Era un periodo buio della mia vita: neppure i pastori ne sono immuni! C’era molto dolore intorno a me e dentro di me. Ero in crisi. Avevo perfino smesso di dedicare quella mezzora quotidiana alla lettura della Bibbia, alla meditazione e alla preghiera, come ormai da anni facevo la mattina presto, dopo i miei soliti cinque chilometri di corsa. Continuavo a correre ogni giorno, ma avevo smesso di pregare. Nell’angolo del mio studio riservato alla preghiera c’erano ancora l’inginocchiatoio, la Bibbia e il libro di meditazione, ma erano come dimenticati. Quel giorno, dopo la corsa, entrai come al solito nel mio studio, mi sedetti sul divano e cominciai a slacciare i lacci delle mie scarpe da jogging. Fu allora che lo notai! Era ancora presto, la stanza era nella penombra. Dalla finestra chiusa filtrava un raggio di luce e cadeva in un preciso punto su uno scaffale della mia biblioteca: quello in cui anni addietro avevo posto una piccola icona ortodossa acquistata a Ginevra, nel negozio del Consiglio Mondiale Ecumenico delle Chiese. Quell’unico raggio di luce illuminava proprio il volto di Cristo e soltanto quello. Un semplice caso? Non lo so! So solo che quella visione mi commosse profondamente. Era come se Dio mi avesse mandato un messaggio; come se mi dicesse: “Guarda a Cristo. Per quanto grande sia la tua sofferenza volgiti a lui, colui al quale nessun dolore è estraneo, colui che può capirti e nel quale troverai conforto e guarigione delle tue ferite interiori”. Quell’esperienza fu per me una svolta.
Era come se il raggio di luce caduto su quel volto misericordioso avesse rischiarato anche le tenebre nelle quali mi sentivo avvolto. Fu l’inizio della fine della mia crisi spirituale. So che nella mia vita potranno essercene altre, ma ora sono più fiducioso: ho imparato veramente a chi guardare, ho imparato che non ci sono tenebre, per quanto fitte, che non possano essere illuminate dalla luce che rifulge nel volto di Gesù Cristo. |