Volume agile, ricco di spunti, di agevole lettura, il suo contenuto è enunciato in modo esplicito dal sottotitolo; si tratta di una inchiesta sociologica sulla presenza delle chiese protestanti nell’isola. Il volume prende spunto dalla considerazione che nel quadro analitico della religiosità italiana la Sicilia si presenta come realtà anomala per la presenza di cristianesimo non cattolico, in particolare pentecostale.
Nella prima parte, una trentina di pagine, che ha come titolo: I protestanti, l’economia religiosa e le «modernità multiple» in Sicilia, sono enunciati i criteri dell’indagine, considerazioni di ordine generale sul protestantesimo, nella seconda vengono elencate, con indirizzi e riferimenti on line le chiese di cui è stato possibile accertare la presenza.
Gli autori definiscono anzitutto quelle che dal punto di vista sociologico possono essere considerate le famiglie religiose del protestantesimo: quello “storico”, quello “risvegliato”, il terzo di “chiese libere” e “movimenti di santità”, il pentecostal- carismatico. Si tratta naturalmente di grandi complessi teologico confessionali con elementi comuni, interconnessioni per cui il termine “evangelico”, usato da quasi tutti, assume valenze molto diverse secondo il contesto.
Gli autori sintetizzano la loro analisi affermando che i diversi protestantesimi sono «caratterizzati ciascuno dall’insistenza su un tipo particolare di esperienza, che non sopprime le esperienze già emerse nelle correnti precedenti, ma le reinterpreta e le integra». E' evidente che in questo caso esperienza non va riferito unicamente ad un ambito di spiritualità ma anche di teologia.
L’indagine va condotta sulla base di alcuni principi metodologici ormai accolti nell’ambito della religious economy: L’insorgere di movimenti religiosi ha nella maggioranza dei casi motivazioni religiose e non, come spesso affermato, sociologiche; la modernità non riduce la presenza del fatto religioso; la presenza di una pluralità di espressioni ne accresce l’interesse religioso (legge dell’offerta di mercato!); nella società post moderna non sono le espressioni di religione “progressiste” che riscuotono successo ma le conservatrici.
Termine di verifica di queste note la situazione sudamericana dove nel secondo dopoguerra si è verificata una vera a propria esplosione di presenza evangelica di tipo pentecostale che ha raggiunto percentuali in alcuni Stati del 25% della popolazione. Di fronte ad un cattolicesimo formalista e vita religiosa molto bassa si è realizzato il paradosso che la minoranza protestante supera per pratica la maggioranza. Questo fatto ha determinato però una reazione naturale di difesa che si è tradotta in ripresa di interesse.
A questa considerazione dei nostri autori è forse il caso di fare una osservazione a latere: l’elezione del cardinal Bergoglio al soglio pontificio è dettato probabilmente nell’ottica della politica vaticana più che dal sogno della “chiesa povera” o “dei poveri”, dal progetto di mettere a punto la nuova controriforma sud americana.
Nella seconda parte del saggio sono elencate provincia per provincia tutte le chiese identificate. In numero di 725, si registra la media di una comunità ogni 6963 abitanti, con un massimo a Caltanissetta (una ogni 5300) e minima a Trapani (una ogni 10.900). La Sicilia realtà religiosa di indubbio interesse, come risulta da questo saggio; prossima al mondo sudamericano? Probabilmente no per diversità culturali, comunque interessante.
27 maggio 2013 |