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Argomento di discussione: Omoaffettività



05.04.2012 12:04 - Pastore Jens Hansen risponde:
Caro Gionatan,

nessuno torce le Scritture a suo uso e consumo. Penso che da chiesa protestante noi valdesi siamo molto attenti quando ascoltiamo la Parola e la leggiamo come Parola rivolta da Dio a noi. Se nella serietà della lettura arrivo al punto di poter affermare di non trovare niente di male nella benedizione di una coppia omoaffettiva che vuole esprimere davanti a Dio e alla chiesa riunita la sua volontà di vivere un progetto di vita comune, non è torcere la Scrittura, anche perché la mia posizione, la trovo condivisa nel confronto fraterno con altre sorelle e fratelli.

Io personalmente lo farei quindi serenamente.

05.04.2012 11:04 - Pastore Jens Hansen risponde:
Caro Marco,

come hai potuto vedere nel forum, sono fra coloro che chiedono la piena emancipazione delle persone e di conseguenza anche delle coppie omoaffettive.

Per togliere un po' l'amarezza dalle tue parole che nasce dal fatto che ci sono delle persone anche nella chiesa valdese contrarie all'emancipazione e che c'è chi vorrebbe che il Sinodo tornasse sul tema per 'aggiustare' la decisione del 2010, scrivo qui brevemente solo due pensieri:

Il primo sulla diversità delle opinioni. Essendo la fede relazione, è chiaro che la concretizzazione è in prima linea un atto personale. Ognuno di noi, pur leggendo la stessa Bibbia, arriva a delle conclusioni diverse. Non mi meraviglio quindi della diversità delle risposte. Fa parte di un'identità di fede. Importante è che tutti se ne rendano conto e agiscano di conseguenza.

Il secondo pensiero è sulla questione del Sinodo. Ogni sinodo è autonomo, ma per rispetto dei sinodi precedenti non penso che sia una buona idea cancellare una decisione presa dopo una lunga discussione.

30.03.2012 23:03 - Gionatan ha scritto:
Rispetto le idee del pastore Giuseppe Platone,di cui leggo regolarmente gli articoli,ma le condivido solo in parte.(Nota:sarebbe corretto pubblicare anche una mia mail inviata a Riforma il 5 marzo 2012). Io non sono contrario ad una legislazione dello Stato laico che riconosca e tuteli i diritti delle persone conviventi,siano esse gay o etero;da credente io non accetto che torciamo le Sacre Scritture a nostro uso e consumo. Proprio perché per noi valdesi"il matrimonio non é un sacramento,non é qualcosa di sacro,ma un patto fra due persone...",mi spiegate che senso ha presentarsi davanti a Dio due uomini o due donne e farsi benedire pubblicamente da un ministro di Dio? Per me,e mi scuso se offenderò qualcuno,é solo un capriccio,un gesto che vorrebbe imporre a Dio qualcosa che non abbiamo nessuna certezza e nessun fondamento che Egli approvi. Se noi omosessuali credenti vogliamo vivere seriamente la fede,allora seriamente avviciniamoci a Dio. Con affetto fraterno Gionatan

30.03.2012 12:03 - Pastore Jens Hansen risponde:
Carissimo,

a differenza tua non mi fermerei alla semplice accoglienza. Per rendere conto di questa mia posizione, questa volta non scrivo io ma ti cito un articolo di Riforma del pastore Giuseppe Platone che scrive:

A me pare che Dio non sacralizzi mai l’autorealizzazione umana, foss’anche la famiglia. Il matrimonio per noi non è un sacramento, non è qualcosa di «sacro»: è sostanzialmente un patto tra due persone responsabili che si amano e intendono consensualmente, liberamente e reciprocamente condividere la loro esistenza.

Non penso che il significato profondo del matrimonio stia nei figli. Certo, la loro presenza arricchisce il vincolo (salvo eccezioni). Non credo neppure che stia nella pratica sessuale: certo, anche questo è un prezioso dono di Dio che rende tutto molto più luminoso e lieto.

Il matrimonio sta in piedi o cade sull’amore gratuito, reciproco, disinteressato, responsabile, «senza se e senza ma» verso l’altra persona. Perciò mi sembra patetico e discriminante che oggi occorra parlare di matrimonio di serie A (quello tra eterosessuali) e in subordine di coppie di fatto, «Pacs», «Dico» o altre definizioni che in buona sostanza dicono trattarsi di matrimoni di serie B, C, D. La comunità omosessuale rischia di essere ancora una volta discriminata, messa in una condizione di oggettiva inferiorità rispetto al «matrimonio principe». Chi sul trono e chi sullo sgabello. C’è da chiedersi perché la tutela, nei diritti e nei doveri, dell’unione di coppie gay non possa realizzarsi attraverso l’istituto giuridico del matrimonio connotato in modo uguale per tutti.

Che cosa toglie l’unione matrimoniale di una coppia gay al matrimonio di una coppia eterosessuale? Nulla. Al contrario: fa positivamente emergere una pluralità che arricchisce tutti. Se proprio toglie qualcosa, toglie il velo a secoli di crudeltà e ipocrisie. Nel 1975 il nuovo Codice di famiglia ha rivoluzionato in parte l’Italia, i referendum hanno (per nostra fortuna) completato il quadro. A centocinquant’anni dall’ingresso del matrimonio civile in Italia (prima di allora ci si sposava solo davanti al prevosto) possiamo seriamente cominciare a chiederci: perché differenziare il matrimonio tra «buoni» e «cattivi»? Se il matrimonio è un patto che prevede diritti e doveri nel costruire tra due persone un rapporto di solidarietà, reciproco e responsabile, diamogli tranquillamente un solo nome, con gli stessi diritti e doveri.

24.03.2012 02:03 - marco75 ha scritto:
Salve scusate se mi intrometto io sono un ragazzo omosessuale o gay che si voglia definire non appartenente alal chiesa valdese e al momento a nessun'altra chiesa io ho conosciuto un po' la chiesa valdese attraverso questa pagine e perchè ne avevo sentito parlare di tolleranza verso i gay accettazione ma noto un po' con una punta di rammarico che anche qui (come cosa normale ) c'è chi è un po' contrario alle unioni o benedizioni tra persone dello stesso sesso quello che chiedo è se tutti siamo uguali davanti a Dio perchè contestare la benedizione di una coppia omosessuale che voglia ricevedere tale gioia? Poi come sempre pongo una riflessione se noi fossimo in un mondo il cui la "normalità" è l'mosessualità e la minoranza è l'eterosessualità voi non sareste felici se aveste gli stessi diritti (e logicamente doveri) dell'altra parte? se è vero che l'amore divino è universale io trovo giusto che cia sia uguaglianza per tutti e tutte e amore efratellanza? Mi chiedo (e sinceramente è uan cosa che come omosessuale mi fa molto male) perchè il chiedere o volere la non uguaglianza per noi? non mi sembra che abbiamo mai fatto mai nulla per il non farci rispettare noi amiamo allo stesso modo di qualunque persona e non siamo diversi da nessuno quindi vi chiedo uilmente pensate a quando chiedete come ho letot di rivedere alcune cose del sinodo (per quel poco che conosco e letto) poichè ciò potrebbe portare alla sofferenza di qualcuno che casomai a gioito per tale cosa. scusate

20.03.2012 15:03 - Gionatan ha scritto:
Un Sinodo prende decisioni a maggioranza,non credo che formuli verità assolute e indiscutibili(Salvo se ribadisce verità bibliche). I 20 anni di discussione su fede e omosessualità penso si possano sintetizzare così: chi é contro sottolinea i passi biblici che condannano l'omosessualità, e chi é a favore sottolinea il primato dell'amore di Romani 13:8(L'amore,però,non sempre giustifica tutto,specie se viene confuso con l'egoismo,come "amare" più donne,"amare"un bambino,ecc).Io,da omosessuale credente,penso che fermarsi all'accoglienza di Romani 15:7 sarebbe stato saggio e sufficiente. Facendo mie alcune frasi degli apostoli sarei giunto a questa decisione:"Poiché in parte conosciamo e i parte profetizziamo..." "...é parso bene allo Spirito Santo e a noi..." affinché non pecchiamo di presunzione,di limitarci alla sola accoglienza e al rispetto delle persone omoaffettive nella nostra chiesa. Grazie,un fraterno saluto,Gionatan.

19.03.2012 17:03 - Pastore Jens Hansen risponde:
Penso che non sia utile proporre che un Sinodo possa rivedere la posizione di un Sinodo precedente.

Certo, ogni Sinodo è autonomo. Rivedere però la decisione sulle benedizioni - è il caso di cui parli - non tiene conto di anni di discussione e valutazione che hanno portato il Sinodo del 2010 a prendere questa decisione.

Infatti, il tema dell'omosessualità è presente almeno da 20 anni nei dibattiti all'interno della nostra chiesa. Inoltre abbiamo fatto delle dichiarazioni congiunte con altre chiese - penso solo all'Assemblea-Sinodo con le chiese battiste. Sarebbe quindi negare un percorso fatto insieme che non solo nella nostra chiesa ha portato all'ordine del giorno sulle coppie omosessuali, come peraltro ha anche deciso la chiesa luterana in Italia.
br> Per la seconda questione non mi trovo d'accordo che nonostante la presa di posizione del nostro Sinodo una coppia omosessuale debb vivere la sua esperienza di fede e di vita senza poter condividere il proprio amore davanti a Dio e alla chiesa.

Perché una coppia si reca in chiesa? Penso che lo fa, indipendentemente se etero- o omosessuale, per tre ragioni:
1. testimoniare davanti a Dio e alla chiesa la volontà di vivere un progetto duraturo di vita insieme nell'amore reciproco
2. Condividere questo progetto con la chiesa
3. chiedere la benedizione

Un momento così bello, perché derubarlo dell'ultimo passo? Cioé della richiesta che Dio possa e voglia camminare insieme a loro?

02.03.2012 00:03 - Gionatan ha scritto:
(Intanto grazie per la risposta,ma non vi é giunta la seconda parte del mio discorso,che ora invio di nuovo) Personalmente spero che il Sinodo riveda la sua posizione sulle benedizioni omoaffettive,anzi mi auguro che gli stessi fratelli e sorelle rinuncino,per motivi di saggezza,a questa possibilità. Se avessi un compagno sarei felicissimo di andare con lui in Chiesa,ma per quanto riguarda la benedizione pubblica,proprio perché "conosciamo in parte"(1Cor 13:9) e quindi per evitare un possibile gesto di presunzione davanti a Dio,preferirei piuttosto seguire il consiglio di Gesù in Matteo 6:6. Un affettuoso saluto,Gionatan.

28.02.2012 08:02 - Pastore Jens Hansen risponde:
Caro Gionatan,

il discorso dei deboli e dei forti esiste da quando c'è la chiesa. Infatti, Paolo lo affronta non solo a Corinto ma anche nella lettera ai Romani per risolvere un conflitto, quello fra i deboli ed i forti appunto. Per rispondere, ti cito prima qualche passo di un mio sermone su Romani 15 per poi aggiungere una conclusione.

i credenti di Roma, ancora non conosciuti personalmente da Paolo, stavano litigando. La causa del conflitto? Roma, ai tempi di Paolo, è una metropoli. Perciò le persone che entrano nelle diverse chiese della capitale dell'Impero romano hanno delle origini diverse. Il problema più grande da affrontare sta nel fatto che molti membri delle chiese romane erano ebrei come Gesù e i suoi discepoli. Loro osservavano i giorni festivi ebrei, frequentavano anche la sinagoga e si astenevano alle regole di non mangiare la carne di maiale. Gli altri, i credenti convertiti dal cosiddetto mondo pagano, non capivano le regole che i cristiani provenienti dall'ebraismo volevano imporre. Per loro l'osservanza del sabato e il divieto di mangiare la carne di maiale non aveva nessun senso. Loro si chiedono: a che cosa serve una tale legge? Gli altri rispondono: voi non avete nessuna idea della fede. Penso che questo conflitto ci possa dire tanto, perché il conflitto non è così lontano da ciò che talvolta accade anche nelle chiese del terzo millennio. Certo, il contenuto è cambiato, ma il modo in cui i conflitti nascono e vengono portati avanti ben poco.

Qui si vede la consistenza del conflitto e il fatto che anche oggi, il tuo intervento lo dimostra, ci sono conflitti che seguono lo schema del debole-forte, pur avendo un altro tema, nel tuo caso quello della benedizione di coppie omoaffettive.

Come risolvere il conflitto? Io farei come Paolo. Sappiamo che Paolo stesso non è stato un uomo con cui confrontarsi volentieri. Ha litigato spesso e tante volte non è riuscito a tenere a bada la sua lingua appuntita. Per i due gruppi nelle chiese di Roma però ha un consiglio abbastanza semplice: accoglietevi gli uni gli altri per poi citare l'AT dimostrando che Dio ama entrambi i gruppi. Accoglietevi gli uni gli altri, come anche Cristo vi ha accolti.

Dietro questo invito di Paolo mi immagino delle persone che si danno la mano o si abbracciano, persone che si ascoltano a vicenda invece di parlare male dell'altro, persone che cercano di capire l'altro e il suo modo di essere. In fondo Paolo dice ai Romani e a noi: vedete la base della nostra fede, pensate al fondamento su cui tutti e tutte voi costruite la vostra vita, ricordate quanto Cristo ha fatto per voi. Cristo vi ha accolti.

08.02.2012 14:02 - Gionatan ha scritto:
"Non abbiamo il diritto di condurre con noi una moglie (una compagna,un compagno)?"(1Cor9:5) "Ma badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i più deboli." (1Cor8:9) Care sorelle e fratelli omoaffettivi credenti,questi versetti,pur se presi da un contesto diverso e accostati in modo arbitrario,mi danno lo spunto per pormi qualche domanda. Proprio perché credente,non dovrei essere un po' meno egoista e amare un po' di più la Chiesa?("sopportiamo ogni cosa per non creare alcun ostacolo al vangelo di Cristo"1Cor9:12) Perché dovrei pretendere una benedizione pubblica alla mia relazione omoaffettiva in una Chiesa che già mi accoglie,non mi discrimina e non usa additare dal pulpito? Perché mettere in imbarazzo la Chiesa o anche un solo membro di essa? Perché provocare lacerazioni all'interno della mia Chiesa? Che cosa aggiunge quella benedizione pubblica alla mia relazione? La renderà forse più fedele?Mi farà sentire approvato da Dio? Tenendo conto delle varie interpretazioni bibliche circa i passi che accennano ai rapporti omosessuali,sinceramente non so come rapportare questa realtà a Dio.Se fosse un peccato non lo sarebbe di primo piano,visto che Gesù,per quanto leggiamo nei vangeli,non ha mai detto nulla contro gli omosessuali,ma condannava continuamente l'ipocrisia,il formalismo religioso e la malvagità del cuore. Quanto poi sia un fatto gradito a Dio nessuno,onestamente,credo possa certificarlo.(fine prima parte)

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