È stata una buona predicazione quella con la quale
il nuovo papa ha inaugurato il suo pontificato. Buona è stata la
sua omelia per due ragioni. La prima è che il suo è stato
un discorso affermativo, propositivo, persino gioioso, senza i soliti
lamenti sul mondo che va male. L'Evangelo è una buona notizia,
e la bontà dell'Evangelo è più importante, per un
cristiano, di qualunque altra considerazione. La volontà di Dio
è un giogo che non pesa, anzi riempie la vita di senso, di valore
e, appunto, di gioia. La seconda ragione è che la sostanza del
discorso è stata un bell'annuncio di Cristo (miracolosamente non
c'è stata questa volta nessuna invocazione di Maria, neanche in
chiusura): Gesù è il vero e unico "buon pastore"
dell'umanità, lui che è venuto a cercare la pecora perduta,
caricandosela sulle spalle.
Ma non intendo parlare dell'omelia, che comunque deve essere
considerata un buon inizio. Desidero invece fare una semplice nota a margine,
che riguarda un po' il discorso, un po' la cerimonia. La nota è
questa. Nel corso dell'omelia, il pontefice ha spiegato ampiamente i due
simboli del cosiddetto "ministero petrino", che la tradizione
cattolica romana identifica, come è noto, con quello di vescovo
di Roma (con le sue prerogative esclusive), dando per scontato quello
che non è affatto sicuro, anzi è improbabile e comunque
storicamente non dimostrato e presumibilmente non dimostrabile, e cioè
che l'apostolo Pietro sia effettivamente venuto a Roma, sia diventato
vescovo della città e vi abbia subito il martirio.
I simboli della funzione papale, ci è stato spiegato, sono due.
Il primo è il pallio, cioè una sciarpa ("stola"
nel linguaggio liturgico) di pura lana, ornata di croci posta sulle spalle
del pontefice: simboleggia il giogo leggero di Cristo, che però
può comportare la croce. Il secondo è l'"anello del
pescatore", collegato in qualche modo alle due pesche miracolose
narrate negli Evangeli (Luca 5, 1-11 e Giovanni 21, 1-14), benché
in questi due racconti non si parli di anelli. Comunque l'anello simboleggia
il compito dei pastori, di ogni cristiano e della chiesa tutta di "prendere
il largo e calare le reti" (Luca 5, 4), cioè di annunciare
e testimoniare Dio in Cristo, nella fiducia che egli "tragga a sé"
(Giovanni 12, 32) uomini e donne del nostro tempo.
C'era però, bene in vista, un terzo simbolo della
funzione papale, del quale il papa non ha parlato: il trono sul quale
egli sedeva e davanti al quale un gruppo di persone prescelte in rappresentanza
dell'intera Chiesa cattolica romana ha prestato, in ginocchio, l'atto
di "ubbidienza". Ecco dunque la nota a margine, che in realtà
è una serie di domande: che cos'è quel trono ? È
proprio un trono? Se lo è, come sembra, quale ne è la provenienza
e quale la natura? Chi mai ha potuto immaginare l'apostolo Pietro seduto
su un trono? C'è posto per un trono nella comunità di Gesù? |