dialoga con noi

Argomento di discussione: Omoaffettività



20.08.2010 18:08 - giadigia ha scritto:
Caro Pastore Jens, sono molto d'accordo con te che al primo posto ci dev'essere la discussione, il confronto aperto e apprezzo molto la vostra apertura per le persone omoaffettive. Essendo nata e vissuta però nella chiesa cattolica dove si dice che l'omossessualità è peccato, mi chiedo, dove posso trovare dei brani biblici che mi possono essere d'aiuto per chiarirmi un pò le idee? Paola

17.8.2010 21:08 - Pastore Jens Hansen risponde:
Caro Lucio Malan, grazie per aver scritto un messaggio più breve e completo, sarebbe stato un po' difficile rispondere ad un messaggio interrotto a metà. Ricordo tutte e tutti a questo punto il limite di 1500 battute per formulare l'intervento rivolto a noi. Entriamo ora in merito alle osservazioni. Non sono affatto contrario a delle posizioni diverse, anzi, ben vengano, perché la diversità è ricchezza e non lo dico per retorica ma perché ne sono pienamente convinto e lo sperimento nel mio lavoro pastorale. La diversità vissuta nell'apertura l'uno verso l'altro può portare a contaminazioni positive per tutti i coinvolti nel confronto e elimina il pericolo di voler escludersi a vicenda. E' semplicemente il metodo che mi ha fatto commentare 'infelice' la pubblicazione sul sito e sulla pagina pagata di Riforma. Una pagina pagata è comunicazione a senso unico. Dopo il bellissimo scambio epistolare con Paolo Ricca che ho letto con molto interesse, avrei apprezzato delle risposte epistolari in cui possiamo leggere la vostra posizione argomentata. Voglio quindi esortare al dialogo che segue le regole della reciprocità, dell'argomentazione e della sincera riflessione di tutti.

17.08.2010 17:08 - Lucio Malan ha scritto:
Ringrazio Roberto Papini per l’attenzione al nostro Appello. Mi dispiace lo definisca “sintomo di chiusura”. Si tratta di posizioni diverse nella Chiesa. Com’è che il manifestarsi di una, con un appello che chiede al Sinodo di tener conto anche di essa, è “chiusura”? E cosa sono allora gli atti dell’opinione opposta, intrapresi senza consultare il Sinodo ? Mi trovo invece perfettamente d’accordo sulla seconda parte del messaggio. Sono invece molto sorpreso dalle parole di JensHansen. Anche come pastore, certo, ha il diritto alle sue opinioni, ma dovrebbe avere qualche prudenza nel condannare sommariamente le opinioni di membri di chiesa. Che senso ha accusarci di essere “a corto di argomenti”, solo perché usiamo citazioni bibliche, o di parlare per “soffocare una discussione necessaria e utile a tutte e a tutti per potersi fare un’opinione”. Ci fa anche una colpa di “usare massicciamente la carta stampata e Internet”. Per una pagina acquistata e un sito! Insomma, al pastore Hansen dà fastidio la nostra esistenza, più ancora che abbiamo delle opinioni e che le manifestiamo. Siamo spiacenti, ma si consoli che tutto questo a lei almeno non costa nulla perché lo facciamo a titolo personale e volontario. Che Dio illumini le menti e i cuori di tutti noi. Lucio Malan

7.8.2010 19:08 - Pastore Jens Hansen risponde:
Caro Roberto, l'appello a cui ti riferisci è almeno molto infelice, perché non è affatto un segno di voler entrare in dialogo ma un tentativo di chi, trovandosi a corto di argomenti, usa massicciamente sia la carta stampata (una pagina intera a pagamento di Riforma) sia Internet - con più di un sito - per fare opinione con citazioni bibliche a mo di clava, usa quindi i mezzi di comunicazione non per comunicare ma per affermare unilateralmente dei principi e soffocare così una discussione necessaria e utile a tutte e tutti per poter farsi un'opinione. Non sono d'accordo sulla seconda metà dell'argomentazione da te proposta, quella che dice che la nostra chiesa assomigli ad un'associazione laica, ma non a una chiesa che predichi l'Evangelo della Salvezza in Cristo. Non lo sono perché proprio i temi che hanno sollevato il polverone non sono temi di un'associazione, ma questioni che nascono all'interno di una chiesa e dei credenti che si interrogano su come entrare in relazione con il mondo omoaffettivo, inoltre già più volte affrontati anche in sede sinodale e Assemblea-Sinodo. Per fare un esempio, cito qui l'atto che è nato in seno alla Conferenza del IV Distretto del 2010 dopo una discussione intensa, ma bella perché senza polemica in cui chi non era d'accordo non ha usato la clava ma ha argomentato con calma è convinzione, metodo che ai firmatari dell'appello mi sembra mancare del tutto, ecco quindi l'atto: La CD preso atto della benedizione dell'unione di una coppia di donne, già riconosciuta in sede civile in Germania, celebrata presso la chiesa valdese di Trapani; dopo ampia e fraterna discussione, in cui è emersa da una parte la legittimità della scelta del Consiglio di Chiesa di Trapani e Marsala, in un quadro di piena condivisione comunitaria, di accogliere la richiesta di celebrare tale benedizione, in assenza di una esplicita indicazione sinodale, e dall'altra la forte necessità di garantire che su tale delicata questione, come in generale sulle questioni più rilevanti, le scelte delle singole chiese si inseriscano in cammini unitari. In linea con quanto già espresso dal Sinodo congiunto con l’Assemblea dell’UCEBI nel 2007 che ha affermato: ‘La relazione umana d'amore, vissuta in piena reciprocità e libertà, è sostenuta dalla promessa di Dio’, chiede al Sinodo di avviare formalmente una riflessione in vista di un orientamento che, richiamandosi al cuore dell’Evangelo di Gesù Cristo, ispiri le nostre chiese all’accoglienza piena di coppie dello stesso sesso anche invocando, ove richiesto, la benedizione e la grazia del Signore sulla loro relazione d’amore. Questo atto dimostra che qui discute una chiesa su come tradurre l'Evangelo di Cristo nel suo lavoro quotidiano di testimonianza, a Trapani la testimonianza di aver accolto la richiesta di una coppia di due donne già civilmente registrate in Germania, a Roma con il battesimo di 2 figli di una coppia di due uomini. Proprio nelle discussioni a Trapani e nella Conferenza del IV Distretto come nei due articoli di Paolo Ricca si tocca con le mani il voler testimoniare l'amore e la salvezza che sta alla base del nostro essere evangelici, anzi una chiesa evangelica, è una testimonianza autentica che non rimastica vecchie formule ma cala l'annuncio della salvezza nel concreto delle relazioni umane. Per questo mi auguro che il Sinodo possa discutere altrettanto apertamente discutere la tematica e dare orientamento che ispiri le nostre chiese all’accoglienza piena di coppie dello stesso sesso anche invocando, ove richiesto, la benedizione e la grazia del Signore sulla loro relazione d’amore. I tre quesiti citati da Paolo Ricca mi sembrano fondamentali per fare ciò, per questi li riporto qui per concludere il mio intervento: [a] Che cosa dice la Scrittura sull’omosessualità? [b] Quello che la Scrittura dice su questo tema risente di condizionamenti storici e culturali che possono relativizzarne il valore, circoscrivendolo a un’epoca particolare, o invece dobbiamo considerarlo parte integrante di quella «eterna e indubitabile verità» che la Scrittura contiene e trasmette? [c] Come impostare questo discorso nel quadro dell’etica cristiana che ruota tutta intorno all’unico comandamento dell’amore, come scrive l’apostolo Paolo: «Non abbiate altro debito con alcuno, se non di amarvi gli uni gli altri; poiché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge» (Romani 13, 8)?

03.08.2010 12:08 - robydpap ha scritto:
Ritengo che l'appello al sinodo fatto da un gruppo di membri di chiesa (e da altri "simpatizzanti" o ex valdesi) e lanciato dal sito www.valdesi.eu sia un'occasione persa. Non condivido la censura nei confronti del pastore Esposito, non condivido la posizione di chiusura verso l'omosessualità, non mi piace questa sorta di "legalismo" con citazioni bibliche usate in maniera arbitraria (secondo me, ovviamente), in generale trovo questo appello sintomo di chiusura e non di dialogo rispetto a una Chiesa che, sempre alla luce dell'Evangelo, è chiamata a vivere e operare nel mondo di oggi, dando risposte ai problemi degli uomini e delle donne di oggi, certo un po' diversi da quelli dell'epoca di Gianavello. Detto questo, credo che la delusione sia soprattutto per non aver colto quel malessere che c'è in una parte della nostra chiesa (minoritaria? Forse, ma non troppo) per una tendenza a somigliare, nel nostro porci verso l'esterno, sempre più una onlus, piuttosto che una Chiesa di Gesù Cristo, a sembrare (a volte) un misto tra l'Arci o il Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta, con il nostro specifico essere cristiani troppo spesso omesso, così come è omesso il compito di annunciare il messaggio di Gesù. Ecco, vorrei che il Sinodo e tutti noi nella nostra vita di membri di chiesa avessimo il coraggio rivoluzionario di parlare di Gesù alla società italiana, di annunciare la resurrezione di Cristo e la sua vittoria sulla morte ed il peccato. Roberto D.Papini

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