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IL VANGELO OGGI
 
Il Vangelo ci interroga: Levitico 19:33-34
di Jens Hansen

«Quando qualche straniero abiterà con voi nel vostro paese, non gli farete torto. Tratterete lo straniero, che abita fra voi, come chi è nato fra voi; tu lo amerai come te stesso; poiché anche voi foste stranieri nel paese d'Egitto. Io sono il Signore vostro Dio

Immaginatevi di essere stati all'estero e la vostra permanenza è stata un incubo, gli abitanti del paese hanno fatto di tutto per rendervi difficile il vostro soggiorno. Così è con Israele in Egitto, il paese della sua schiavitù. Non sembra strano che l'invito di amare lo straniero venga giustificato proprio con un riferimento ai tempi dell'incubo? In fondo sarebbe una ragione in più di non accogliere lo straniero.

Invece non è così, perché la liberazione dall'Egitto avviene proprio perché Dio ha un debole per i deboli, allora era il popolo schiavizzato, ora sono, nel nostro versetto, gli stranieri che in tutto l'Antico Testamento accanto agli orfani e alle vedove sono i deboli per eccellenza, i gruppi di persone al centro dell'attenzione divina. Non può essere giustizia nel paese se i deboli vengono calpestati ed i loro diritti ignorati.

Il Nuovo testamento si trova pienamente in questa tradizione, quando Gesù afferma per esempio: fui straniero e mi accoglieste.

La fede in un Dio con un forte debole per i deboli ha delle conseguenze in un mondo in cui conta solo il forte, il ricco, il sano, un mondo in cui il debole è sempre più spesso l'invisibile non più ai margini della società ma fuori perché non ha nessun portavoce. E le chiese? I credenti? Come testimoniano il Dio con un debole per i deboli?

 
   
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