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IL VANGELO OGGI
 
Il sale dell'Europa
di Emanuele Fiume

Tratto da Riforma del 9 luglio 2004

«Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà?»
(Matteo 5/13)

Dopo una lunga discussione prevale l’orientamento per il quale la Costituzione europea non menzionerà nel suo preambolo le «radici cristiane». Ricordiamo che la battaglia iniziale del Vaticano e di altri paesi cattolici fu per inserire un riferimento ai «valori» cristiani, menzione che avrebbe di fatto riconosciuto al leader cristiano mediaticamente più appariscente il diritto di intervento su ogni questione riguardante i detti «valori». Ma la richiesta era così estrema che non entrò nella trattativa con i paesi laici. Perciò si è richiesta la formula minore, le «radici» che avrebbero garantito il prestigio della Cattedra di Pietro a Sud e puntellato l’argine contro la secolarizzazione a Nord. Su questa richiesta vi era un sostanziale accordo tra cattolici romani, evangelici e ortodossi. Ma, a quanto sembra al momento, non verrà accolta.

L’Europa è un continente che ha sofferto le idee che essa stessa ha prodotto. Da sempre è alla ricerca di un denominatore comune (il progetto imperiale di Carlo Magno, ma anche l’apertura dell’impero bizantino, che ha voluto chiamarsi «romano» fino al suo ultimo giorno), e da sempre è preda di elementi che impedivano l’omologazione. I due elementi che di più hanno diviso l’identità europea di unità sono stati le guerre di religione e le ideologie del Novecento. Solo una Francia figlia di una decina di guerre religiose in circa due secoli avrebbe potuto partorire un geniaccio implacabilmente antidogmatico come Voltaire; solo una Germania tritata dalla guerra dei Trent’anni avrebbe potuto concepire con Kant la figura di un uomo moderno la cui morale non derivi da fuori (da Dio, dalla Bibbia, dalla chiesa), ma da dentro di sé. In una battuta: l’Europa non si definisce «cristiana» perché dalle chiese cristiane nei secoli è stata divisa, ferita e fregata.

Il sale della terra europea non è composto da una schiera di personaggi che in assoluta buona fede difendono i valori e le radici. Paradossalmente questo viene fatto in modi che mi costringono a dare ragione ai laici. I media italiani hanno enfatizzato il rifiuto della Federazione protestante svizzera a partecipare alla messa del papa, ma si sono dimenticati di riferire che in quella cerimonia non era gradito che agli evangelici fosse assegnata una lettura biblica. Così come è assurdo chiedere perdono per la strage di San Bartolomeo e continuare a dividere le coppie interconfessionali alla mensa del Signore. Il sale della terra non conserva la terra sotto sale. Il sale dà sapore, brucia sulle ferite. Il sale non sussiste in una pressione in favore dell’identità religiosa, ma nella rara presenza di discepoli che hanno ricevuto la parola del Signore. Più che la menzione delle radici, urge la (ri)conversione dell’ecclesia magistra a ecclesia discipula, dalla chiesa del troppo sale per conservare alla chiesa del pizzico di sale che dà sapore alla nostra vita e che brucia sulle nostre contraddizioni.

 
   
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