«Rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina» (Luca 21,28)
Nel discorso sul Monte degli Ulivi Gesù collega l'attesa dei credenti alla liberazione. Quelli che lo ascoltano sono figli e figlie di Israele. Sanno che il loro popolo è nato da un evento di liberazione: un popolo di schiavi in Egitto che Dio ha condotto attraverso il deserto verso la terra promessa. Ma sanno anche che il loro presente è sempre minacciato da nuove schiavitù. E come tutti noi, incalzati dalle crisi del presente, ondeggiano tra nostalgia del passato e timore del futuro. Dopo la Resurrezione di Gesù, i primi cristiani si ricorderanno delle sue parole e capiranno che, grazie a Lui, si può vivere il presente nella dimensione della speranza. Quella speranza che va persino oltre la morte e che non è solo liberazione per il tempo presente, ma una definitiva redenzione di uomini e donne.
Se l'Avvento è essenzialmente attesa del regno di Dio che viene, possiamo viverlo, nelle nostre contraddizioni, come persone che sanno di essere state liberate anche da tutte quelle cose che ci incutono tanta paura, delle quali la morte è il massimo segnale. Chi vive la libertà sa quanto sia importante questa dimensione e può impegnarsi perché la sua esistenza sia dedicata ad estendere spazi di libertà e di solidarietà intorno a sé. E può farlo con fiducia e serenità, a testa alta, proprio come Gesù ci invita a fare. |