In quanto ai «sì» e ai «no», possiamo dire che la nostra vita ne conosce tanti. Conosce dei «sì», cioè esperimenta tempi e situazioni positivi, lieti, felici… ma conosce anche dei «no», cioè tempi e situazioni negativi, dolorosi, infelici… E per tanti a volte i «no» sono più numerosi e pesanti dei «sì».
Ma l’Evangelo ci annunzia un grande e irrevocabile «sì»: il «sì» di Dio assicurato a tutti gli esseri umani.
Questo «sì» Dio lo ha già pronunziato con le sue promesse, contenute e ribadite in tutto il Primo Testamento, adempiendole poi in Gesù Cristo: con la sua venuta nel mondo, la sua vita, la sua predicazione del Regno di Dio e le sue opere che ne hanno dato i segni, con il sacrifico della sua vita per la redenzione dell’umanità e con la sua risurrezione, con la quale egli ha dato il pegno certo che questa redenzione sarà pienamente realizzata da tutti per sempre.
Potremmo dire che Dio, in tutto il tempo precedente la venuta di Cristo, ha più volte promesso di volerci donare un assegno contenente la nostra liberazione da ogni male per sempre; poi, con la venuta e l’opera di Cristo, in lui e per mezzo di lui Dio ha firmato questo assegno e ce lo ha dato. Non ci resta dunque che aspettare il momento in cui lo riscuoteremo e godremo tutti i beni in esso contenuti.
Quest’Evangelo allora c’insegna come vivere tale attesa, cioè la speranza cristiana, che è diversa da tutte le altre. Infatti queste sono soltanto speranze umane, che nascono da desideri, aspirazioni, auspici, anche da promesse umane, che possono realizzarsi, ma non sempre e non tutte si realizzano. La speranza cristiana, invece, è saldamente fondata sulle promesse di Dio, il quale è fedele e mantiene la sua Parola: quella che Egli poi ha fatto “incarnare” in Gesù Cristo, nel quale e col quale essa è diventata evento storico per la realizzazione della salvezza di tutta l’umanità, anzi dell’intera creazione.
Insomma, il «sì» che Dio ha affermato nella venuta e nell’opera redentrice di Gesù Cristo lo paragonerei al biglietto di una grande lotteria che ci è stato donato, la cui vincita è già assicurata sin dal momento dell’estrazione, ma il cui importo sarà riscosso solo in altro momento. Perciò chiunque viene accertato che il suo biglietto è vincente, da quel momento in poi fa festa, si rallegra grandemente, anche se sa che deve ancora aspettare del tempo per riscuotere quella grossa somma.
Per questo motivo l’apostolo Paolo esorta i credenti in Cristo ad essere “allegri nella speranza” (Rom. 12/12), in questa speranza. Ciò non vuol dire di far festa anche nelle sofferenze, come se esse non esistessero o fossero annullate (sappiamo come lo stesso Gesù visse la sua sofferenza sulla croce), ma che pure in esse la fiduciosa attesa della salvezza porta la sua luce e dà la sua forza da poterle affrontare con la certezza che termineranno non con la morte, ma con la risurrezione e la vita eterna nella gioia con Cristo e con Dio. |