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IL VANGELO OGGI
 
Pentecoste: il dono e l'opera dello Spirito Santo
di Agostino Garufi

Testo: Atti 2/1-12

1 Quando il giorno della Pentecoste giunse, tutti erano insieme nello stesso luogo. 2 Improvvisamente si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, e riempì tutta la casa dov'essi erano seduti. 3 Apparvero loro delle lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro. 4 Tutti furono riempiti di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi.
5 Or a Gerusalemme soggiornavano dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 Quando avvenne quel suono, la folla si raccolse e fu confusa, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. 7 E tutti stupivano e si meravigliavano, dicendo: «Tutti questi che parlano non sono Galilei? 8 Come mai li udiamo parlare ciascuno nella nostra propria lingua natìa? 9 Noi Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e dell'Asia, 10 della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia cirenaica e pellegrini romani, 11 tanto Giudei che proseliti, Cretesi e Arabi, li udiamo parlare delle grandi cose di Dio nelle nostre lingue». 12 Tutti stupivano ed erano perplessi chiedendosi l'uno all'altro: «Che cosa significa questo?»

Questo è il testo classico che ci racconta come avvenne la discesa dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù nel giorno di Pentecoste.
Forse anche noi, dopo di averlo letto, ci poniamo una domanda simile a quella di coloro che allora hanno assistito a quell’evento: "Che cosa significa questo?", cioè cosa significa per noi oggi?
Cerchiamo di vederlo, esaminando i punti principali del racconto.

1. Innanzitutto ci è detto che, mentre lo Spirito Santo stava scendendo sui discepoli, "si fece dal cielo un suono come di vento impetuoso che soffia, ed esso riempì tutta la casa dov’essi erano seduti". Qui, come in altri passi della Bibbia, lo Spirito Santo è come il vento. Gesù stesso l’aveva detto a Nicodemo (Giov. 3/8). Il vento è invisibile, eppure ha una grande energia; non può essere afferrato, né manovrato, ma nella sua piena libertà coinvolge, sospinge ed anima tutto ciò che investe.

2. In secondo luogo il testo ci parla delle "lingue come di fuoco che si dividevano e se ne posò una su ciascuno di loro". Questo ci ricorda che lo Spirito Santo è come il fuoco. Il fuoco dà luce e calore, produce energia, ma anche brucia e bruciando purifica. Infatti, lo Spirito del Signore illumina i credenti, li riempie di santo fervore, li purifica, li rinnova e dà loro una grande forza spirituale per vivere, parlare ed operare da figli di Dio nel mondo.

3. In terzo luogo ci è detto che, grazie al dono dello Spirito Santo, i discepoli "cominciarono a parlare in altre lingue" annunciando così a molti altri l’Evangelo nelle loro proprie lingue. Questo ci mostra che solo lo Spirito del Signore può trasformare le chiese in comunità evangelizzatrici, veramente attive nella comunicazione della Parola di Dio al mondo, e che è sempre Lui che traduce il messaggio evangelico nella lingua parlata ed intesa dagli uomini, nella particolare situazione storica, ambientale, culturale in cui essi si trovano. Come lo Spirito Santo è stato l’autore della incarnazione della Parola di Dio in Gesù Cristo, così è sempre Lui che fa "incarnare" questa stessa Parola mediante la predicazione e la testimonianza fedele dei credenti agli uomini e alle donne del loro tempo.

4. In quarto luogo nello stesso capitolo ci è detto che, mediante la predicazione dell’Evangelo resa efficace nelle coscienze dallo Spirito Santo, si raccolsero nella Chiesa di Gesù Cristo numerose persone di diverse provenienze, vivendo in effettiva comunione fraterna, animate dall’amore di Cristo. Là si è realizzato quello che l’apostolo Paolo scrive nell’epistola ai Galati: "Qui non c’è più Giudeo né Greco, né schiavo né libero, né maschio né femmina; perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù" (3/28).

Ora, tutto questo è certamente molto bello, ma a noi appare ideale e abbastanza lontano dalla realtà in cui noi viviamo oggi. La chiesa universale e le chiese particolari nel corso della storia e ancora oggi non sono come quella qui descritta. Sotto certi aspetti diamo spettacolo di somigliare piuttosto agli uomini della torre di Babele, che non riuscirono più a capirsi tra loro e si divisero, che ai credenti della prima Pentecoste cristiana.
E allora cosa dice a noi oggi questo racconto? Forse può aiutarci a comprenderne il messaggio il fatto che quest’evento ha coinciso con la celebrazione di una Pentecoste ebraica. Essa era la festa in cui gli Israeliti ringraziavano Dio per i primi frutti del nuovo anno, perciò era chiamata anche "festa delle primizie".
Questo può farci capire che il dono e l’opera dello Spirito Santo nel tempo attuale sono una primizia del Regno di Dio: non sono ancora la piena realizzazione di questo Regno, ma ne sono un anticipo parziale, che addita ed annuncia proprio questo Regno che verrà.
Ma dove sono oggi queste primizie? Come le primizie dei frutti, bisogna cercarle tra le foglie, dove a volte sono piuttosto nascoste; e una volta scoperte, bisogna saperle apprezzare, valorizzare, con gioiosa gratitudine, per fortificare e rinnovare in noi la gioia della speranza.

Fra queste "primizie", possiamo scorgere il fatto che, nonostante tutte le nostre miserie umane e le nostre mille contraddizioni, crediamo sinceramente in Gesù Cristo, anche se dobbiamo dirgli come il padre del fanciullo epilettico: "Signore, io credo, ma tu vieni in aiuto alla mia incredulità". Questa povera, piccola fede, anche se è come un granel di senape, non è prodotto della nostra "carne", cioè della nostra natura, ma puro dono e frutto dello Spirito del Signore. Se possiamo pentirci sinceramente dei nostri peccati e siamo veramente desiderosi di cambiare vita, questa è opera sua in noi. Se in mezzo ai tanti cristiani di nome e di apparenze ci sono dei credenti che veramente impegnati a vivere ed operare come discepoli di Gesù Cristo, nonostante tutte le loro umane debolezze, quanto c’è di autenticamente evangelico in loro è dono e frutto dello Spirito. Se di tempo in tempo ci sono dei rinnovamenti spirituali, dei risvegli evangelici, delle riforme nel senso e nello Spirito dell’Evangelo, e ci sono dei gruppi, delle comunità, delle chiese che ne mostrano concretamente i segni, anche queste sono "primizie" del Regno di Dio, operate dallo Spirito nel nostro tempo, per additare a tutti quella grande e gloriosa realtà che senz’altro verrà.

Impariamo a rallegrarci di queste "primizie", ad esserne riconoscenti e a ringraziarne il Signore!
E infine, ricordiamoci di quello che ci è detto all’inizio di questo racconto: cioè che lo Spirito Santo scese sui discepoli mentre essi erano riuniti in preghiera, quindi mentre essi vivamente l'aspettavano, lo desideravano, l'invocavano.
Perciò, anche noi cerchiamolo e domandiamolo al Signore nella preghiera perseverante, sapendo che Gesù ci assicura: "Se voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!" (Luca 11/13).

 
   
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