L’ultimo «G8» si è concluso l’8 luglio sotto l’influsso del terribile attacco terroristico alla capitale inglese, come ricorda il primo ministro britannico, Tony Blair: «Noi parliamo oggi all’ombra del terrore». Un vertice, quello di Gleneagles, che si era aperto alla luce dello speranzoso motto urlato dalle rockstar mondiali «Make poverty history» e che si è chiuso con un bilancio che le organizzazioni non governative e molti osservatori internazionali non hanno stentato a definire alquanto deludente. Promesse generiche, come sempre, di eliminare il debito per 18 tra le nazioni più povere del mondo e al tempo stesso di aumentare di 50 miliardi di dollari gli aiuti, ma solo entro il 2010, mentre nel continente africano muoiono 50.000 persone al giorno e un bimbo ogni tre secondi. Nessun impegno a eliminare le protezioni e i sussidi sulle merci dei paesi occidentali, permettendo così ai prodotti provenienti da quelli poveri di trovare un mercato a cui approdare e, quindi, di avere in questi paesi vere opportunità di sviluppo economico.
Gesù nel testo di Matteo, ricorda ai suoi discepoli che mentre lui è destinato a lasciarli presto, i poveri li hanno sempre con loro. Le parole di Gesù non indicano un cinico disinteresse per le categorie marginali e nemmeno l’accettazione delle sperequazioni esistenti; semmai sono l’amara constatazione, la nuda fotografia di quella che è la realtà sociale umana. Questo non vuol certo dire che questa realtà è vissuta come qualcosa di immutabile e di accettabile. La Bibbia è piena di pressanti inviti da parte di Dio, dei suoi profeti e di suo Figlio a farsi carico delle sofferenze altrui, a cominciare da quelle economico-sociali. È piena di richiami ad aiutare le vedove e gli orfani e beato viene detto chi ha cura del povero (Salmo 41, 1). Non sono discorsi generici, ma puntuali richiami all’azione per tutti coloro che credono in un Dio che per primo ha cura di noi e che ci invita ad amare l’altro, il prossimo, poiché lui per primo ci ha amati. «Ama il Signore Dio con tutto il tuo cuore (…) e il tuo prossimo come te stesso!» ecco come viene riassunta da Gesù tutta la legge. Ma come esprimere questo amore nel migliore dei modi?
Sicuramente alleviare le sofferenze degli altri è uno dei modi, ma ancora meglio sarebbe fare in modo che queste sofferenze non si ripetano e non si aggravino. Ecco che allora fare l’elemosina a questi paesi diviene quasi ridicolo se pensiamo che sono proprio il mantenimento dei nostri standard di vita, le disuguaglianze create dai mercati internazionali e i regimi, dispotici e corrotti, sostenuti dai nostri governi in tali paesi, che sempre li mantengono nella situazione di povertà e di sofferenza. Questo lo sa Blair e lo sanno anche gli altri potenti del mondo. Offrire, però, reali opportunità di sviluppo a queste nazioni significherebbe anche cedere una parte della nostra ricchezza e del nostro benessere. Siamo disposti a farlo? |