«6Quando Pilato udì questo, domandò se quell’uomo fosse galileo. 7Saputo che egli era della giurisdizione di Erode, lo mandò da Erode, che si trovava anch’egli a Gerusalemme in quei giorni. 8Quando vide Gesù, Erode se ne rallegrò molto, perché da lungo tempo desiderava vederlo, avendo sentito parlare di lui; e sperava di vedergli fare qualche miracolo. 9Gli rivolse molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. 10Or i capi dei sacerdoti e gli scribi stavano là, accusandolo con veemenza. 11Erode, con i suoi soldati, dopo averlo vilipeso e schernito, lo vestì di un manto splendido, e lo rimandò da Pilato. 12In quel giorno, Erode e Pilato divennero amici; prima infatti erano stati nemici.»
"In quel giorno, Erode e Pilato divennero amici…".
Mi ha sempre colpito questo versetto. Erode e Pilato, la cui inimicizia è attestata anche dal filosofo ebreo Filone, diventano amici nel giorno in cui Gesù passa davanti ad entrambi. Sebbene Gesù compaia dinanzi a loro come un prigioniero impotente, sebbene non apra bocca di fronte a loro, qualcosa accade: alla fine di quel giorno i nemici diventano amici. Mi piace pensare che questo non sia semplicemente dovuto ad un reciproco riconoscimento di autorità e competenze; mi piace pensare che, in un modo o in un altro, l’amicizia che nasce tra i due abbia qualcosa a che fare con il fatto che il Cristo abbia incrociato le loro vite. Gesù è rimasto in silenzio davanti a loro, ma qualcosa di potente è accaduto.
Il silenzio del Cristo può molto di più delle nostre parole e dei nostre mille discorsi.
Troppo spesso le nostre parole feriscono, seminano discordia, generano inimicizia; qualche volta possono perfino uccidere.
Per contro, qui il silenzio di Gesù sembra avere il potere di creare amicizia tra coloro che prima si odiavano. E non importa se quell’amicizia sorgerà a suo danno. Il Figlio di Dio non bada mai al proprio tornaconto. E poi, non ha forse insegnato ai suoi discepoli e alle sue discepole ad amare i propri nemici e a pregare per coloro che li avrebbero perseguitati?
In attesa della Pasqua, del tempo in cui ricordiamo il sacrificio di Cristo per tutta l’umanità, cerchiamo di imparare da Gesù a preferire, alla parola che maledice, il silenzio orante che suscita amicizia. |