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IL VANGELO OGGI
 
La verita' sta dentro la chiesa o attorno a Gesu'?
di Daniele Pevarello

Dalla predicazione di domenica 21 agosto 2005

31 Giunsero sua madre e i suoi fratelli; e, fermatisi fuori, lo mandarono a chiamare. 32 Una folla gli stava seduta intorno, quando gli fu detto: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle là fuori che ti cercano". 33 Egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?" 34 Girando lo sguardo su coloro che gli sedevano intorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! 35 Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre".
(Marco 3/31-35)

A chi ha letto il giornale ieri non sarà sfuggito un titolo nel quale il papa Benedetto XVI si rivolgeva proprio ai protestanti: il papa «Ai protestanti: “Dialogo, ma non a prezzo della verità”». Egli, in questo modo, esprime bene il concetto che i cristiani hanno di sé stessi: quello di persone che conoscono il “prezzo della verità”.
L'idea è questa: dal momento che Gesù Cristo è venuto ad abitare da noi, dal momento che abbiamo adottato Cristo, che l'abbiamo accolto in casa nostra, egli è nostro, dimora con noi, la nostra casa è la sua casa e ci ha lasciato delle chiare disposizioni, delle chiare indicazioni su chi è dentro e su chi è fuori.
Nel testo di Marco la scena è chiara, Gesù è in casa, nel pieno di una discussione con gli scribi e i farisei e giunge la sua famiglia. I parenti di Gesù, sua madre e i suoi fratelli, cercano di esercitare la propria autorità su Gesù, ritengono di avere dei diritti e dei doveri nei riguardi della persona di Gesù e sono intenzionati a farli valere. In questi versetti assistiamo allora ad una sorta vocazione al contrario: non solo la famiglia di Gesù non ha risposto alla sua chiamata, ma gli rivolge anche una contro-chiamata. La presunta familiarità che le chiese credono di avere con Cristo, la pretesa di sapere con certezza dove Cristo stia di casa, la pretesa di far valere la profondità delle proprie radici cristiane, spesso sfocia in una inversione dei ruoli: non sono più le chiese a sentirsi chiamate da Cristo, ma sono le chiese a rivolgere una chiamata a Cristo. I presunti custodi della verità stabiliscono allora dove e come l'Evangelo di Cristo dovrebbe agire e quando l'Evangelo di Cristo sembra andare troppo lontano. Tuttavia, Marco osserva che i parenti di Gesù lo vengono a chiamare “fermatisi fuori” (Marco 3/31). Chi crede di poter disporre di Cristo alla fine si ferma fuori, si esclude dalla comunione con lui, a forza di distinguere tra chi è dentro e chi è fuori , “fuori di sé”, ci si ferma irrimediabilmente fuori.
A questo punto avendo parlato di chi rimane fuori , potremmo chiederci come si fa ad essere dentro. Qui Marco ci sorprende perché mentre parla di uno “stare fuori”, non parla affatto di uno “stare dentro”.
C'è una contrapposizione netta fra i familiari, i parenti di Gesù e i seguaci di Gesù, che Marco chiama “quelli intorno a lui”. Al versetto 21 dove le nostre bibbie traducono “i suoi parenti” in realtà Marco utilizza un'espressione che significa “quelli dalla parte di lui”. Quelli che stanno intorno a Gesù e quelli che sono dalla sua parte, cioè i suoi familiari, hanno due modi completamente diversi di rapportarsi a Gesù. Mentre i parenti sono venuti per fare valere la propria appartenenza, a reclamare il loro diritto di famiglia di richiamare all'ordine Gesù, “quelli intorno a lui” si limitano a sedersi intorno a lui, in cerchio. Questa citazione del cerchio è importante, è, potremmo dire, una sorta di geometria della chiesa. Nel testo (Marco 3/20) la casa è sparita, non c'è un “fuori” e un “dentro”, la distinzione è tra chi sta “fuori” e chi sta “intorno”. Chi fa parte della comunità di Gesù non entra dentro un edificio, non si fa rinchiudere in un recinto o in una prigione delimitata dal “prezzo della verità”.
Chi fa parte della comunità di Cristo è come il punto di una circonferenza. Non sono un grande matematico, ma so che in una circonferenza, per essere tale, tutti i punti debbono essere alla stessa distanza da centro. Nessun punto della circonferenza può aspirare ad essere il centro o a possedere il centro, nessun punto della circonferenza può dire di essere più vicino degli altri al centro, perché altrimenti la circonferenza smetterebbe di essere tale. Contrariamente alla famiglia di Gesù, i veri fratelli e le vere sorelle di Gesù, coloro che hanno vera familiarità con Gesù, la comunità di Gesù non avanza alcuna pretesa su di lui, è una comunità che si raccoglie attorno a Cristo, che ha Cristo al centro e che proprio per questo è cosciente di non poterne disporre, di no poter avanzare pretese sul centro. Nessuno ha diritti d'autore di Gesù Cristo.
Mentre le chiese nel corso della loro storia si sono affannate a stabilire chi è “dentro” e chi è “fuori”, che cosa vale o non vale il “prezzo della verità”, Marco ci dice che il contrario di “fuori” non è “dentro”, che il modo per non rimanere “fuori” è porsi intorno a Cristo come al centro, rinunciando alla nostra volontà di poter disporre a nostro piacimento della sua parola. Come ciò che rende possibile la circonferenza è proprio la distanza dal centro, così è proprio la consapevolezza di non poter mettere le mani sul centro, di non poter richiamare all'ordine l'Evangelo di Cristo che ci costituisce come comunità.
Ma se non ci sono radici cristiane, se non ci sono identità e tradizioni forti da far valere, se il centro che è Cristo non ci appartiene mai, che cosa, secondo Marco, permette ai credenti di costituirsi come comunità circolare attorno a Gesù? Da chi è formata la comunità di Gesù? “Chiunque avrà fatta la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre” scrive Marco al versetto 35. Questo significa che c'è una possibilità aperta rinunciando alla propria pretesa familiarità con Gesù ed accettando di essere familiari ad un altro livello, smettere di essere “quelli da parte di lui” e cominciando a pensare come “quelli intorno a lui”. Sorprendentemente di fronte a Cristo l'unico modo per affermare la propria identità è rinunciarvi e lasciare che essa si ricostituisca intorno al centro della predicazione di Gesù. Se vogliamo affermare la nostra appartenenza e la nostra identità cristiana dobbiamo essere pronti a rinunciarvi. Dobbiamo rinunciare alle nostre presunte radici, ai simboli, alle tradizioni superate, accettare che la nostra identità di prima venga messa in crisi per ricevere una nuova identità di cristiani, come coloro che si dispongono a cerchio intorno a Cristo.
Dal momento che Gesù chiama “quelli intorno a lui” fratelli, madri e sorelle e se per essere fratello o sorella o madre di Gesù devi aver fatto la volontà di Dio è chiaro che fare la volontà di Dio significa in ultima analisi raccogliersi attorno a Gesù, fare di Cristo, della predicazione della sua parola il centro.
Raccogliersi attorno a Gesù: solo questi possono essere i termini della nostra identità cristiana, una identità che passa attraverso la rinuncia a far valere i diritti della presunta verità che le chiese pensano di avere, rinuncia ad invocare il “prezzo della verità”, disponibilità a seguire Cristo: chi crea un dentro determina un fuori, i credenti invece debbono raccogliersi intorno a Gesù accettando di non stare la centro.
 
   
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