste nella rinuncia ad un accanimento terapeutico e c'è l'eutanasia attiva ovvero il suicidio assistito per mezzo di veleno iniettato o dato in via orale. Ti parlo qui dell'eutanasia passiva, perché è quella promossa da tante chiese evangeliche e non. Con la nostra etica protestante siamo convinti che ogni persona debba avere il diritto di decidere come trascorrere gli ultimi momenti della propria vita e come morire. Per questo molte chiese distribuiscono un testamento biologico, in Germania per esempio anche la chiesa cattolica!, in cui si può dichiarare la propria volontà di non ricorrere ad un accanimento terapeutico in caso di una grave malattia, ma si può scegliere una cura che si limiti a dare il necessario per l'ultima fase della propria vita, in fondo per il morire. Questa decisione spetta alla persona, nessuno deve avere il diritto di decidere sul mio futuro e sul mio modo di morire, di come voglio vivere l'ultima fase della mia vita. Io ti posso dire che personalmente non la intendo vivere, se la questione si dovesse porre, collegato a dei tubi e dei macchinari che prolungano solo il morire. Per le questioni concrete che abbiamo vissuto in Italia, ti rimando ai documenti e agli articoli pubblicato qui sul nostro sito.

Terzo: il suicidio. Il suicidio è un dramma in cui la persona che decide di porre fine alla sua vita non vede più nessun'altra via d'uscita oltre alla propria morte per 'risolvere' i problemi in cui si trova. E' un gesto estremo, un gesto in cui il suicida supera il limite posto a noi umani, il limite di non porre fine né alla propria vita né alla vita altrui. Nonostante ciò non ho nessun diritto di giudicare il suicida. Penso ancora con orrore al fatto che per secoli un suicida in certi ambiti cristiani non poteva avere un funerale. Comunque, ogni morte provocata da mani umane deve fare riflettere, deve interrogare le persone coinvolte, deve avviare una riflessione su come fare in modo di poter evitare che esseri umani tolgano la vita ad altri esseri umani. E qui si apre un largo campo di riflessione, perché di morti causati da mani umane ne abbiamo migliaia ogni giorno, iniziando dalle persone che muoiono di fame a causa di un sistema economico ingiusto fino alle persone vittime di guerre, e scopriremo quanto ciascuno e ciascuna di noi è coinvolto.

24.01.2011 13:01 - veronica ha scritto:
Buonasera, vorrei sapere cosa ne pensa la chiesa Valdese dei suicida e dell'eutanasia e se per queste persone viene celebrato il funerale e come il funerale stesso viene inteso, grazie.

11.01.2011 20:01 - Pastore Jens Hansen risponde:
Caro Stefano,

il divorzio e l'aborto sono due questioni etiche che comunque si possono affrontare insieme, andando alle radici comuni della questione etica e chiedendoci qual'è l'etica di un credente protestante, e sottolineo l'etica di un credente protestante, non di una chiesa protestante o dei valdesi.

L'etica come tale viene vista come risposta del credente alla salvezza e perciò non possono esistere delle regole valide per tutti: ogni essere umano, ogni persona è diversa e riflette in modo diverso la salvezza ricevuta nella propria vita.

Certo, l'etica nasce dalla lettura biblica, nasce dalla fede, dalla certezza di un Dio che in Cristo mi salva. Il credente però tenta di dare una risposta personale. Fondamentale è quindi la responsabilità di ciascun credente davanti a Dio. Perciò, la chiesa non detta quindi regole ma è il luogo di confronto su come ciascuno e ciascuna vive la propria etica.

Inoltre – e questa è la mia ferma convinzione – l'etica protestante non è un'etica di principi, essa si basa invece sulla necessità di decidere sempre da caso a caso come intervenire, quale decisione prendere.

Per il divorzio e l'aborto significa: è vero che biblicamente entrambe le questioni sono segno di un fallimento umano sia verso Dio sia verso l'altro/l'altra, il divorzio è segno di un fallimento che una coppia sperimenta nella sua vita di coppia e l'aborto è la difficile conseguenza di una crisi di gravidanza in cui le persone coinvolte non riescono a trovare un'altra via d'uscita che quella di ricorrere all'aborto.

E' chiaro che sarebbe la cosa migliore se non ci fossero dei divorzi e degli aborti, ma la realtà ci insegna che non è così, il mondo, biblicamente detto, vive sotto il peccato.

Dall'altro canto questa chiara posizione contro l'aborto e il divorzio non può significare che nel colloquio, in una relazione di aiuto, nella cura d'anima con delle persone che vogliono divorziare o con una donna che vuole abortire, costringo tutti a non fare questo passo. Il lavoro etico sta nell'ascolto, nella valutazione, nel portare ad una decisione chi mi sta davanti. Questo significa che, anche se per me il matrimonio è un progetto duraturo di vita comune, può accadere che in una relazione d'aiuto arrivo insieme alla coppia al punto in cui non c'è altra soluzione che quella di avviare la separazione. Significa che, se una donna che accompagno nella sua crisi di gravidanza alla fine non vede altra uscita che la soppressione della vita che porta nel suo grembo, viene da me sostenuta nel suo difficile passo e nella fase dopo.

Come vedi ho tentato di non dare delle risposte generiche ma di farti invece vedere che l'etica non è un insieme di principi sacri che devo difendere a spada tratta. L'etica è il difficile tentativo di decidere responsabilmente in dialogo con Dio e con le persone, di caso in caso, qual'è il male minore e come affrontare le sue conseguenza per le persone coinvolte.

05.01.2011 12:01 - stefano ha scritto:
Come vi ponete rispetto a queste due tematiche ?

2.12.2010 08:12 - Pastore Jens Hansen risponde:
Caro siska,

nella mia quotidianità pastorale sento spesso domande come la tua che sembra nascere da un grande disagio nei confronti della chiesa di riferimento, in genere la chiesa cattolica romana. La chiesa romana ha una chiara posizione ben definita che però stigmatizza i divorziati risposati civilmente.

Come è la nostra posizione? Cerco di rispondere in pochi passi.

Inizio dal matrimonio. Il matrimonio per le chiese protestanti non è un sacramento, Lutero la definisce 'ein weltlich Ding', una cosa mondana. Il culto del matrimonio quindi non è sacramentale ma ha in genere due obiettivi: la coppia testimonia di voler vivere la propria unione al cospetto di Dio e chiede la benedizione – testimonianza e benedizione quindi, testimonianza e benedizione per un progetto di vita comune che dura nel tempo. Anche per le chiese protestanti il matrimonio è pensato per tutta la vita, infatti, la formula dice 'fino alla fine della vostra vita' non dice invece 'fino a quando andrà bene'.

Che cosa succede, se non va bene? Che cosa accade nel caso del divorzio?

Sappiamo bene che ogni separazione e ogni divorzio è molto doloroso. Le persone coinvolte spesso si sentono dei falliti. Il mio ruolo di pastore in questo caso non è giudicare, ma accompagnare chi si trova in una tale situazione, camminare insieme con queste persone in una relazione d'aiuto per permettere loro di elaborare il 'lutto' della separazione e di avere una nuova prospettiva di vita che supera i sentimenti di colpa e di fallimento.

Se ora il divorziato/a trova un/a nuovo/a compagno/a, ciò fa parte della nuova prospettiva di vita che può benissimo sfociare in un patto matrimoniale celebrato civilmente ma anche in una celebrazione in chiesa.

22.11.2010 16:11 - siska ha scritto:
I divorziati e i risposati civilmente come vengono visti e giudicati dalla Vostra Chiesa? Grazie. Buona sera.

pagine totali: 2 [1 2 ]