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SUSSIDI |
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La giustizia per tutti |
Lettura esegetico-ermeneutica del Discorso della montagna di Ernesto Borghi, Claudiana, 2007, p. 238 |
Segnalare questo libro nella nostra rubrica potrebbe considerarsi superfluo: i fratelli di Campobasso lo hanno già fatto dando il resoconto di un dibattito tenutosi a fine dicembre nel loro Centro culturale. Molto acutamente hanno posto in evidenza quelli che sono i caratteri del testo e tali sono anche dal nostro punto di vista: la chiarezza dell’esposizione e la confessione cattolica dell’autore.
È fuori di dubbio che Ernesto Borghi è un teologo informato che conosce la materia: ne fa fede la ricchezza del suo apparato di note, ma questo non incide sulla esposizione del pensiero molto lineare, essenziale, in cui il lettore non specialistico troverà materia di riflessione e di edificazione spirituale. Le pagine sul Padre Nostro, per citare solo quelle, sono ricche di pensiero e di spunti; il Sermone su monte è un continente sconfinato e per quanto lo si sia esplorato riserva sempre sorprese.
Questi caratteri si possono riscontrare in opere di autori evangelici. Basta rileggere i commenti di Giovanni Miegge o Bonhoeffer, ma qui l’ottica è diversa. È il Sermone sul monte un manuale di discepolato, o come si dice oggi, di sequela di Cristo? Certo, ma sono i discepoli, cioè i credenti, in grado di realizzare l’ideale di questa nuova esistenza che viene qui delineata da Gesù? È cioè possibile vivere la fede nell’ottica di queste pagine? Giustamente Giovanni Anziani, nel dar conto del dibattito di Campobasso, ha posto in luce la centralità di Gesù in questi testi evangelici. È il maestro che annunzia il Regno, ma a realizzarlo è lui non i suoi discepoli. Come evangelici abbiamo detto spesso, e giustamente credo, che il Sermone sul monte non è un prontuario della vita cristiana ma la rivelazione di un nuovo mondo, che è stato realizzato solo in Cristo, e abbiamo sottolineato il carattere radicale, paradossale delle parole di Gesù. Tutti elementi poco evidenti nel nostro volume, che legge invece il testo in modo molto meno teologico e più esortativo: il progetto evangelico è realizzabile, lo si può vivere; non si tratta di una banale rivalutazione delle opere nel quadro della salvezza da contrapporre alla sola fede luterana, ma di una lettura della vita cristiana in prospettiva meno drammatica.
Questo approccio merita di essere preso in considerazione; dopotutto i valdesi medievali leggevano così il Sermone, messaggio vicino a loro, e vero perché possibile ed efficace. Libro interessante, dunque, non solo per le informazioni che dà, e gli interrogativi che pone, ma per una prospettiva costruttiva della fede evangelica.
Tratto da Riforma del 29 febbraio 2008 |
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