Queste parole fanno parte di quei racconti della Genesi che a molti lettori moderni appaiono come delle favole che non hanno niente a che fare con la realtà storica. Sembra strano questo Dio che “camminava nel giardino (dell’Eden) sul far della sera”, come se fosse un qualsiasi essere umano. Eppure questi racconti, sotto forma di una specie di favola, fotografano la nostra realtà e ci dicono: “Tua res agitur”, qui si tratta proprio di te!
Qui dunque ci è detto che l’uomo si è nascosto da Dio dopo aver peccato col volersi rendere autonomo e indipendente da Lui. Così l’uomo ha rotto il buon rapporto col suo Creatore e Signore, e si è rovinato. Perciò ora teme la sua condanna e cerca di sottrarsi a Lui. È ciò che facciamo anche noi quando ci nascondiamo dietro una maschera morale per apparire ciò che in realtà non siamo, cioè più buoni e più giusti; oppure quando in un modo o in un altro escludiamo Lui dalla nostra vita; oppure quando lo sostituiamo col farci un Dio a nostro modo per nostro uso e consumo.
Egli però non lascia che ci perdiamo nelle conseguenze rovinose del nostro peccato ma ci cerca, perché ci ama e vuole redimerci. E come ci cerca? Nella Bibbia ci è detto che durante tutta la storia d’Israele Dio ha cercato sia questo popolo che tutti gli altri rivolgendo loro la sua Parola per mezzo dei suoi profeti. Poi, come aveva già promesso, è venuto nel mondo facendosi uomo nella persona del suo unigenito Figlio Gesù Cristo. Così questo “Dio che cammina nel giardino dell’Eden” è diventata una grande e meravigliosa realtà storica nella vita, nelle parole e nelle opere di Cristo, e in lui anche oggi continua a cercarci con la sua Parola e il suo Spirito, dicendo ad ognuno e ognuna di noi: “Dove sei?”.
Certamente Dio, come ben ci ricorda il salmo 139, sa perfettamente dove e in quale situazione noi siamo. Ma ci rivolge questa sua Parola per farci uscire allo scoperto e metterci davanti a Lui, riconoscendo e confessandogli sinceramente pentiti il nostro peccato, affinché Egli ci salvi.
Allora, se ci presentiamo a Lui, innanzitutto Egli ci dice le inevitabili conseguenze del nostro peccato, ma non ci lascia privi della sua misericordia. Infatti nel versetto 21 di questo testo c’è scritto che “il Signore Dio fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle, e li vestì”.
Alla luce del messaggio evangelico queste parole significano che Dio, col suo perdono, ci riveste con un abito ben diverso dalle foglie di fico delle nostre fasulle giustificazioni, un abito che Egli stesso ci ha confezionato e ci dona. Quest’abito nuovo, dono della sua grazia, è Gesù Cristo. Infatti l’apostolo Paolo ci dice: “Voi tutti che siete stati battezzati in Cristo siete stati rivestiti di Cristo” (Galati 3/27), “che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (I Corinzi 1/30).
Perciò, se a quel “dove sei?” che il Signore rivolge anche a ognuno e ognuna di noi, rispondiamo confessandogli sinceramente dove siamo, cioè dove ci siamo messi, riceviamo la sua Parola di grazia, quindi possiamo ringraziarlo con tutto il nostro essere perché in Cristo Egli ci ha cercati, ci ha trovati e ci ha dato una vita nuova da vivere sempre con Lui, alla sua gloria. |