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IL VANGELO OGGI
 
Il Vangelo ci interroga: Marco 12/29-30
di Giorgio Tourn

«Ama il Signore tuo Dio»

Alla domanda postagli: quale sia il fondamento che uno deve porre alla base della propria vita, Gesù diede questa risposta: amare Dio. Il verbo amare è oggi una delle parole più inflazionare della nostra parlata, riveste una gamma vastissima di atteggiamenti, ha una dimensione sentimentale nel caso di rapporti famigliari, erotica quando è in gioco il sesso, ma si utilizza anche in ambiti meno impegnativi, si amano gli animali, la natura, l’arte. In tutti i casi i tratta sempre di realtà con cui siamo in relazione, che vediamo, con cui ci confrontiamo, ma si può amare Dio l’invisibile per eccellenza?

Gesù ritiene sia possibile, è un ebreo di Palestina e ogni mattina recita la preghiera tradizionale, che inizia con le parole: «ascolta Israele... e contiene appunto questa affermazione: amerai il Signore con tutto il tuo cuore...». La preghiera tratta dal libro del Deuteronomio (cap. 6,5).

Nel contesto della religione di Gesù amare non significa (o non in modo prioritario) provare sentimenti di affetto ma modellare la propria vita su quello che l’altro (in questo caso Dio) si aspetta da te. E’ il contrario di servirsi dell’altro, (e spesso la religione è servirsi di Dio), è il vedersi in funzione di lui. Per questo il libro biblico, che ha al suo centro questa preghiera, contiene molte delle leggi che regolavano la vita del popolo. Amare significa costruire pazientemente e con impegno la propria esistenza in modo da rispondere e corrispondere alle attese dell’altro. E l’Altro, in assoluto, è solo Dio.

 
   
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