«3 Il diciottesimo anno del re Giosia, il re mandò nella casa del SIGNORE Safan, il segretario, figlio di Asalia, figlio di Mesullam, e gli disse: 4 "Va' da Chilchia, il sommo sacerdote, e digli che metta assieme il denaro che è stato portato nella casa del SIGNORE, e che i custodi della porta d'ingresso hanno raccolto dalle mani del popolo; 5 che lo si consegni ai funzionari preposti ai lavori della casa del SIGNORE; e che questi lo diano agli operai addetti alle riparazioni della casa del SIGNORE: 6 ai falegnami, ai costruttori e ai muratori, perché se ne servano per comprare del legname e delle pietre da tagliare, per le riparazioni della casa. 7 Ma non si farà render conto a quelli che riceveranno il denaro, perché agiscono con fedeltà".
8 Allora il sommo sacerdote Chilchia disse a Safan, il segretario: "Ho trovato nella casa del SIGNORE il libro della legge". E Chilchia diede il libro a Safan, che lo lesse. 9 Safan, il segretario, andò a riferire la cosa al re, e gli disse: "I tuoi servi hanno versato il denaro che si è trovato nella casa, e l'hanno consegnato a quelli che sono preposti ai lavori della casa del SIGNORE". 10 Safan, il segretario, disse ancora al re: "Il sacerdote Chilchia mi ha dato un libro". E Safan lo lesse in presenza del re. 11 Quando il re udì le parole del libro della legge, si stracciò le vesti. 12 Poi il re diede quest'ordine al sacerdote Chilchia, ad Aicam, figlio di Safan, ad Acbor, figlio di Micaia, a Safan il segretario, e ad Asaia, servitore del re: 13 "Andate a consultare il SIGNORE per me, per il popolo e per tutto il regno di Giuda, riguardo alle parole di questo libro che si è trovato; poiché grande è l'ira del SIGNORE che si è accesa contro di noi, perché i nostri padri non hanno ubbidito alle parole di questo libro, e non hanno messo in pratica tutto quello che in esso ci è prescritto". ...
23:1 Allora il re mandò a chiamare presso di sé tutti gli anziani di Giuda e di Gerusalemme. 2 Il re salì alla casa del SIGNORE, con tutti gli uomini di Giuda, tutti gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo, piccoli e grandi, e lesse in loro presenza tutte le parole del libro del patto, che era stato trovato nella casa del SIGNORE. 3 Il re, stando in piedi sul palco, fece un patto davanti al SIGNORE, impegnandosi a seguire il SIGNORE, a osservare i suoi comandamenti, i suoi precetti e le sue leggi con tutto il cuore e con tutta l'anima, per mettere in pratica le parole di questo patto, scritte in questo libro. Tutto il popolo acconsentì al patto. 4 Il re ordinò al sommo sacerdote Chilchia, ai sacerdoti del secondo ordine e ai custodi della porta d'ingresso, di togliere dal tempio del SIGNORE tutti gli arredi che erano stati fatti per Baal, per Astarte e per tutto l'esercito celeste, e li bruciò fuori di Gerusalemme nei campi del Chidron, e ne portò le ceneri a Betel.»
Le cose che ci sono raccontate qui avvennero circa 630 anni prima della nascita di Cristo, mentre a Gerusalemme, nel piccolo regno di Giuda, regnava il giovane re Giosia.
Egli aveva mandato un suo funzionario dal sommo sacerdote con l’incarico di pagare agli operai i lavori di restauro del tempio. In quell’occasione il sommo sacerdote disse a quel funzionario che durante quei lavori era stato trovato un vecchio libro, lasciato lì e ignorato da chissà quanto tempo. Non si trattava di un libro qualsiasi, ma addirittura di un libro che conteneva la Legge di Dio, quindi un libro di fondamentale e vitale importanza. Secondo gli studiosi, sembra che si sia trattato di uno scritto che corrispondeva sostanzialmente a quello che poi è stato chiamato il libro del Deuteronomio, che è appunto una specie di riaffermazione vigorosa di quella Legge.
Il ritrovamento e la lettura di quel libro provocarono una grande impressione, sopratutto nel re, il quale, venuto a conoscenza del suo contenuto, "si stracciò le vesti" (v.11) nella viva e forte presa di coscienza che quella Legge era stata a lungo completamente disattesa e trasgredita. Quindi, con ferma determinazione, mise mano ad un’opera di riforma nella linea dei comandamenti divini compresi in quel libro, abolendo ogni forma di idolatria. Ora noi, commemorando la Riforma del XVI secolo, proponiamo una riflessione che scaturisca da questo antico passo biblico perché vediamo una notevole somiglianza fra queste due riforme. E lo facciamo in questi giorni perché tutte le Chiese evangeliche storiche, compresa la nostra, sono solite commemorarla in una delle domeniche più vicine al 31 Ottobre. Perché questa data? Perché proprio il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affisse le sue famose 95 tesi alla porta della chiesa di Wittenberg, contestando la dottrina e la pratica delle indulgenze e richiedendone un pubblico dibattito alla luce della Bibbia.
Così, quella data viene considerata un momento molto importante, come il punto di partenza della Riforma stessa. In realtà, però, il vero punto di partenza della Riforma risale a qualche tempo prima e a un momento di estrema importanza: cioè a quando il frate Martin Lutero, nella sua tormentata ed angosciosa ricerca della giustizia che Dio richiede per dare la salvezza alla creatura umana, fece la grande, meravigliosa scoperta, anzi riscoperta evangelica che questa giustizia Dio la dona gratuitamente al peccatore grazie all’opera di redenzione compita da Cristo, dono che il credente riceve solo nella fede riconoscente, che a sua volta lo converte profondamente e lo impegna a vivere non più per se stesso, ma per Dio e per il prossimo.
In altri termini, alle vere origini della Riforma c’è stata la riscoperta dell’Evangelo, cioè della "buona notizia" della salvezza per la sola grazia di Dio nel Libro meraviglioso che contiene questo grande messaggio. In una parola, alle vere origini della Riforma c’è stata la riscoperta di un antico libro: la Bibbia. Certo, né Lutero, né gli altri Riformatori hanno inventato, costruito o creato ex novo qualcosa che non esisteva prima. Ma hanno riscoperto quella Parola che Dio aveva già detto sin dal principio della vita della chiesa, quella parola "antica", che però non era affatto vecchia o invecchiata, o passata di moda, ma quella Parola che era, rimane ed è resa sempre viva, fresca ed attuale dallo Spirito Santo, cioè dallo stesso Spirito che l’ha ispirata e la ispira. Quella Parola, però, era stata a poco a poco trascurata, messa da parte, sempre meno ascoltata, per far posto ad altre parole. Così gradatamente nel tempo al messaggio e agli insegnamenti della Parola di Dio vennero ad aggiungersene altri, umani; alla sua autorità unica ed insostituibile se ne sovrapposero altre, umane; e all’albero genuino del cristianesimo primitivo vennero ad abbarbicarsi pian piano tante piante spurie, da far corpo unico con esso, ma da nasconderlo e quasi soffocarlo. Così, anche questa volta, come già al tempo di Giosia, fu il ritrovamento di un libro, di questo Libro: fu la riscoperta della Bibbia, della sua importanza, della sua autorità unica ed insostituibile, con la sua collocazione al centro della vita della chiesa e dei credenti, con la sua lettura diretta anche da parte dei semplici laici, senza la mediazione di altre autorità che si sovrapponevano, - fu questo ritrovamento del Libro che contiene la Parola di Dio - che provocò quel grande, vasto e forte movimento di rinnovamento evangelico che prese il nome di Riforma.
La Riforma, però, non fu un rinnovamento pieno, compiuto, stabile e definitivo del cristianesimo, ma un movimento che volle dare un vigoroso impulso nel senso e nella direzione di un cammino da fare nell’ascolto continuo della Parola di Dio, da accogliere e mettere in pratica. Infatti, uno dei motti principali della Riforma stessa fu proprio questo: "Ecclesia reformata, semper reformanda est" = " La chiesa, anche se riformata, ha bisogno di essere sempre riformata".
Questo vale per tutti. Vale innanzitutto per noi riformati. Infatti, non possiamo e non dobbiamo porre davanti agli altri cristiani e alle altre chiese l’esigenza della riforma e del rinnovamento evangelico, se noi stessi trascuriamo questa Parola, lasciandoci prendere in realtà da altre parole e altri interessi. Non possiamo sbandierare la riforma come una conquista, un risultato da noi conseguito, da conservare imbalsamato e mummificato, se noi stessi. non ci lasciamo veramente e continuamente riformare e rinnovare nelle nostre menti, nei nostri cuori, nelle nostre vite, nelle nostre stesse strutture ecclesiali dalla Parola di Dio, sempre di nuovo ascoltata ed accolta.
La storia c’insegna che il rinnovamento della vita dei cristiani e della chiesa stessa è sempre scaturito dalla Parola di Dio, dalla sua riscoperta e dalla sua lettura anche dai cosiddetti "laici". Questo è avvenuto già prima ancora della Riforma, nel Medioevo, col movimento valdese. È avvenuto anche col movimento francescano e con molti altri movimenti spirituali. È avvenuto dopo la Riforma col movimento metodista e con vari altri movimenti, sia in ambito protestante, che in ambito cattolico. E anche oggi i credenti e le chiese che hanno una forte vitalità spirituale sono quelli che sono vivamente animati e chiaramente caratterizzati dall’ascolto, dall’attenzione, dal posto che danno alla Parola di Dio nella loro vita e dall’impegno di metterla in pratica.
Perciò, se ci sta veramente a cuore il rinnovamento nostro, della nostra chiesa, delle altre chiese e della stessa società umana di cui facciamo parte, dobbiamo poter riscoprire anche nel nostro tempo il significato ed il valore della Parola di Dio, nutrirci continuamente di questo "pane di vita"; dobbiamo trovare il tempo e lo spazio per una lettura assidua personale e comunitaria di questa Parola, per lasciarci da essa richiamare, riprendere, correggere, riformare, ed anche consolare, vivificare, aprendoci ad essa nella preghiera, rimanendo cioè docili all’azione di quello Spirito che l’ha ispirata e che vuole comunicarla a noi oggi nella sua viva attualità.
Allora la Riforma e il rinnovamento della vita dei cristiani e della chiesa non saranno per noi degli eventi passati, importanti, solo da ricordare e celebrare, ma delle realtà che si vivono quotidianamente, che si rinnovano, che si trasmettono ad altri, per il bene di un sempre maggior numero di credenti e la gloria di Dio. |