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IL VANGELO OGGI
 
Il Vangelo ci interroga: I Giovanni 4: 18-19
di Daniela Di Carlo

Nell’amore non c’è paura; anzi l’amore perfetto caccia via la paura, perché chi ha paura teme un castigo: Quindi chi ha paura non è perfetto nell’amore. Noi amiamo perché egli ci ha amato per primo

Paura. Siamo donne e uomini pieni di paura.
Paura per il mondo perché, in questo nostro mondo, esistono città come Cavite.
Cavite è una città dentro la città di Rosario nelle Filippine.
Cavite è una città dove si lavora soltanto. E’ circondata da reti e muri ed è abitata dalle contadine e dai contadini durante il giorno e a volte anche la notte, a causa dei lunghi turni di lavoro. E’ abitata da povera gente che cerca di sfuggire alla fame.
Cavite è una zona particolare: vengono costruiti oggetti che non potranno mai servire a chi materialmente li produce. Vestiti a cui verranno apposti marchi famosi per essere venduti nella parte ricca del mondo, marchi che molti di noi hanno addosso: Nike, Reebook, Puma…; oppure elementi di alta tecnologia, i nostri computer, cellulari… ,per intenderci, che non potranno mai permettersi di comprare.

Si chiama “denazionalizzazione” quel processo per cui una nazione costruisce cose che non migliorano il proprio livello di vita e migliorano, invece, il livello di vita di altri popoli. Realtà denazionalizzate, perché producono beni che non avranno mai un ritorno effettivo, concreto, materiale sulla loro nazione.
Cavite è una zona denazionalizzata!
In posti come Cavite le operaie tessili lavorano minimo 14 ore al giorno. Durante l’orario lavorativo possono andare al bagno due volte. E’ per questo che tengono dei sacchetti di plastica sotto le macchine. Viene anche accertato mensilmente che usino gli assorbenti igienici a prova che non siano incinte. Non riescono a riunirsi in sindacato perché sono sfibrate dal lavoro e poste, di continuo, sotto la minaccia del licenziamento o la paura di fare una tragica fine come è già successo ad alcune di loro.

Cavite è solo una delle tante zone franche delle Filippine. Uno di quei territori sovrani in cui le merci non si limitano a transitare, ma vengono effettivamente prodotte senza dazi import/export, e, spesso senza alcuna imposta sul reddito e la produzione.
Cavite per mantenere le commesse delle multinazionali, rispetto ad altre zone franche filippine e non, abbassa i prezzi e così vengono abbassati i salari delle contadine/i che mangiano ogni giorno solo pesce secco per mandare qualche soldo alla famiglia.

Tutto questo fa paura!
Paura per le nostre figlie e i nostri figli ai quali lasciamo in eredità un pianeta irreparabilmente ferito il cui inquinamento è fuori dal nostro controllo.
Ai quali lasciamo incroci transgenici che implicano una seria sfida alla sacralità della vita. Incroci dovuti a quegli scienziati che si atteggiano a creatori divini, che agiscono non tanto sotto l’impulso di una ricerca basata sul raggiungimento di un benessere comune all’umanità quanto sulla possibilità di mettere all’asta, al miglior offerente, il proprio brevetto.
Ai quali lasciamo un'idea della politica sbagliata. Non più un correre di pensieri e azioni che raggiunga l'arte dello stare insieme e la cura del bene comune, ma una confusione di idee e personaggi che giocano al mantenimento del potere, personale ed economico senza saperlo coniugare con il bene del paese.
Ai quali lasciamo una crisi economica mondiale, irrisolvibile nei prossimi anni, crisi che colpirà la loro capacità occupazionale e penalizzerà la loro emancipazione dalle famiglie di origine.

Tutto questo fa paura!
E poi ci sono le 1000 paure personali.
Quelle di tutti i giorni:
la paura del giudizio altrui su di noi;
la paura di non essere amati;
la paura di invecchiare;
la paura della morte;
la paura della malattia;
la paura di perdere il lavoro;
la paura di non avere una pensione dignitosa;
la paura della solitudine…e poi ancora paure e paure che non riusciamo neanche a nominare.

La paura però non si coniuga con l’amore. Né con l’amore che circola fra di noi, né con quello che esiste tra noi e Dio.
Nell’amore non c’è paura; anzi l’amore perfetto caccia via la paura” ci dice la I lettera di Giovanni.
L’amore perfetto, quello di Dio, ci custodisce come un tesoro prezioso, ed è questo che dovrebbe liberarci da quel vincolo che ci tiene allacciate/i strettamente alle paure del nostro tempo.
Il suo amore per noi si presenta all’orizzonte come possibilità perché è con noi, da noi, in noi che Dio nel mondo diviene, cambia, parla, agisce. Attraverso l’amore che può circolare fra di noi, Dio appare concreto, come concreto è il nostro corpo, la nostra parola, il nostro desiderio.

L’amore di Dio è lo sfondo sul quale si sviluppa la nostra vita, e l’atto di amare, di manifestare amicizia, di far regnare la giustizia è il nostro modo di incarnare Dio nel mondo, quel Dio vivente che è qui fra noi, nelle nostre giornate, che ha voglia di commuoverci, di tenerci tra le sue braccia, di riconoscerci come suoi figli e sue figlie per poi restituirci al mondo pieni della sua forza.
L’amore di Dio per noi è ciò che ci permette oggi di non scappare di fronte al nostro tempo, di non chiuderci nella tristezza che viene da come vanno le cose sotto questo cielo, né di rimanere paralizzati/e di fronte alla vastità di eventi rispetto ai quali ci sentiamo ininfluenti.
L’amore di Dio per noi è anche il suggerimento di una pratica d’amore che deve e può prendere corpo e storia tra di noi.

Ma la pratica dell’amore è una pratica difficile.

Scrive la poeta Elizabeth Barret Browning:
"Se devi amarmi, per null’altro sia
se non che per l’amore. Mai non dire:
L’amo per il sorriso, per lo sguardo,
la gentilezza del parlare, il modo
di pensare così conforme al mio,
che mi rese sereno un giorno.
Queste sono tutte cose che possono mutare,
amato in sé o per te, un amore
così sorto potrebbe morire.
E non amarmi per pietà di lacrime
che bagnino il mio volto. Può scordare
il pianto che ebbe a lungo il tuo conforto,
e perderti.
Soltanto per amore
amami
..."

Amare per amore, questo è l’amore perfetto di Dio. E’ questo l’amore che Dio ci regala. Se lo vediamo, se lo tocchiamo, facendolo circolare tra noi, esso scaccia la paura.
La scaccia perché non possono trovare spazio né i piccoli ricatti, le povere pretese, le grandi delusioni, nasce invece la capacità di avere uno sguardo d’insieme su noi e sul mondo colmo di speranza, gioia, fiducia…
Pur rimanendo consapevoli dei limiti e delle piccolezze che ci appartengono, il supporto che Dio ci offre amandoci per amore, è così forte, così radicante che ci permette di abbandonarci, almeno a tratti, melodiosamente tra le sue mani.
Insieme a Dio possiamo vedere la vita senza paura.

Possiamo alzare la voce, quando fanno finta di non sentirci o quando ci mettono a tacere, mentre protestiamo contro il male di quel potere che vuole plasmare questa terra a suo esclusivo beneficio;
possiamo segnare la nostra civiltà attraverso una pratica di attenzione e di amore reciproco, una civiltà da consegnare alle nostre figlie/i, certo piena di contraddizioni ma anche ricca di resistenza e passione.

Ogni cosa può accadere se la facciamo avvenire, in primo luogo all’interno di noi.
Meister Eckhart, in uno dei scritti, afferma: “Ho detto una volta: ciò che può essere espresso secondo verità di parola, deve provenire dall’interno verso l’esterno e derivare da una forma interna, non venire dall’esterno verso l’interno ma dall’interno verso l’esterno”.

Se riusciamo a sentire l’amore di Dio dentro di noi, come una realtà concreta, questo amore può diventare una pratica di vita che esce da noi per circolare nel mondo.
Una pratica che può essere a sua volta citata, fatta propria da altre/i, rimbalzando da persona a persona.

L’autore di questo testo biblico era un fine conoscitore della vita. Ne conosce le contraddizioni, le seduzioni, le debolezze ma dentro di sé sapeva anche che ogni situazione critica poteva essere superata attraverso la pratica d’amore tra gli esseri umani che deriva, però, da quella di Dio nei nostri confronti.

Che quell’amore abbracci ciascuna e ciascuno di noi rendendoci sorelle e fratelli le une degli altri e che per tutte/i sia possibile, essendo eredi di Cristo, capaci, semplicemente, di amare per amore.

 
   
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