Il Sermone sul monte si chiude con un severo richiamo al giudizio su colui che ascolta le parole di Gesù ma non le mette in pratica. Il centro della parabola delle due case, infatti, non è tanto sulla bellezza delle parole di Gesù o sul fatto di seguire le dottrine giuste e di rigettare quelle sbagliate; ma è sull’ascoltare e sul mettere in pratica.
Commenta D. Bonhoeffer: «dal punto di vista umano ci sono infinite possibilità di intendere e di interpretare il sermone sul monte; ma Gesù conosce una sola possibilità: andare e obbedire. Solo così si ascolta la parola di Gesù». Non è sufficiente, però, il fare in sé, sono assolutamente importanti le basi su cui si edifica la propria vita, il proprio rapporto con Dio e con gli altri. Il costruire è dunque un atto secondo, ciò che è primario è stendere delle fondamenta solide. Poi, tutto può succedere nel corso di una esistenza, ma se le basi sono forti, tutta quanta la costruzione regge. Luca 6: 47-49 (nel testo parallelo a Matteo) aggiunge un dettaglio importante. Scrive: «edificando una casa, ha scavato e scavato profondo...».
Per trovare un solido punto d’appoggio bisogna andare in profondità – nella propria vita, nel proprio sentire e nella Parola di Dio. La solidità dunque non è nella superficialità, ma nella profondità. È vero, è più faticoso e difficile, ma questa fatica dà sicurezza. Troppo spesso noi ci accontentiamo di un rapporto superficiale con il Signore, di una conoscenza approssimativa della sua Parola, pensiamo che vada tutto bene e che basti essere «buoni» – e poi vediamo che le nostre vite vengono portate via come da una piena. In realtà l’opera di ancoraggio al solido fondamento di Cristo è una (bella) fatica che dura tutta la vita. |