Nella città in cui vivo, capita spesso di incontrare, sulla piazza centrale, un signore con uno zaino in spalla e una Bibbia in mano: cammina avanti e indietro leggendo a voce alta passi biblici. Qualche volta abbiamo parlato, ma non mi ha mai detto chiaramente come si mantenga, dove viva. Vedo gli sguardi delle persone che lo osservano con un misto di curiosità e di accondiscendenza: un tipo originale, penseranno i più, un po’ strano, forse, un po’ matto. Quando vedo quest’uomo non posso fare a meno di pensare, almeno un po’, ai colportori evangelici che hanno portato la Bibbia in giro per l’Italia. Quanti di loro erano degli originali, considerati dai più quantomeno strani, se non un po’ matti?
Noi, normalmente, ci teniamo alla larga da simili “stranezze”: mi domando se ciò dipenda solamente da una sorta di timore del giudizio altrui o se non sia anche il segno di una certa timidezza di fede. Per affrontare la piazza con la Bibbia in mano, bisogna essere serenamente certi nella fede (che è cosa ben diversa dalla sicurezza di sé o dalla volontà di imporre ad altri la propria visione delle cose). Certezza nella fede significa capacità di esplicitare le ragioni profonde del credere, mostrare che la fede è elemento che dona possibilità di vita. Per poter “predicare sui tetti” (o nelle piazze) non serve una particolare originalità o coraggio: si tratta piuttosto di mettere da parte la timidezza della fede, anzi di fare in modo che essa venga sostituita dalla certezza della fede. |