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IL VANGELO OGGI
 
Il nostro bisogno di consolazione
di Gianni Genre

II Corinzi 1: 3-4

«Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione»

Incontro ogni giorno – ed in questo periodo di crisi non soltanto economica questo accade con maggiore frequenza – persone che non chiedono (non più o non solo) che la loro situazione possa cambiare, ma cercano un possibile frammento di consolazione.
Alla radice del "male oscuro" del nostro tempo, che coniuga nevrosi e assurdità del vivere quotidiano, abbiamo, semplicemente, bisogno di una parola di approvazione sulla nostra vita.

Abbiamo tutti e tutte (anche se siamo diventati bravi a camuffarle o a nasconderle agli altri e a noi stessi) molte ferite di cui a volte non siamo neppure pienamente consapevoli. Parlo di ferite e di cicatrici, non di peccati, perché molte, moltissime cose, nella vita non sono "colpe" e non sono "peccati": sono rivolte, malattie, frustrazioni, fallimenti, mancanze di senso e di orientamento.

A nessuno di noi, se ancora non abbiamo seppellito il nostro cuore sotto il selciato della routine e del disincanto quotidiano, la vita risparmia motivi di afflizione e di sofferenza. E forse nessuno come noi e come le nostre fragili chiese sanno o dovrebbero sapere che il perdono e l’amore di Dio sono l’unica cosa che ci hanno tenuto e ci tengono in piedi.
Dovremmo sapere – e poi dire agli altri - che la tua e la mia vita sono state riscattate, accolte, perdonate, consolate.
La consolazione di Dio, se è autentica, se davvero è sperimentata, vissuta, creduta, non può essere custodita gelosamente, ma va messa in circolo. Perché non è proprietà di nessuno, ma opera dello Spirito di Cristo che ci consola, che è venuto, è vissuto, ha sofferto, è morto ed è risorto per consolarci.

Non c’è bisogno di fare nulla di speciale perché le nostre chiese rispondano alla loro vocazione, non c’è bisogno di scoprire chissà quali ricette per restituire loro la ragione della loro esistenza: è sufficiente avere sperimentato un frammento della consolazione del Signore e lasciare agire questa consolazione che non dipende da noi ma dallo Spirito consolatore di Gesù che continua ad accompagnarci, senza colpevolizzarci, e ci tiene per mano.

Come i bambini che hanno paura del buio, siamo subito consolati se sappiamo di non essere soli. Anche se la notte permane e il giorno non appare ancora, se Qualcuno di più forte ci prende per mano, non avrò paura, non avrai paura, perché il nostro cuore sarà consolato.
Se questo accade, il "coraggio di esistere" allora diventa possibile, anzi diventa la più bella delle sfide.

 
   
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