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IL VANGELO OGGI
 
Indifferenza
di Angelo Cassano

«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s’imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto»
(Luca 10, 30-31)

«Respingimento», un termine che suona come «protezione» per chi lo pronuncia, ma che va letto come «annientamento» per chi lo subisce. La barca della speranza è un gommone che normalmente porta una decina di persone, ma ve ne sono assiepate settanta, ottanta donne, uomini, bambini, incastrati come sardine. Il viaggio verso la speranza diventa il viaggio verso l’inferno. Anche se in modo frammentario, ho provato a sensibilizzare, ad aprire gli occhi su questo dramma della nostra epoca che si consuma nel Mediterraneo. I più interessati, con aria saccente, mi spiegano che in fondo il respingimento è l’unico strumento per non subire un’invasione che non riusciremmo a gestire. Ad altri il problema non interessa. Come nella parabola, che potremmo anche definire del «sacerdote indifferente», preferiscono non sporcarsi, non dico le mani, ma neppure la coscienza.

L’indifferenza è la ferita più profonda che un essere umano possa subire. Chi è vittima dell’indifferenza soffre il doppio: a una condizione oggettivamente disumana, si aggiunge il macigno del respingimento. Quando ci si confronta con l’indifferenza è come sbattere contro un muro: ci si sente traditi, offesi nel profondo, soprattutto se a manifestarla sono coloro da cui ci si aspetta una mano tesa. L’indifferenza è un trauma che paralizza il flusso della vita, rende freddi, insensibili, incapaci di cogliere il palpitare della vita. L’indifferenza uccide, separa, scava un fossato che impedisce la comunicazione, l’accoglienza, la solidarietà. Elie Wiesel, scrittore rumeno ebreo sopravvissuto all’olocausto, ci parla dell’indifferenza come del male peggiore che l’essere umano possa incontrare nel corso della sua esistenza: «Sono molte le atrocità nel mondo e moltissimi i pericoli. Ma di una cosa sono certo: il male peggiore è l’indifferenza. Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza; il contrario della vita non è la morte, ma l’indifferenza; il contrario dell’intelligenza non è la stupidità, ma l’indifferenza. È contro di essa che bisogna combattere con tutte le proprie forze. E per farlo un’arma esiste: l’educazione. Bisogna praticarla, diffonderla, condividerla, esercitarla sempre e dovunque. Non arrendersi mai».

Gesù ha fatto tutto il possibile per farci comprendere che non è nell’indifferenza, ma nella solidarietà che si incontra e si realizza la vera vita. Che cos’è la croce, se non l’emblema della solidarietà e la negazione dell’indifferenza? Non permettiamo che il virus dell’indifferenza colpisca il nostro essere! Diciamo a noi stessi, ai nostri figli, alla nostra generazione: mai indifferenti verso coloro che, senza voce, senza pane e senza acqua, sono abbandonati a loro stessi.

Tratto da Riforma del 16 ottobre 2009

 
   
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