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IL VANGELO OGGI
 
La paura primitiva - 2
di Sergio Ribet

«Giacobbe “fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima toccava il cielo; e gli angeli di Dio salivano e scendevano per la scala”. [...] Giacobbe “ebbe paura: come è tremendo questo luogo! Questo non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo”». (Genesi 28/12;17)

Che cosa fa paura a Giacobbe?
Un sogno? Forse, dato che in quei tempi si pensava che Dio parlasse agli uomini attraverso i sogni. Ma Giacobbe non è una persona che si potrebbe pensare come “credente”.
Le parole di Dio nel sogno sono state ascoltate? Ma queste non sono nemiche, anzi sono amichevoli.
Il luogo dove si trova? Certamente Giacobbe è stanco, ha viaggiato di corsa, e si è coricato sulle pietre del posto, non in un comodo letto, e può avere paura.

Probabilmente è l’insieme di queste cose che tormenta Giacobbe. Egli si accorge che qualcuno, dall’alto, cerca di dialogare con lui. Intuisce che Dio lo cerca, anche se lui non lo ha cercato. E questo luogo pietroso diventa per lui “la casa di Dio”, e la porta del cielo. E’ una paura collegata con il timore di Dio.

C’è un altro aspetto che può farci capire meglio che cosa sta succedendo. Giacobbe: chi è? Nemmeno lui lo sa. Da un lato, egli è un imbroglione, un furbastro, certo non una persona da imitare. Ma è anche un lavoratore indefesso, capace, intelligente, anche se la sua intelligenza viene usata spesso per sé, e non per gli altri. In fondo Giacobbe è un uomo come noi. Con momenti positivi, e momenti negativi. Con l’uso della verità, ma anche della menzogna.

La chiave che ci può spiegare la paura di Giacobbe è che egli, probabilmente per la prima volta, si accorge che la sua vita deve cambiare. E’ l’inizio di una “conversione”, titubante, non ancora completa. Solo quando incontrerà un “angelo di Dio”, o “Dio stesso”, egli diventerà un “nuovo Giacobbe” (Genesi, cap.32, vers.25-33). Però è proprio il primo momento di paura, provvidenziale (anche se non ancora completamente risolutivo), che apre una nuova vita a Giacobbe. Dio è paziente, sa attendere, ma insiste verso Giacobbe, dimostrando che egli non abbandona questo “figlio prodigo”.

Racconta la Bibbia ai tuoi ragazzi, ed. ClaudianaUn ultimo modo per comprendere questa paura non tocca solo Giacobbe, ma la saga di tutta la sua famiglia, e in particolare quella tra due gemelli, Esaù e Giacobbe, figli di Isacco e di Rebecca. Prima nasce Esaù, dopo Giacobbe. Genesi, cap. 25, vers. 26: “Giacobbe con la mano teneva il calcagno di Esaù”. Mi sono ricordato di un commentario semplice, ma denso, scritto da Maria G. Girardet e Thomas Soggin, con l’aiuto di molti esperti. Il titolo di questo libro ci dice molto: “Racconta la Bibbia ai tuoi ragazzi”. Un testo scritto con molta umiltà, per farsi capire, anche con umorismo, dai lettori giovani e giovanissimi. E se i ragazzi capiscono, anche gli adulti capiranno.

Ci sono molti momenti non belli nella famiglia di Giacobbe. Chi sarà l’erede, Esaù o Giacobbe? I due gemelli non si somigliano per niente. Come si capiranno? Il racconto di questa famiglia è lunghissimo: metà della Genesi (dal capitolo 25 fino al capitolo 50). E’ un romanzo che vale la pena di leggere, o rileggere, anche perché c’è una sorte di lieto fine.

E’ proprio questo fatto, una famiglia piena di paura ma anche di speranza, che ci permette di comprendere questa vita. Una vita sempre in bilico, come la nostra. La Bibbia non vuole darci risposte, ma piuttosto ci stimola a trovare delle domande, a noi stessi, e anche a Dio.

 
   
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