Argomento di discussione: Laicità dello Stato
|
06.11.2009 08:11 - gaetano57 ha scritto: |
In effetti la sentenza del tribunale europeo per i diritti umani è davvero notevole e non è un caso che in Italia abbia creato un putiferio. Le reazioni dei vertici CEI e vaticani sono state davvero scomposte ("ci tolgono il crocefisso ci danno le zucche di Halloween"). Quanto a noi evangelici ci siamo trovati davvero soli nel difendere un principio di laicità. Ma proprio per questo credo che non basti esultare per la sentenza: mentre difendiamo la laicità delle istituzioni dobbiamo anche spiegare (e non sempre lo facciamo) che non tifiamo per la secolarizzazione dell'Italia e dell'Europa. Siamo contrari all'"Europa cristiana" ma siamo per un'Europa "di cristiani" impegnati ed attivi. Insomma mi pare che a volte facciamo il nostro lavoro a metà...
|
04.11.2009 08:11 - jhansen ha scritto: |
Con piacere ho appreso la decisione della corte europea sull'esposizione del crocifisso nelle scuole pubbliche. E' un segno di maturità laica dei giudici che purtroppo viene bruscamente calpestato in Italia. Aprirei quindi la discussione anche a questo fatto.
|
18.10.2009 10:10 - sergio ha scritto: |
Ancora Erasmus pone delle domande a cui chiede attenzione. Per fare chiarezza chiedo anch’io: a chi e a che cosa ti riferisci quando scrivi “non certo ad eliminarli… Non ricordo proprio che li abbiano ammazzati”. Sul resto credo non avere obbiezioni.
A jhansen che mi risponde citando Amos 5 non posso che essere d’accordo aggiungendo che senza “scomodare” il lontano profeta minore (fondamentalmente e dettagliatamente giusto), basta ricordarsi della lettera di Giacomo (considerata a suo tempo da Lutero di paglia) che mettendosi dalla parte del povero rivolge alla Chiesa la critica: “tu con la tua fede dimostrami le opere ed io con le mie opere ti dimostro la mia fede”. In questo sfondi una porta aperta, in quanto da anni sono presidente della Unione evangelica per la solidarietà (vedere blog se interessa) che opera con i senza tetto, gli stranieri e tutti quelli che per varie ragioni non riescono ad inserirsi nella nostra “bella società” italica.
|
17.10.2009 08:10 - jhansen ha scritto: |
Vedo con piacere che la discussione va avanti e ha la sua dinamicità. A Erasmus vorrei assicurare che il principio "sola scriptura" per me sta alla base del mio cammino di fede e di vita. E' il confronto con la scrittura e per mezzo di essa il confronto con Dio che mi apre gli occhi per come muovermi in questo mondo. E qui passo a rispondere a Sergio che pensa che io non abbia risposto alle sue domande. Invece sì, tento di dirlo con altre parole: la divisione in ciò che devo dare a Cesare e ciò che devo dare a Dio non non può diventare una scusa per non fare niente nel mondo, sono convinto che la mia fede la devo concretamente vivere nel tessuto della società in cui vivo. Amos 5 per me è un esempio dei tantissimi che parla del fatto che la fede senza impegno è morta e non vista bene da Dio, infatti, Amos usa delle parole forti. Detto questo affermo: per me è naturale, perché nasce dalla fede nutrita dalla lettura biblica, parlare dei deboli della società e dei problemi di esclusione, è la fede che mi spinge ad essere un cittadino responsabile che non chiude gli occhi davanti ai problemi e sa che Dio vuole le nostre mani, i nostri piedi, le nostre menti, tutto il nostro essere per vivere autenticamente nella società.
|
16.10.2009 23:10 - ERASMUS ha scritto: |
Interessanti argomenti su cui ora forse posso confrontarmi in modo più pacifico forse
Permettevi solo di commentare un’affermazione passata di Jhansen
Jhansen a meno che qualcuno sia interessato a fare delle vere e proprie acrobazie teologiche al punto da togliere o aggiungere a piacimento testi agli scritti biblici fino a prova contraria ricordo nella bibbia vi siano sono continui inviti, a condividere il dolore dei sofferenti, a guarire i malati e i sofferenti non certo ad eliminarli
Ricordo Cristo e gli apostoli abbiano dimostrato compassione nei confronti dei malati al punto da
guarirli spesso anche con miracoli
Non ricordo proprio che gli abbiano ammazzati e non vedo perché i testi sacri non abbiano menzionato la possibilità se veramente moralmente fosse stato accettabile.
Non vedo poi come si possa essere protestanti se non si accetta come cardine teologico il “solo scrittura “
|
16.10.2009 20:10 - sergio ha scritto: |
Condivido l'ultimo intervento di lella46 che, oltre ad avere la caratteristica di buon senso, ha colto in modo moderato il succo del problema. Da qui si possono fare dei progressi nel dialogo e nella proposta di un punto vista evangelico. Però cosa vuol dire “progressista”, chi stabilisce che qualcosa è più progredita di un’altra? e questa si identifica sempre con “giustizia”? C’è un’altra faccia della medaglia! L’automobile esempio di progresso, o il computer e tutto quello che vi ha attinenza: sono segni di progresso, cioè di una vita migliore, più pacifica, più rilassata (quanti morti vi sono di più a causa della prima e quanta corruzione per il secondo?). Ma ci sono esempi molto più inquietanti: l’energia nucleare oppure i cosiddetti progressi chimici che ci hanno regalato le più letali schiavizzanti droghe; le transazioni economiche mondiali, il denaro. Così gli stessi partiti politici (che danno vita a governi) o i sindacati nati entrambi per difendere i più deboli, sono sempre segno di progresso e di giustizia assoluta? Non sono piuttosto strumenti che vengono (facilmente e furbescamente) alterati per raggiungere obiettivi diversi da quelli per i quali sono nati, soddisfacendo interessi di parte a discapito della collettività e di chi sta peggio? per la durezza e l’egoismo di pochi? Allora bisogna sostenerli a tutti i costi come se in loro stessi vi fosse una bontà innata? O non bisogna occuparsi (e preoccuparsi) piuttosto di chi se ne serve e li altera?
|
16.10.2009 13:10 - lella46 ha scritto: |
Mi sembra evidente che i concetti veicolati da termini come: «confronto», «dialogo», «incontro con il ‘diverso’», «relazione», ed altri, comuni in una società civile che sia anche solo minimamente progressita, attraverso i quali si esprime la vita democratica del nostro paese, sono visti da una parte di coloro che scrivono su questo forum, alla voce «laicità», come il VELO dietro il quale si nasconderebbe la sostanziale INCAPACITÀ delle nostre chiese in Italia ad annunciare l’Evangelo. Rinuncerei per il momento a tentare di convincere Erasmus sul senso e sul significato della laicità dello STATO, dato che l’idea POLITICA che egli professa (la ‘religione di Stato’, o ‘dello’ Stato, ha una sua fortissima valenza politica...) la nasconde dietro motivazioni di tipo religioso. D’altra parte, non mi sembra giusto neppure il tentativo di sostenere questa idea di laicità a partire dal testo biblico; è un’idea che ha a che fare con la democrazia, punto e basta. Il tema che mi sembra invece emergere da molti interventi nelle diverse voci del forum è l’ipotesi che possa configurarsi un certo tipo di «vita cristiana» sul quale occorrerebbe mettersi d’accordo a grandi linee, proprio a partire dall’Evangelo; che si possa cioè operare un cambiamento di tipo culturale nelle nostre chiese, che torni a mettere in parallelo etica e fede nel loro intreccio costante (e non solo sui grandi temi come l’eutanasia ecc., ma anche sulla ‘famiglia’, la sessualità, l’educazione dei figli e via dicendo)
|
15.10.2009 21:10 - sergio ha scritto: |
jhansen ha scritto: non vedo di buon occhio che definisci il tuo modo di pensare come sano e quindi ciò che pensano gli altri come ammalato.
Difatti io non ho scritto questo, ma ho posto una domanda, anzi più di una... ma perché non rispondi a quello che ho scritto? Ripeto questo non rassicura per niente. Se poi tu vuoi occuparti degli omosessuali, e di eutanasia nessuno te lo proibisce: che il Signore ti benedica; ma non si può pretendere che l'evangelo affermi questa missione come fosse quella principale e della chiesa. La divisione annunciata da Gesù: "date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio" non esclude l'uno per l'altro, ma ne divide i campi di azione, per non mescolarli e confonderli. La Chiesa (e i suoi ministri) dipende da Dio e i politici dai loro superiori e dai loro statuti; un cristiano maturo è anche un buon cittadino, così come un ministro di uno stato, se cristiano, dovrebbe avere in sé un valore aggiunto al suo essere uomo o donna al servizio degli altri; sempre e comunque soggetto a Dio prima che agli uomini. Nell'AT Dio sapeva parlare anche ai re e alle autorità che non facevano parte del suo popolo. Non credo (anzi ne sono sicuro) che sia cambiato.
|
15.10.2009 18:10 - ERASMUS ha scritto: |
Jhansen non capisco come si possa costringere con la forzalo stato a seguire delle regole da parte di una chiesa in uno stato come quello Italiano.
Non mi risulta che vi siano minacce di morte o di scomunica (ammesso che potessero avere un effetto) da parte della chiesa cattolica nei confronti dello stato Italiano o di qualsiasi organizzazione religiosa o non . La verità da ricordare e ripetere che una grandissima parte del popolo Italiano e’ più interessata ad ascoltare e a mettere in pratica direttive etiche, morali e teologiche della chiesa cattolica romana che sicuramente vengono capite e vissute anche dalla ortodossia e da gran parte
del protestantesimo mondiale evengelicale sicuramente non in fase di estinzione come quello di un diverso tipo. Bisogna umilmente ammettere che le proposte a mio parere ereticali prevalenti al momento da una gran parte del protestantesimo storico Italiano che piaccia o non piaccia in Italia nei semplici fatti non interessano e non rientrano nella sensibilità della maggior parte del popolo italiano. Invece che sbranarsi contro istituzioni creando capi espiatori a mio parere inesistenti inviterei a fare delle proposte ancorate nella bibbia e che interessino veramente al popolo italiano
|
14.10.2009 09:10 - jhansen ha scritto: |
Caro Sergio non vedo di buon occhio che definisci il tuo modo di pensare come sano e quindi ciò che pensano gli altri come ammalato. Ti posso assicurare che parlare di temi scottanti nasce dalla profonda volontà di vivere la mia vocazione. Che cosa è parlare di salvezza se non concretizzare attualizzare il messaggio di Gesù nella nostra società, nel nostro mondo? Prendiamo solo l'esempio della omofobia che in questi mesi dilaga in modo preoccupante. Vedo delle persone che a causa della loro diversità vengono emarginate, bollate come anormali. La mia esperienza personale dell'amore di Dio che vivo come amore incondizionato e inclusivo, mi spinge a prendere parte a favore di chi è emarginato, bollato come anormale.
|
pagine totali: 10
[1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 ] |