Una tartaruga saggia in un cartone animato afferma che le notizie non sono né buone, né cattive: le notizie sono solo notizie. Eppure alcune notizie le attendiamo con impazienza e altre con timore; alcune le accogliamo con stupore e altre, che non ci riguardano o che già conosciamo, non suscitano alcuna reazione in noi.
«Gesù Cristo è risorto!». Si, e allora? Sono 2000 anni che ce lo ripetono, lo sappiamo, è notizia vecchia... Ma Gesù Cristo non dice: “sappiate che sono risorto”; lui dice: “andate e annunciate che io sono risorto”. La buona notizia (evangelo) della resurrezione non è una notizia che è bene sapere, è piuttosto qualcosa da provare e condividere, perché questa notizia in noi diventa portatrice di bene.
A Pasqua il sogno è realtà; l’incredibile diventa possibile; la promessa si compie e ci interpella.
Ci lasciamo coinvolgere?
Certo, è difficile credere, fidarsi, impegnarsi per qualcosa che va oltre le nostre possibilità. Giorno dopo giorno ci convinciamo sempre più che se io non ci riesco, allora non è possibile; se io non lo so fare, allora è irrealizzabile; se io non ci guadagno qualcosa, allora non ne vale la pena.
Ma la mattina di Pasqua Dio apre un nuovo orizzonte sul quale disporre i nostri timori e i nostri progetti, e ci invita a fare nostro il suo mondo fatto di dono, di solidarietà, di riconciliazione; un mondo da accogliere e condividere, senza “se” e senza “ma”.
«Gesù Cristo è risorto!»: è questa la buona notizia che dà senso e speranza alla nostra vita, alle nostre giornate, alla nostra umanità. |