«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono; e io do loro la vita eterna e non periranno mai e nessuno le rapirà dalla mia mano.» (Giovanni 10, 27-28)
Nelle scuolette Beckwith dei villaggi valdesi, dove non si volevano mettere i quadri raffiguranti la Vergine Maria con il bambino Gesù, vi era sempre l’immagine di Gesù con le sue pecore; Gesù come Buon Pastore che si mette sulle spalle la pecora ferita o smarrita...
Ma a che cosa servono le pecore di Gesù? A nulla.
Le pecore, a Gesù, non servono a nulla. Il buon pastore con il quale Gesù si identifica si prende cura delle pecore per nulla. L’unica sua preoccupazione è che la pecora sappia quanto il pastore la ama, gratuitamente.
Se hai mai avvertito, nei momenti della forza o anche nei momenti della fragilità, della debolezza, la necessità di sentirti al riparo, di avere Qualcuno che si possa prendere cura di te e darti protezione, forse riesci a capire quale sia il senso della cura, della premura che Gesù vuole avere nei tuoi confronti. E riesci anche a capire quale sia la tua funzione di pecora amata: quella – e solo quella – di riempire di gioia il pastore delle pecore. Il testo contiene anche una parola molto dura di Gesù nei confronti dei suoi interlocutori che gli chiedono se Lui sia il Cristo, il Messia tanto atteso. Gesù risponde in modo secco: “Voi non credete perché non siete delle mie pecore. Non siete parte del mio gregge!”
Senza stare a scomodare la questione della predestinazione, come fanno alcuni commentatori, per spiegare il mistero di chi crede e di chi rimane incredulo, è evidente che qui sono proprio quelli che credono di essere parte del gregge di Dio a sentirsi dire che ne sono fuori. Il criterio per sperare di essere parte di quel gregge è il riconoscere che non sappiamo affatto certi di appartenervi.
E la distinzione, fra chi è dentro e chi è fuori, non può essere operata da noi, la conosce soltanto Dio.
Noi siamo solo chiamati a chiederci, con grande umiltà, se riusciamo ancora, in mezzo ai mille rumori assordanti di questo mondo, ad ascoltare la voce di Gesù. Se ci sembra ancora di riconoscere la sua voce, di decifrarla in mezzo alle tante altre voci che gridano e che vogliono coprire la sua, allora nulla ci potrà mai più spaventare.
Perchè nulla e nessuno ci possono rapire dalla mano forte e innamorata di Dio. |