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IL VANGELO OGGI
 
Un Natale di paura
di Sergio Ribet

Matteo, 2,19-22

QUARTA RIFLESSIONE SULLA PAURA di Sergio Ribet Matteo, capitolo 2, versetti 19-22 Dopo la morte di Erode, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, in Egitto. L’angelo gli disse: “Alzati, prendi il bambino e sua madre e torna con loro nella terra di Israele: perché ormai sono morti quelli che cercavano di far morire il bambino.” Giuseppe si alzò, prese con se il bambino e sua madre e ritornò nella terra di Israele. Ma venuto a sapere che al posto di Erode era diventato re della Giudea suo figlio Archelao, ebbe PAURA di fermarsi in quella regione. Informato da un sogno, partì allora verso la Galilea. Il titolo che darei a questo testo biblico, sarebbe: UN NATALE DI PAURA. Potrebbe farci pensare ad un film “thriller”, all’americana. ma in realtà siamo qui al centro del Natale secondo Matteo. Fra poco celebreremo la prima domenica dell’Avvento. Siamo abituati di pensare ad un Holy Christmas (Santo Natale) e più ancora ad un Happy Christmas (felice Natale). Cantiamo “Notte stellata, notte beata, “Santa notte di Natale”, eccetera. Ci siamo fermati ad una immagine gioiosa. Certo c’è gioia nel racconto di Natale, in Matteo e in Luca. Una bella “sacra famiglia”, la visita dei Re Magi (in Matteo) e dei pastori, guidati dagli angeli (in Luca). Ci piace un Natale dolce, forse per parlare del Natale ai nostri bambini e bambine. Ma, rileggendo l’evangelo di Matteo, ecco che troviamo un Natale tragico, pesante, per Maria e Giuseppe. Il bambino Gesù forse non si accorge del dramma che sta vivendo. Ha l’appoggio, la protezione della mamma e del papà. Ricordiamoci che il vangelo di Matteo potrebbe anche essere chiamato il vangelo “secondo Giuseppe”, mentre in Luca troviamo il vangelo “secondo Maria”. Giuseppe, nel testo di Matteo, ha un forte aiuto, dall’angelo, da Dio, nel sogno. Maria non fa che obbedire. E forse proprio per questo è la persona che più vede il dramma, la tragedia, intorno alla sua famiglia. E la PAURA che c’è in questo racconto non può essere cancellata. Qualche esempio. Siamo abituati a pensare che Gesù, il salvatore, ci dà la vita. Ma nella “strage degli innocenti” sono i bambini che muoiono coloro che danno, in qualche modo, la vita al bambino Gesù. E non è casuale la voce di Rachele che “piange i suoi figli, e non vuole essere consolata, perché essi non ci sono più” (Matteo 2, vers.18). Maria è una nuova “Rachele”. Sembra non apparire nella scena. Ma in realtà terrà in braccio il suo bambino in questo momento non facile, e sarà accanto a suo figlio fino alla sua morte sulla croce. Cerchiamo di comprendere quale può essere lo stato d’animo di questa famiglia povera, che non ha una casa. Maria che è, agli occhi di molti, una ragazza madre. Giuseppe, uomo “giusto”, onesto, ascolta l’angelo del Signore che gli sta accanto. Ma anche lui è turbato. Come salvare la sua famiglia? Anche se l’angelo è una vera guardia del corpo per Gesù, Giuseppe e Maria, il percorso che dovranno fare i tre è un continuo fuggire, scappare. Non hanno passaporti, documenti, sono dei “sans papier”, degli apolidi, dei migranti. Non hanno nulla, cercano solo di sopravvivere, soprattutto per salvare il bambino, il Salvatore. E’ una storia attuale, moderna, quella che Matteo ci rivela. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Questo racconto ci fa comprendere che la PAURA che tocca tutti noi, in alcuni momenti della nostra vita, può essere anche una difesa che ci viene data, per uscire dalla gabbia che sentiamo intorno a noi. la paura può suggerirci la via d’uscita, nel cammino pesante che a volte dobbiamo seguire. Che cosa è la Parola che ci salva? La troviamo nel testo della 1°Lettera di Giovanni (cap.4, vers.18), una parola scritta in modo nuovo, pieno di speranza, oserei anche dire in modo poetico e filosofico: Chi vive nell’amore di Dio non ha paura. Anzi, l’amore di Dio è veramente perfetto in noi, caccia via la paura. L’antidoto della paura che tocca a noi tutti, non è la fuga: è l’amore di Dio.
 
   
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