«26 E Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza...", 27 Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. (...) 31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.»
La solennità di queste parole di Genesi 1 (le prime poste nel gennaio di "Un giorno, una parola" del 2011, il lezionario biblico che viene utilizzato dalle chiese protestanti italiane) ci fa percepire l’importanza del momento in cui Dio si trova. Egli prende una decisione quasi al termine della sua creazione, la sera prima del sabato.
Il plurale "Facciamo" significa quella solennità e quella decisione, che riguardano il suo progetto per l’uomo. L’umanità non è un accidente, né frutto del caso, ma l’esito di una volontà: fare l’uomo a sua immagine e somiglianza. Ciò vuol dire: una creatura che possa corrispondergli; una creatura con la quale poter parlare, ma anche una creatura che possa ascoltarlo e parlargli; diversa, distinta, che gli stia di fronte quale interlocutrice "privilegiata" e in sostanza istituita da una volontà di relazione, la volontà di Dio. Dio decide per la relazione, vuole la relazione con il suo creato e istituisce questa relazione attraverso l’uomo, che secondo l’autore di Genesi compare sulla scena del mondo e su questa comincia a camminare, a vivere, avendo davanti a sé, quale primo giorno di vita, il sabato di Dio.
La storia dell’umanità inizia dal giorno del riposo, inizia dalla festa, dalla benedizione, dalla pace. L’importanza del momento è sottolineata anche da questo passaggio. La relazione con l’umanità - una e plurale, perché maschio e femmina; diversa da Dio, eppure capace di corrispondergli, perché ad immagine e somiglianza - è stretta nel senso più profondo della festa che è la pace di Dio e la liberazione dell’uomo dalla fatica dell’esistenza. E’ un’esistenza che, dunque, inizia da un atto di liberazione, figlio di una decisione libera. L’umanità è creata nella libertà di Dio – la sua decisione indiscutibile – e la sua esistenza è centrata in essa. Il modello del disegno divino di grazia è già tutto qui. In ciò è anche tutta la dignità umana, che presto sarà coniugata alle responsabilità, come è possibile desumere da quanto segue nel testo di Genesi.
Dunque il tempo nuovo che siamo chiamati ad iniziare e a percorrere proviene dalla festa, dalla gioia e dalla pace; e prima della nostra azione, dell’esercizio delle responsabilità, vi è la parola solenne con cui Dio crea e dà dignità alla sua opera. Prima del lavoro, del tempo feriale, dell’azione, dell’etica, vi è il tempo festivo. Quella festa è la festa della preghiera e della parola e la settimana umana inizia dal riposo, nel quale Dio fa muovere i primi passi alla sua umanità, che pertanto non riposerà dal lavoro, ma "lavorerà (venendo) dal riposo"! Il riposo non sembra dunque essere l’esito e la conclusione meritata, dopo il lavoro. Non esiste il fatidico "meritato riposo" dopo il lavoro, ma la responsabilizzante opera affidata all’uomo: un’opera figlia della pace e della gioia, della festa, che Dio vuole condividere, anzitutto, con la sua creatura.
L’etica stessa del lavoro, "del fare" come si dice oggi, viene così rovesciata. E’ una prospettiva che ha segnato molto della riflessione calviniana sull’etica del lavoro, del resto. Ricordiamocelo, all’inizio di questo nuovo anno, e ricordiamolo in un tempo in cui anche la precarietà del lavoro getta molti nell’angoscia del "dopo", del "cosa ho davanti", della prospettiva di vita..senza un lavoro (equamente) retribuito e che possa così garantire loro qualche sicurezza futura.
Abbiamo il coraggio, come credenti, di dire che il senso del nostro esistere, pure nelle difficoltà di un lavoro mancante, di una sicurezza economica vacillante per alcuni o inesistente per altri, è nel riconoscimento della validità di un piano di Dio per noi, per me; certo, con una comprensibile apprensione, ma che va letta e intesa "alla luce di ciò che mi precede, più che nella speranza di quanto vorrei avere".
"Sono figlio del riposo, della Parola di Dio, della sua gioia e della sua festa e così posso incamminarmi nei sentieri a volte difficili di un’esistenza incerta per ciò che tale esistenza ha davanti a sé, ma forte e sicura del tempo, del luogo, della volontà dalla quale proviene e dalla quale è mantenuta in tutta la sua dignità: la libera volontà di relazione, di pace e di Grazia di Dio." |