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IL VANGELO OGGI
 
Fede riconoscente
di Gianni Genre

Luca 17/11-17

Gesù incontra dieci lebbrosi: «Nel recarsi a Gerusalemme, Gesù passava sui confini della Samaria e della Galilea. Come entrava in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, i quali si fermarono lontano da lui, e alzarono la voce, dicendo: "Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!" Vedutili, egli disse loro: "Andate a mostrarvi ai sacerdoti". E, mentre andavano, furono purificati. Uno di loro vedendo che era purificato, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce; e si gettò ai piedi di Gesù con la faccia a terra, ringraziandolo; ed era un samaritano. Gesù, rispondendo, disse: "I dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia tornato per dar gloria a Dio tranne questo straniero?" E gli disse: "Alzati e va'; la tua fede ti ha salvato."»

Che cos’è la fede? La si può trovare? O la si può perdere? Si può aumentare? Da che cosa si riconosce? Con che cosa si coniuga? Nel brano c'è uno – uno soltanto - dei lebbrosi guariti che grida la sua fede, la sua riconoscenza. Forse noi non lo faremmo in modo così eclatante, condizionati come siamo dal credere che i sentimenti vadano governati severamente se non nascosti. Invece in questo testo ci sono molti canti e molte grida e lamenti, ed anche molta fede ... ma in uno solo dei lebbrosi.

E’ un momento cruciale nella vicenda di Gesù: è iniziato il conto alla rovescia, il cammino che lo porterà alla croce. Ha appena parlato del tema della gratuità, del servitore inutile che, dopo avere fatto tutto ciò che doveva, dovrà riconoscere di essere, appunto, un servo inutile. Ed ecco che Gesù incontra dieci persone lebbrose, completamente emarginate, divorate da una malattia orrenda che ti fa letteralmente a pezzi, ti separa dagli altri e anche da te stesso, un incubo che accompagna i tuoi giorni e le tue notti. Questi avanzi della società chiedono a Gesù di essere restituiti alla vita, a se stessi, alle loro famiglie. Gesù risponde invitandoli semplicemente ad andare dai sacerdoti e loro ci vanno. Gli credono, credono alla parola di Gesù e in quello stesso istante cominciano a correre verso una nuova vita: sono guariti. Il miracolo avviene, per loro è una vera e propria risurrezione. Rivivono, nel senso letterale del termine.

Tuttavia, proprio questo momento decisivo diventa segno della più grande contraddizione: uno solo torna indietro per ringraziarlo, gli altri - vanno capiti! - non ne trovano il tempo. Solo uno dei dieci lebbrosi guariti canta ad alta voce la sua fede, lascia esplodere la sua riconoscenza: alleluia, grazie Signore! Nessun pudore dei propri sentimenti, delle proprie emozioni.

Nel dolore c’è tempo per gridare a Dio, nel benessere non sempre c’è tempo per dire la nostra riconoscenza. Così uno solo conosce la salvezza che Gesù offre, che va ben aldilà della guarigione. Solo uno, il samaritano – e i samaritani erano considerati degli imbastarditi dal punto di vista religioso - è risuscitato. Il verbo alzati che Gesù usa è esattamente quello per indicare la risurrezione.

Uno solo di quei dieci conosce la parola di salvezza di Gesù. Perché? Perché la conoscenza di Dio passa sempre attraverso la riconoscenza. Davanti a Dio non c’è conoscenza senza riconoscenza. Melantone, il Riformatore protestante, diceva: "Conoscere Cristo significa (ri)conoscere i suoi benefici". Può darsi che, in un secondo momento, anche gli altri nove lebbrosi guariti siano tornati a cercare Gesù per ringraziarlo, magari con dei doni. Ma Gesù non lo potranno più trovare, sarà già stato ucciso dall’ingratitudine degli uomini. Pensare, come spesso facciamo, "andrò da Gesù più tardi", significa andare da Gesù troppo tardi. Rimandare il tempo, l’occasione della riconoscenza significa perdere per sempre la possibilità della conoscenza di Dio e della sua salvezza. Il grazie e la Grazia si coniugano solo al presente, non al futuro.

Infine va notato che Gesù non revoca agli altri nove la guarigione accordata: sono guariti e proseguiranno la loro vita come persone normali, non più emarginate ed evitate da tutti. Ma uno solo di loro, il samaritano, ha saputo davvero cambiare il proprio sguardo su di sé. Vi è una enorme differenza fra il vedere che siamo guariti e l’essere semplicemente in buona salute. Uno solo ha aperto gli occhi sul proprio percorso di vita ed ha capito che il senso della sua vita – che gli era stata restituita – viene da Dio, dall’incontro con Gesù. Si può perdere facilmente di vista la fede quando si smarrisce il senso della riconoscenza. Solo il samaritano ha così accolto il secondo dono di Gesù, quello più importante: quello della salvezza. Solo lui ha così appreso che la sua vita ha adesso un senso che va oltre alla sua giornata terrena. Gli altri nove, pur guariti fisicamente, rischieranno di ritrovare la lebbra della disperazione, della mancanza di senso e di speranza.

Eh sì, la fede – legata così strettamente alla riconoscenza – passa attraverso un doppio passaggio: quello del grazie, del sapere dire grazie a Dio, e quello del subito, dell’imparare a dire grazie oggi stesso, prima che sia troppo tardi.

Tratto dalla trasmissione Culto evangelico in onda su RAI Radiouno, la domenica alle 7.30 e curata dal Servizio radio e televisione della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Tutti i diritti sono riservati

 
   
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