Chiesa evangelica valdese - home page
sinodo where to find us otto per mille
Invia questa pagina Invia questa pagina
Stampa questa paginaStampa questa pagina
IL VANGELO OGGI
 
Dire e fare
di Luca Negro

Matteo 23:1-4

«Allora Gesù parlò alla folla e ai suoi discepoli, dicendo: "Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno. Infatti, legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito"».

Il capitolo 23 del Vangelo di Matteo contiene un duro attacco di Gesù contro i suoi avversari, quel gruppo che l’evangelista indica con l’espressione "scribi e farisei". Come cristiani dobbiamo essere attenti a non far d’ogni erba un fascio, squalificando completamente il movimento dei farisei che, storicamente, ha avuto il merito di assicurare la sopravvivenza del popolo ebraico dopo la distruzione di Gerusalemme. E proprio nel nostro testo, che più di qualunque altro testo evangelico polemizza con loro, troviamo un sostanziale riconoscimento dell’autorità degli scribi e dei farisei: per Gesù essi infatti siedono legittimamente sulla cattedra di Mosè. La critica evangelica non è rivolta contro il loro insegnamento, che altro non è se non la Torah di Mosé, bensì contro la loro incoerenza – e al tempo stesso contro l’incoerenza di chiunque, anche nella chiesa, si comporti in modo analogo, cioè dica e non faccia, predichi bene e razzoli male. Cerchiamo dunque di leggere le critiche di Gesù come se fossero rivolte a noi, e non a qualche ipotetico "fariseo" altro da noi.

Vorrei soffermarmi in modo particolare sul versetto 4. Il versetto che precede è chiaro: "dicono e non fanno". L’accusa è quella di incoerenza. Al v. 4 Gesù dice: gli scribi "legano dei fardelli pesanti e li mettono sulle spalle della gente; ma loro non li vogliono muovere neppure con un dito". Ci sono due diverse interpretazioni possibili. La prima – quella seguita dai più - tende a collegare direttamente questo verso con il precedente, e ad interpretarlo nel senso che gli scribi, nella loro incoerenza, nel loro dire e non fare, leghino sulle spalle degli altri dei pesi che essi stessi non intendono affatto sopportare. Vogliono cioè imporre agli altri una legge che essi stessi non osservano.

Vi è però una seconda possibilità: e cioè quella di interpretare il testo a partire dall’espressione proverbiale greca e romana "non toccare con un dito" che significa "non aiutare, piantare in asso qualcuno"; un’espressione simile al nostro "non muovere un dito" in aiuto di qualcuno. In questo senso, la frase di Gesù assume un altro significato: voi imponete alla gente il pesante fardello della Torah, della legge e dei suoi precetti, ma non siete capaci di muovere un dito – come sarebbe invece vostro dovere – per aiutare il prossimo a portare questo peso, per alleggerire il carico e il compito dell’osservanza della legge.

In altre parole, Gesù dice: non basta insegnare alla gente ciò che bisogna fare, bisogna anche aiutarla a mettere in pratica la Torah, l’insegnamento di Dio. Non basta imporre dei pesi ma, come ha scritto l’apostolo Paolo ai Galati, occorre portare i pesi gli uni degli altri (Galati 6:2). Non basta enunciare dei principi sul piano teorico; bisogna calarsi nella situazione concreta della gente per capire come questi grandi principi possono essere messi in pratica.

Per comprendere ancora meglio, possiamo riferirci a un altro passo di Matteo, al capitolo 11, i versetti 28-30. Qui Gesù invita coloro che sono affaticati e oppressi a prendere su di sé il suo giogo: "Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero". Quello di Cristo è un giogo dolce, un carico leggero: non perché essere discepoli di Cristo sia un impegno da prendere alla leggera! Il carico di Cristo è leggero perché egli è totalmente solidale con chi deve portare il peso: lo porta con noi e per noi! Egli è il Signore che, come dice il Salmo 68:19, "giorno per giorno porta per noi il nostro peso". E con il Salmo 55:22 noi possiamo così dire: "Getta sul Signore il tuo peso, ed egli ti sosterrà".

Il fardello di Gesù è leggero perché egli, il maestro mansueto e umile di cuore, ci aiuta a portarlo. Quello degli scribi è pesante, perché essi, rigidi come sono e chiusi nella loro arroganza, non muovono un dito in aiuto del popolo a cui impongono la legge: ignorano la solidarietà, la condivisione, la comunione, la misericordia.

E noi, a chi assomigliamo? Nella nostra predicazione, nel nostro insegnamento, nelle proposte etiche che rivolgiamo agli altri, abbiamo imparato ad essere solidali come Gesù, o siamo dei legalisti, dei moralisti rigidi e insensibili come gli scribi? Siamo capaci di accompagnare l’altro, di sostenerlo nelle sue scelte, di calarci nella sua situazione? Se così non è, l’Evangelo che annunciamo diventa un principio astratto: e allora non è più Evangelo, buona notizia di un giogo leggero da portare perché Gesù lo porta per noi e con noi, ma è legge che schiaccia e opprime, fardello così pesante da diventare insostenibile, insopportabile, come dice il passo parallelo di Luca 11:46. Che il Signore ci aiuti a scendere dai pulpiti e dalle cattedre su cui siamo appollaiati per vivere come lui ha vissuto, mescolandoci con mansuetudine ed umiltà alla gente, accompagnandola nelle difficili scelte dell’esistenza, portando i pesi gli uni degli altri.

Tratto dalla trasmissione Culto evangelico in onda su RAI Radiouno, la domenica alle 7.30 e curata dal Servizio radio e televisione della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia. Tutti i diritti sono riservati

 
   
© 2009 Chiesa Evangelica Valdese