La ragazza di Benin City: Isoke approda in Italia giovanissima. Ingannata come migliaia di altre sue connazionali, con il miraggio di un lavoro e di una possibilità di vita dignitosa nel nostro Paese. Violenze di ogni genere la rendono una delle schiave totalmente depersonalizzate che popolano i marciapiedi delle nostre città. Un incubo senza fine in cui nessuno le porge una mano (non è, purtroppo, lontanamente parente di un capo di stato straniero...). Ha un debito di quasi 80.000 euro da pagare per riscattare la sua vita, ma si ribella al sistema ben collaudato che collega mafia nigeriana e criminalità italiana. Massacrata di botte, finisce in coma per tre giorni, fra la vita e la morte, ma – a differenza di molte altre sue compagne di sventura scomparse – torna faticosamente a vivere. E inizia a raccontare storie di ordinaria barbarie, di ragazze africane che cercano di fuggire dai ricatti delle mafie che gestiscono questo immenso racket della prostituzione attraverso le maman onnipresenti.
Mentre è uscito il suo secondo libro, una sorta di antologia dell’orrore con 500 (leggasi cinquecento!) testimonianze personali sulla tratta di queste ragazze, uno spettacolo sul coraggio di Isoke verrà ospitato anche nel nostro tempio. Grazie all’iniziativa tenace di una giovane donna pinerolese. Storie che conosciamo da anni, diranno molti. Ma è proprio questo nostro rischio di assuefazione che più addolora chi ancora s’indigna e combatte per la difesa della dignità umana. Questo mentre centinaia di disperati muoiono su quei barconi improbabili che portano uomini, donne e bambini verso le coste di un’Europa che continua a costituire il sogno di chi fugge dalla miseria, dalla violenza, dalla guerra.
La situazione, dove qualcuno crede sia possibile distinguere tra profughi e clandestini, è complessa e le soluzioni – come stiamo vedendo dalle tensioni di queste giorni fra Italia, Francia, Germania – non facili da trovare. Ma ciò che appare davvero blasfemo è il puro calcolo politico di fronte alle tragedia di questi nostri compagni di umanità. Indigna il fatto che Sarkozy minacci di respingere chiunque per cercare di recuperare voti nel bacino dell’estrema destra francese in vista della sua difficile rielezione, ma indigna anche sentire che il dramma delle persone che vivono la stessa sorte dei veneti o dei piemontesi di cent’anni fa viene liquidato da un ministro di questa repubblica con una squallida battuta da bar sport o quando il di lui figlio, consigliere della regione italiana più ricca d’Italia per via della propria (ri)conosciuta caratura culturale, propone sui social network un nuovo gioco: «affonda il clandestino».
L’indignazione speriamo si traduca presto nel più semplice e nel più nobile esercizio democratico che ci aspetta: il voto. Tratto da Riforma del 15 aprile 2011 |