I Vangeli ci riferiscono che “segni” del Regno di Dio Gesù ne ha dati tanti, con le guarigioni ed altre opere potenti che ha fatto; ma i Giudei gli hanno chiesto più volte e in diverse occasioni, fino a quando egli era sulla croce, di darne uno speciale che, secondo loro, dimostrasse divinamente e incontestabilmente che egli era il Messia mandato da Dio per stabilire il suo Regno nel mondo.
Più tardi l’apostolo Paolo notava ancora che “i Giudei chiedono miracoli”, cioè una miracolosa incontestabile dimostrazione divina della messianicità di Gesù, e aggiungeva che “i Greci cercano sapienza”, cioè dimostrazioni filosofiche secondo la ragione umana (1 Cor. 1, 29), per convincersi che Gesù è veramente il Salvatore del mondo.
La questione posta sia dai Giudei che dai non Giudei è sostanzialmente sempre la stessa e sempre attuale: essa consiste nella pretesa umana naturale, che prescinde dalla fede, di avere una dimostrazione del tutto evidente - divina o razionale o scientifica - che provi senza ombra di dubbio che Gesù è colui mediante il quale Dio veramente si rivela e salva l’umanità.
A questa richiesta Gesù ha risposto: “Questa generazione malvagia e adultera” - non solo quella a lui contemporanea, ma anche quella di ogni tempo e quindi anche la nostra - “chiede un segno; e segno alcuno non le sarà dato, tranne il segno del profeta Giona”.
Secondo il racconto biblico, il profeta Giona,fu inghiottito da un grosso pesce, ma dopo tre giorni fu da quello vomitato vivo su di una spiaggia. Quindi il paragone di Gesù è un riferimento essenziale alla sua crocifissione, morte e risurrezione. In altre parole, a chi gli chiede un segno speciale che dimostri che egli è il Messia mandato da Dio nel mondo per liberarlo finalmente da tutti i mali, Gesù risponde indicando il fatto centrale della sua opera di redenzione: la sua morte in croce e la sua risurrezione.
Ed effettivamente proprio in questo fatto essenziale Dio stesso ha manifestato per mezzo di Gesù tutta la grandezza della sua potenza, “che si dimostra perfetta nella debolezza” (2 Cor. 12, 9), della sua sapienza, che è infinitamente più alta dei pensieri e della sapienza degli umani (Isa. 55, 8-9), e del “suo amore, che supera ogni conoscenza” (Efes. 3, 18-19).
Eccolo qui, dunque, il segno per eccellenza con cui Dio ha voluto e vuole rivelare se stesso, la sua vera identità, la sua sapienza, la sua potenza e il suo amore, del quale l’evangelista Giovanni ci dice: “Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca ma abbia vita eterna” (Giov. 3, 16). |