«Poi si dissero l'un l'altro: "Venite, tiriamo a sorte e sapremo per causa di chi ci capita questa disgrazia"».
Il testo di Giona racconta la storia di un credente che fa di tutto per scappare da Dio e dall'incarico di predicare il giudizio alle persone ingiuste. Ma appena Giona è imbarcato sulla nave, scoppia la tempesta, e i marinai le provano davvero tutte: dapprima i sistemi logici, alleggerendo il carico; poi ci provano con la religione, invitando ognuno a pregare il suo Dio... potrebbe funzionare, no?! E quando non funzionano né la logica, né la religione, allora c'è sempre la superstizione: cerchiamo il capro espiatorio cui addossare tutte le possibili colpe.
Mi è venuto in mente questo testo pensando al grande processo mediatico che si sta facendo attorno al tragico naufragio della nave "Concordia". Che vi siano colpe oggettive del capitano è innegabile, ma perché non lasciar fare alle indagini? Perché questo bisogno di avere un colpevole, uno solo, da dipingere nelle tinte più fosche possibili?
La storia umana è piena di barche in crisi che hanno cercato di salvarsi cercando un capro espiatorio. In prossimità del giorno della memoria, come non pensare alla Germania di Weimar? Una società in piena crisi economica che si ricompatta attorno alle idee di un folle che ha già pronto un capro espiatorio: il popolo ebraico.
E Dio non voglia che la crisi economica della nostra società attuale ci porti a cercare il responsabile di tutto in qualche categoria di persone. C'è già chi ha provato a farlo prendendosela con gli immigrati o con gli operai andati in pensione a 55 anni, ma dopo 40 anni di lavoro, magari alle presse!
Il testo di Giona è un racconto troppo lungo da commentare qui in modo esauriente. Ma mi piace pensare che mentre i pagani cercano un colpevole da sacrificare, Dio vuole un credente che prenda seriamente i suoi doveri, e lo fa vivere. Ecco, nella crisi attuale, invece di cercare le responsabilità altrui, cerchiamo di riscoprire le nostre, sia come credenti che come cittadini.
21 gennaio 2012 |