Nella nostra epoca secolarizzata siamo soggiogati da una cultura corpocentrica che, divinizzando il corpo, ne fa il suo oggetto privilegiato di culto, di paure, di ansie e di smisurate attenzioni. Permeato di pubblicità e di messaggi da parte dei mass media, il corpo, dissociato dai valori dello spirito, è diventato un oggetto da esibire. Siamo asserviti a una cultura che rende socialmente emarginato e invisibile chi non crede che tutto il benessere e il successo dipendano dal corpo. Il corpo, che nel ‘900 è stato un mezzo di produzione, ora è diventato l’oggetto della produzione. Uomini, donne, giovani e persino bambini sono in balìa di un marketing spregiudicato che ci sta portando a una vera e propria emergenza sanitaria con disturbi sempre più diffusi, quali l’anoressia, la bulimia e l’obesità. Invece di essere «il tempio dello Spirito Santo», il corpo è diventato «il tempio del consumismo».
Occorre un sano equilibrio tra corpo e spirito, un equilibrio che ci consenta di realizzare pienamente le potenzialità che Dio ci dona. Bisogna, però, riconoscere che se attualmente assistiamo a un eccessivo ripiegamento sul corpo, nel passato è accaduto il contrario. È innegabile che componenti storiche importanti del cristianesimo, alla luce di una visione dualistica secondo la quale esiste un’insanabile divisione tra materia e spirito, abbiano non solo trascurato il corpo ma considerato la mortificazione del corpo come elemento indispensabile per la purificazione dell’anima e per l’elevazione a Dio. Per ritrovare un sano equilibrio occorre andare oltre l’estremismo della «civiltà del corpo», ma anche superare ogni residuo di una visione che tende a negare al corpo umano la dignità che merita.
Questo atteggiamento ci porta a valorizzare l’insieme del nostro essere e a riconoscere che, malgrado la sua evidente fragilità e il suo essere transeunte, il corpo è una componente fondamentale della nostra esistenza. Bisogna rispettarlo, curarlo e valorizzarlo, ma si può farlo senza essere schiavi di una cultura corpocentrica! Non permettiamo che la nostra anima venga soffocata da una cultura consumistica ossessionata dal corpo e che necessariamente provoca gravi danni sia al corpo sia all’anima. Anche perché a ben poco serve un corpo apparentemente bello e sano se dentro vi abita un’anima arida e spenta! È tempo di riscoprire una relazione con Dio e col prossimo intessuta di preghiera e di ascolto, di tenerezza e di gestualità, senza cadere nella trappola della spettacolarizzazione. Proviamo a comunicare questi valori anche ai nostri figli. Educhiamoli ad accettare e a curare in modo salutare il loro corpo, senza per questo trascurare i valori dello spirito.
Tratto da Riforma del 30 ottobre 2009 |