Chissà quante volte anche noi abbiamo pronunciato queste parole: "Che cosa dobbiamo fare?".
È la domanda della scelta delle priorità: a cosa dare la precedenza?
È la domanda della progettualità: come portiamo avanti il nostro lavoro?
Può anche essere la domanda della rassegnazione: cosa ci resta da fare, adesso?
Ma questa domanda, formulata dalle persone che hanno ascoltato la testimonianza di Pietro a Pentecoste, racchiude altro: "fratelli, che dobbiamo fare?" Credo che sia una richiesta di aiuto e di comunione; non è un generico "cosa facciamo?"; è piuttosto la ricerca di un progetto comune, di qualcosa da condividere.
A questa domanda sapremmo rispondere facilmente: quanti progetti e proposte di diaconia, di predicazione, di testimonianza abbiamo riposti nel cassetto in attesa che qualcuno si faccia avanti...
Ma quando leggiamo la risposta di Pietro... ogni cosa che avevamo pensato perde valore.
Forse lo avevamo dato per scontato, ma la prima cosa da fare è riconciliarsi con Dio! Non fare, ma ascoltare; non dare, ma accogliere; non parlare, ma ricordare; non esaudire le richieste, ma richiedere l’aiuto dello Spirito.
È lo Spirito che crea la comunione, che sostiene la fede, che stabilisce le priorità, che incoraggia e guida il nostro agire... un agire che è nostro nella misura in cui riconosciamo che la nostra forza, la nostra creatività, la nostra intelligenza, ogni nostra capacità è, attraverso noi, un dono per gli altri: insieme, ma in modi diversi, annunciamo la buona notizia della salvezza, la certezza della speranza.
“Fratelli, che dobbiamo fare?” Io inizierei ad affidarmi allo Spirito. |