Argomento di discussione: Laicità dello Stato
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27.12.2009 10:12 - raimbaud ha scritto: |
Essere minoranza è sempre un privilegio; non so perchè ma la Verità ama nascondersi agli occhi dei più. Premesso ciò, c' è un prezzo civico, sociale, economico da pagare per essere minoranza. La laicità cattolica dello stato è una garanzia per mantenere la Verità nelle menti di pochi. Non so se questo sia utile ma certamente privilegia i veri ricercatori.
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23.12.2009 19:12 - fra Sandro Savonarola ha scritto: |
Evviva questo Primo ministro che ha chiesto alle Prefetture di schedare
le associazioni religiose non cattoliche e prendere nota di tutti i membri!Evviva questo Primo ministro che ha dato il via libera all'agenzia delle entrate per sapere quante entrate ci sono nelle associazioni anche quelle religiose.Mi chiedo se coloro che scrivono su questo forum www.evangelici.net lo sanno le lotte rese più difficili da questo governo per avere il riconoscimento della persona giuridica? Lo sapete che questo governo ha fatto sì che i diritti dei pastori fossero sempre più ridotti e solo dopo un tavolo durato mesi si è avuta un'apertura? Le cose stanno cambiando in peggio per noi qui in Italia,oggi. fonte: Una Sorella pentecostale di www.evangelici.net---articolo del 21.12.09- riportato da
fra Sandro Savonarola
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27.11.2009 13:11 - sergio ha scritto: |
Sono d'accordo con Savonarola: non si deve far dire alla Bibbia quello che vogliamo noi. Sicché certi principi dottrinali vanno rispettati per il loro contesto. Ma ci sono lezioni di vita, tratte da fatti accaduti ai tempi biblici o evangelici che possono essere applicati ai nostri tempi senza per questo "offenderne" l'interpretazione storica. Esempi come le parabole o interpretazioni date da Gesù ai testi biblici dell'AT (sregolatezze di Davide nei confronti del Tabernacolo) che scandalizzavano i teorici farisei e scribi...
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25.11.2009 19:11 - fra Sandro Savonarola ha scritto: |
Scusate: ho inserito in "Spiritualità" un intervento che era la risposta a Sergio in "Laicità dello Stato", intervento il mio che va d'accordo con quello che dice Jhansen. Ve lo riporto: Sergio, forse deriva dalla distinzione fra ESEGESI ed EISEGESI. ESEGESI vuol dire prendere un testo e commentarlo nel suo contesto, tirare fuori quello che vuole dire. EISEGESI è il contrario, non l'abilità di "trarre fuori" da un testo il suo significato, ma il procedimento di "mettere in un testo un Significato che non è il suo", che gli è imposto (dal commentatore o dal predicatore).-fra Sandro Savonarola.
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13.11.2009 15:11 - Emanuele ha scritto: |
In merito all'argomento di questi giorni sulla sentenza del "Crocifisso in classe", si è parlato molto del concetto di laicità di uno Stato. Leggendo un articolo di Paolo Naso pubblicato da FCEI (Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia) si comprende in modo interessante il quadro che si è sviluppato tra politica-Chiesa di Roma-Chiese Evangeliche. Qualcuno muove un auto-accusa dicendo che il mondo evangelico avrebbe potuto fare di più in questa vicenda. So però che molti "esponenti" del mondo evangelico si sono esposti in prima persona. Mi resta però interessante capire in che modo la Chiesa Evangelica potrebbe far vibrare maggiormente la propria voce. E comunque, eviterei di parlare al passato, perchè questa vicenda è ancora ben attuale. Dunque tutto si più ancora fare, trattasi però di capire come.
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11.11.2009 11:11 - Emanuele ha scritto: |
Questa situazione italiana in merito al Crocifisso mi ha fatto molto riflettere. In primo luogo perchè essa ha alzato il velo scoprendo quale sia la "vera" laicità del nostro Stato. Mi sono trattenuto fino ad adesso nell'intervenire in questo forum, perchè ogni parola mi pareva inutile. Per me forse, che è talmente netta la distinzione tra simbolo religioso, impostazione laica, fede intima in Cristo, ho trovato indicibile dover dire quali siano i motivi per cui la nostra politica ha fatto immediato "arrocco" intorno al Crocifisso. E parlo in un certo senso da "addetto ai lavori", in quanto anche io ricopro una carica politica (seppur in una piccola realtà locale). Ma sono rimasto seriamente sorpreso nel comprendere quanto la fede possa essere usata come mezzo speculativo per tanti settori della nostra società. Ho un senso di nausea e rabbia di fronte a questa situazione. In futuro forse arriveremo a vedere il nostro paese come un promotore della "fede nuda" (come ha ben detto Gaetano). Ma fino a quel momento ci sarà da camminare faticosamente, almeno per noi che aspiriamo alla pienezza della Parola di Dio.
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09.11.2009 08:11 - jhansen ha scritto: |
Trovo molto interessante il percorso della discussione. Per chiarire il mio concetto vorrei dire questo: se io vado da non cattolico in un edificio pubblico, e qui non parlo solo delle scuole, e mi vedo il crocifisso, il ritratto di padre Pio, qualche ramo di palma rimasto secco al muro dalla domenica delle palme e altro ancora, mi sento male e non rappresentato da chi espone in luoghi pubblici tali simboli. Lo stato è al servizio di tutti e l'esposizione di simboli religiosi offende questo incarico e fa sembrare che lo Stato sia di parte. Se invece vado in un istituto cattolico, è chiaro che il crocifisso ci sarà, perché fa parte della loro testimonianza. Una chiara separazione quindi che non toglie niente alla propria testimonianza che però dev'essere altra che solo l'esposizione di simboli.
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08.11.2009 19:11 - gaetano57 ha scritto: |
Lella 46, poni molti interrogativi e mi limito a riprendere quello relativo a ciò che gli evangelici dovrebbero dire come credenti più che come cittadini. Hai ragione ma il mio pessimismo è titale. Non un esponente politico (tranne il solito Ferrero) nè un giornalista di grido né un intellettuale di quelli che pure amano fare i "bastian contrario" ha cercato di capire la "stranezza" della posizione evangelica: cristiani ma contrari all'esposizione nelle sedi pubblico di quello che ritiene convenzionalmente "il" simbolo del cristianesimo. Nessuno ha capito e nessuno ha voluto capire perché la maggioranza cattolica di questo paese, in assenza di altro, si accontenta dei simboli. Più facile difendere un simbolo su una parete che costruire una comunità di credenti responsabile e matura. Torniamo insomma alla deboelzza delal cultura laica italiana, incapace di emanciparsi dall'idea dello stato confessionale.
Forse hai ragione: mentre affermiamo il valore della licità dello Stato dobbimo anche predicare una fede che sa essere forte anche senza l'indubbia forza dei simboli. Una fede nuda, come pure è stato detto in qualche intervista di alcuni esponenti evangelici.
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06.11.2009 16:11 - lella46 ha scritto: |
Mi pongo una domanda che non vorrei sembrasse provocatoria: può davvero fare qualche passo avanti il tema della laicità, che è quanto ci sta a cuore, se accettiamo, come chiese, di farci coinvolgere in questo dibattito sul crocifisso quale si pone adesso, dopo la sentenza europea? dopo la reazione scomposta di governo e vaticano? nel bel mezzo del cancan portato avanti dalla televisione? Se già era difficile farci capire prima, figuriamoci adesso! Quella, a mio parere, è una battaglia che dobbiamo continuare a condurre come CITTADINI, ma forse, in quanto CHIESE, potremmo provare a misurarci anche su un altro piano. Potremmo provare ad entrare nel merito: benché la semplice vista di un crocifisso ci faccia star male proprio in quanto credenti, e cristiani per di più, non potrebbe essere questo un caso analogo a quello citato da S. Paolo, quando si riferisce al consumare la carne sacrificata agli idoli? Noi, in questa bufera che si sta scatenando, ci sentiamo ‘accomunati’ agli altri cristiani d’Italia sotto questo ‘potente simbolo’, come lo definisce Corrado Augias nelle sue trasmissioni? Se ‘altri’ sono i nostri riferimenti simbolici, sapremmo dire perché?
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06.11.2009 08:11 - moderatore_del_forum ha scritto: |
Il coro di condanna della sentenza europea sul crocefisso è stato praticamente unanime: tutti contro. Gli evangelici hanno provato a dire "qualcosa di laico" ma non hanno raccolto grande attenzione. Come finirà? Il Governo ha annunciato un ricorso e la Corte deve decidere entro tre mesi. Nel caso confermasse la sentenza di primo grado, non scatterebbe nessun divieto di affiggere il crocefisso nelle aule - il tribunale europeo tutela diritti individuali - ma, ove qualcuno si sentisse offeso o turbato da quella esposizione, le autorità scolastiche dovrebbero rispettare il suo diritto. Nel caso la sentenza fosse ribaltata, nulla cambierebbe.
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