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IL VANGELO OGGI
 
La paura primitiva
di Sergio Ribet

«Adamo ed Eva udirono la voce di Dio il Signore, il quale camminava nel giardino sul far della sera; e l’uomo e sua moglie si nascosero dalla presenza di Dio il Signore fra gli alberi del giardino. Dio il Signore chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei? Egli rispose: Ho udito la tua voce nel giardino e ho avuto paura, perché ero nudo, e mi sono nascosto.» (Genesi 3/8-10)

C’è una parola chiave in questo passo biblico? Direi di no. Ci sono molte parole chiave, perciò dovremo studiare, ruminare, comprendere le singole parole, ma soprattutto il racconto nel suo insieme.
In quel tempo primordiale l’essere umano udiva la voce di Dio e poteva sentire il Signore mentre camminava vicino a lui. Non solo: sentivano anche la presenza di Dio. Davanti alla presenza di Dio, che cosa fanno Adamo ed Eva? Si nascosero. Il Signore continua a cercarli. Dio chiamò l’uomo, e gli disse Dove sei? Dio cerca di essere ancora vicino all’uomo, lo chiama, gli chiede dove si è nascosto.

In questo passo biblico non c’è nessuna azione o parola di Dio che sia “contro” l’uomo. Ma l’essere umano non capisce questa bontà di Dio. Come si comporta, che cosa risponde Adamo? Dice: ho udito la tua voce, ma ho avuto paura perché ero nudo e mi sono nascosto. Possiamo, forse, comprendere la paura, che spesso ci cade addosso anche se non sappiamo perché. Ma la scusa di Adamo “ero nudo”, non è una parola insolente verso colui che lo ha creato? E come può dire, a colui che conosce ogni cosa, “mi sono nascosto”? Possiamo nasconderci davanti a chi ci vede, ci ha creati, e ci ha dato la vita? Queste parole di Adamo (ma anche di tutti noi, uomini e donne) sono piene di menzogna. Forse anche senza che ci accorgiamo della bugia che usiamo, per noi e per Dio, e sperando di farla franca.

Fin qui le singole parole. Vediamo che queste parole sono necessarie per il racconto, il messaggio che c’è nel capitolo 3 della Genesi. Il racconto ci dice che Dio, anche oggi, ci è vicino, ci parla, ci dà una via d’uscita dal nostro cammino, cerca in tutti i modi di salvarci. Il problema è: come possiamo intrecciare la volontà di Dio e la nostra? Che cosa era il contesto al tempo della Genesi? Cosa è il punto di vista dell’Antico Testamento? E’ interessante constatare che la paura è citata sia nell’Antico Testamento (circa trenta volte), sia nel Nuovo Testamento (sedici volte, più quattro volte nel versetto 18 della prima Lettera di Giovanni, capitolo 4).

Ma come possiamo comprendere che cosa è la paura al giorno d’oggi? In parte ripetiamo quanto sta nella Bibbia. A volte ci sentiamo nudi davanti a chi ci interroga. A volte cerchiamo una menzogna comprensibile piuttosto che dire quali sono i peccati, gli errori, le ignoranze che abbiamo. Ma le nostre paure sono più spesso la paura di sentire il dolore (fisico o no), la paura della morte, la paura di perdere la memoria, di ammalarci, di restare soli. Nell’Antico Testamento la paura è sovente quella che si ha contro i nemici, contro cose materiali. Oggi è più la psiche che non la vita che ci fa paura.Eppure la paura primitiva, che nasce da centinaia o migliaia di anni fa, a volte raggiunge anche noi. Per esempio, è una sensibilità primordiale la paura che ci viene addosso quando abbiamo fatto del male, e ci nascondiamo per non essere chiamati a rendere conto delle nostre malvagità.

C’è un messaggio comune per comprendere, come persone “credenti”, l’antica paura e la nostra paura oggi? Penso che la parola della prima Lettera di Giovanni ci può aiutare. Vogliamo credere in quello che Giovanni ci presenta: Nell’amore non c’è paura. Che cosa è l’amore? E’ difficile capirlo, definirlo. Credo che potremmo dire: quello che non ci spaventa, quel che non ci dà timore, quel che non ci dà terrore, quel che ci dà serenità e sicurezza, perché Dio è misericordioso e non ci abbandona.

 
   
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