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Argomento di discussione: Spiritualità



27.08.2009 - lella46 ha scritto:
Ines, non si capisce bene con chi ce l'hai, ma sembra che qualcosa di diverso dalla "mancanza di spiritualità" dei valdesi ti faccia star male. Come fai a sapere quante e quali persone, fra i valdesi che conosci, abbaiano o meno, nella loro vita, saputo riconoscere l'azione di Dio, sia che si trattasse di guarigione dalla malattia, o dalla disperazione, o dalla soltitudine ecc. ? Perché non lo hanno detto pubblicamente? Ma dove dovrebbero dirlo, in quale luogo fisico, se non nella propria preghiera di ringraziamento, fatta "nel segreto della loro cameretta?" Perché associ la costruzione della propria spiritualità esclusivamente alla dimensione della fede? Non sono sinonimi, secondo me. Più una coltiva la propria spiritualità attraverso, poniamo, la poesia, la musica, la letteratura, lo studio in generale, e più sarà in grado di cogliere anche l'essenza dell'umanità del prossimo, che si manifesta in forme di culto, di preghiera e di testimonianza diversissimi, magari poco ostentati...Riguardo alla partecipazione al culto, forse è quello il "luogo" nel quale hai più probabilità di ricevere una risposta alla tua domanda su quanto lo Spirito possa agire nella vita delle persone (cioè nella TUA vita), anche in quella dei valdesi.

19.08.2009 - Emanuele ha scritto:
Jhansen, con la tua frase "..La spiritualità secondo me è sia la parte intima della relazione di cui possono fare parte la lettura biblica, le preghiere e altro ancora, sia la sua concretizzazione nella vita quotidiana e nello impegno" mi trovi completamente in accordo. In particolare mi piace la concezione dell'intelletto come strumento della spiritualità.

18.08.2009 - jhansen ha scritto:
Cara Ines, ho seguito anche i tuoi interventi e sentito il tuo disagio di fronte alla mancata spiritualità delle nostre chiese - dico nostre, perché ci appartengo anche io, sono attualmente il pastore della chiesa valdese di Catanzaro e Vincolise; è vero, anche a me viene difficile parlare della mia conversione, non perché io non sia capace, ma perché ormai sono passati tanti anni e preferisco parlare di ciò che oggi mi ha fatto il Signore, come mi cambia. Come puoi vedere al mi intervento precedente fatto a Emanuele, per me l_aspetto relazionale è molto importante, e ciò significa che nella realtà della mia vita ci sono momenti molto densi di condivisione biblica con altri, di preghiere e altro e momenti di intenso impegno, uno senza l_altro non lo potrei immaginare.

18.08.2009 - jhansen ha scritto:
Caro Emanuele, qualche giorno fa hai scritto: Forse ciò che mi viene più da chiedermi è cosa sia più concepibile, tra fede senza spiritualità e fede senza intellettualità. Tento una breve risposta da parte mia. Io vedo la fede principalmente come relazione. A differenza di altri per me il cristianesimo non è un credere in dei principi o in delle ideologie, non è nemmeno un insieme di regole di comportamento, ma semplicemente la relazione con il Cristo crocifisso e risorto. La spiritualità secondo me è sia la parte intima della relazione di cui possono fare parte la lettura biblica, le preghiere e altro ancora, sia la sua concretizzazione nella vita quotidiana e nello impegno. Colui che rende possibile questa relazione è lo Spirito Santo, il capitolo 8 della lettera di Paolo ai Romani ne è una bella testimonianza. Nella relazione siamo chiamati a mettere tutto ciò che siamo e abbiamo, anche il nostro intelletto.

18.08.2009 - ERASMUS ha scritto:
Ines finalmente sento la voce di un laico valdese e non di un eclessiale teologo. Si nonostante qualche ricamo intellettuale nel discorso penso vi sia vera sostanza con una autocritica piu’ che sensata che dimostra un ottima introspettiva e una giusta dose di umiltà Speriamo che chi ha orecchi ascolti

18.08.2009 - Ines ha scritto:
Ecco perché arriva prima e meglio il discorso dell’amore tout-court, che venga dall’Esercito della Salvezza o da un buddhista o da un New-age. Corsani, per confutare la teoria che siamo poco spirituali, adopera parole come “pensiamo”, “consapevolezza ecclesiologica”, “pensiero protestante classico”, “consapevolezza del nostro patrimonio culturale”, “maniera di vivere la fede”. Solo verso la fine parla di “grazia” che muove la nostra fede, ed è tra parentesi. Capite cosa voglio dire? Noi siamo costantemente così. Siamo bravissimi a fare discorsi, studi e conferenze, teorie, teologia, a rispondere con le lettere di Paolo Ricca, sempre così puntuali e a tono, ma molto impacciati quando si tratta di guardare benevolmente, e parlare di “amore” al prossimo, di grazia, di indulgenza, ciò di cui c’è tanto bisogno e che tutti e tutte ricercano. Eppure su molte nostre chiese troneggia la scritta “Dio è Amore”. Siamo stati educati così. La fede, il rapporto con Dio, sta nell’intimo e di lì non viene fuori, ma secondo me è un handicap, una paura e non una cosa di cui andare fieri/e.

18.08.2009 - Ines ha scritto:
Cioè ho anch’io l’impressione che proprio “per cultura” noi valdesi siamo molto restii a parlare della nostra fede a tu per tu, a dire a qualcuno perché secondo noi non bisogna disperare anche se i tempi sono brutti, anche se il marito ti picchia, anche se hai una depressione fortissima (qualsiasi cosa), a predicare la salvezza, qui e ora. E allora ho pensato che questo (di nuovo, per cultura) ci venga dall’idea che Dio non è raccontabile ma è un’esperienza esclusivamente intima. Mentre altri fanno del racconto della loro conversione qualcosa che può convertire e convincere qualcun altro, per noi il discorso di fede, anche se abbiamo sentito di aver ricevuto la grazia personalmente, non viene pronunciato ad alta voce, ma resta nell’intimo perché sarebbe come profanare il nome di Dio stesso. Un po’ come dire “a me ha parlato così, ma agli altri? Parlerà in un altro modo”. E in definitiva: “chi sono io per credere che abbia parlato proprio a me? Che abbia guarito (per parlare delle guarigioni) proprio me?: forse è stato il medico, forse un caso” Il risultato è che finiamo per essere muti e mute di fronte a chi ci interroga, a parlare per versetti e preghiere fatte, per formule e liturgie. Ma qui e ora e a me? Perché se questo Dio non parla anche qui e ora e a me allora risulta immensamente lontano. E noi ce ne vantiamo pure, sottolineando ancora e sempre il “Dio totalmente Altro”. Dopotutto nella Bibbia sarà stato anche “Altro” ma parlava eccome!

18.08.2009 - Ines ha scritto:
Riparto dal discorso di Alberto Corsani, che citavo all’inizio: un testo che si può leggere nella pagina del dibattito sulla cultura. Perché secondo me, un discorso sulla cultura valdese non può prescindere dal discorso della spiritualità. E specifico a quale ambito voglio rivolgermi, perché è quello che conosco. Io sono una valdese (delle valli, se questo conta) e mi rivolgo ai valdesi. Quindi la mia critica parte “dall’interno” e si rivolge “all’interno”. Provo a dire cosa mi suscita l’intervento di Corsani. Intanto mi trovo d’accordo praticamente su tutto, ma mi sembra che il suo discorso eluda semplicemente la domanda alla quale si propone di rispondere e mi evidenzia forse ancora di più le domande che mi pongo in questo ultimo periodo, alla luce delle mie recenti letture, incontri, spazi di discussione. A me sembra che spesso i veri “protestanti” di oggi, intesi come chi riforma e fa parlare di nuovo lo Spirito, siano altrove. Come sappiamo (non far proseliti, che è un’altra cosa, e personalmente non m’interessa) trasmettere la testimonianza di amore e di grazia che ci viene dalla Parola? Laddove le persone hanno bisogno di conforto, di amore, appunto, di un messaggio di speranza, noi come lo diamo? Attraverso le risposte ai sondaggi, attraverso le nostre opinioni su…; risposte di cui sovente ci compiacciamo. Questa è “fare” cultura (diverso che dire qual è la nostra cultura), è – secondo me – intellettualizzazione di qualcosa che intellettuale non è, o non solo.

17.08.2009 - Emanuele ha scritto:
Spesso ritrovo collegamenti valdesi anche in diversi testi. Un testo che mi è piaciuto è "Il pensiero della Riforma" di McGrath, dove anche in esso vi sono spesso nominati i Valdesi.

17.08.2009 - Emanuele ha scritto:
Come storia vi sono elementi a disposizione che se non sono al pari di Lutero come quantità, non le definirei però neanche trascurabili nella loro qualità. Io stesso ho visitato la Fondazione del Centro Culturale Valdese ed il relativo museo a Torre Pellice. Tale luogo è ricco di spunti riflessivi di livello storico.

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