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IL VANGELO OGGI
 
Nord e Sud
di Alga Barbacini

Tratto da Riforma del 6 maggio 2005

«Dio il Signore prese dunque l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse»
(Genesi 2/15)

Siamo chiamati a riflettere sul documento approvato dall'assemblea generale dell'Alleanza mondiale tenutasi ad Accra, un vero grido d'allarme e di denuncia di un modo di vivere che provoca ingiustizia e povertà, al quale bisogna in qualche modo porre rimedio, prima che sia troppo tardi. Trovare soluzioni perché non esista più il divario tra i popoli del Sud e del Nord del mondo che fa sì che da una parte si muoia di fame e dall'altra ci sia uno spreco di 4.000 tonnellate di alimenti al giorno solo in Italia, non è facile e certamente ci fa sentire impotenti. Guardandoci intorno, però, scopriamo che ci sono da alcuni anni, ormai, dei gruppi di cittadini che provano a incidere in modo diverso nell'organizzazione dell'economia mondiale.

Esistono più di 150 gruppi di acquisto solidali (Gas) solo in Italia. La richiesta di prodotti del "commercio equo e solidale" e del biologico è aumentata e così anche le catene dei grandi supermercati hanno sui loro scaffali merci con il marchio "TransFair", "bio", coltivati a lotta integrata. L'apertura della Banca etica ha fatto sì che altri istituti di credito creassero dei fondi di investimento etici. Le campagne di boicottaggio verso alcune multinazionali hanno inciso sul loro modo di proporsi al pubblico, e così una catena di fast food ha inserito nei suoi menu verdure e insalate, una nota marca di abbigliamento sportivo si è autodenunciata e ha ammesso che nelle sue aziende ci sono stati abusi ripetuti, maltrattamenti, offese dei diritti dei lavoratori. Essere custodi della nostra Terra, oggi, vuol dire essere informati. Conoscere quali sono le ingiustizie del mondo, collegare la guerra civile che dilania la Repubblica democratica del Congo dal 1998 ai suoi giacimenti di coltano, essenziale all'industria elettronica e spaziale e non solo a delle rivalità etniche, per esempio. Essere custodi della nostra Terra vuol dire sentirsi responsabili del bambino in Costa Rica costretto a raccogliere le banane che arrivano sulle nostre tavole, invece di andare a scuola, vuol dire chiedere che le medicine arrivino.

Vivere nella parte del mondo più ricca che si sta impoverendo, che incomincia a capire che le leggi del mercato non guardano in faccia a nessuno e che con noncuranza si lasciano a casa padri e madri di famiglia per aprire nuove produzioni dove la manodopera costa meno, ci porta a riflettere che un nuovo modo possibile di gestire l'economia deve esistere, che non è solo il profitto che conta, ma la dignità degli esseri umani, la possibilità per tutti di esprimere le proprie capacità e le proprie attitudini senza distinzione di razza, colore, religione, sesso, lingua come recita la Dichiarazione dei diritti umani. Sta a noi vigilare contro lo sfruttamento delle persone e dell'ambiente non per inseguire un'utopia di un mondo perfetto, ma per realizzare il nostro compito di custodi della Terra per affidarla ai nostri nipoti ai quali dobbiamo rendere conto.

 
   
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