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IL VANGELO OGGI
 
L'ansia del domani
di Giovanna Pons

«Perciò vi dico: non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete; né per il vostro corpo, di che vi vestirete. Non è la vita più del nutrimento, e il corpo più del vestito?». «Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più»
(Matteo 6/ 25 e 33)

La nostra vita e il nostro corpo sono opera di Dio creatore, per questo Gesù ci chiede di mettere la fede al posto delle preoccupazioni. Quello che ci preoccupa è una piccolezza in confronto a ciò che Dio ci ha donato. A che cosa ci serve il nutrimento e il vestito se non sappiamo riconoscere la vita come il meraviglioso dono di Dio? Ma, dopo la morte e la resurrezione di Gesù, non possiamo riferirci semplicemente alla bontà della prima creazione. Dobbiamo pensare anche al Regno di Dio che viene, la cui luce non fa solo sorgere l’immagine di una nuova vita futura, ma illumina a fondo anche l’attuale vita storica. La luce del Regno che viene illumina ciò che è creazione di Dio, ma ne svela anche la deformazione e le tenebre che in essa irrompono.

La storia che noi viviamo, tra la prima creazione e l’attesa della seconda, è ancora dominata dal potere dell’abisso e del caos, dall’informe e vuoto, dal nulla, dalla negazione della vita. Infatti la creazione geme a causa del nonsenso delle nostre azioni (Romani 8/ 19-25) che provocano nuove malattie dovute a uno sviluppo non sostenibile, all’inquinamento prodotto dall’industria, alle guerre, le cui armi di distruzione di massa non sono ancora state messe al bando. Le notizie che ci giungono dai mezzi di comunicazione di massa ci spaventano: non molto tempo fa ci fu un’ecatombe di bovini, oggi si massacrano polli e tacchini, persino il latte per i bambini può essere avariato. In questo contesto ci sembra lecita la domanda: «Che cosa mangeremo, che cosa berremo, di che cosa ci vestiremo? Come sopravviveremo, come sopravviveranno le future generazioni?».

E se ci guardiamo intorno vediamo che i poveri aumentano e i ricchi diventano sempre più ricchi. Come combattere l’ingiustizia sociale? Ci sentiamo impotenti. Come vivere da esseri liberi in un mondo sempre più caotico e compromesso dal peccato? La nostra liberazione non si attuerà attraverso un processo storico di sviluppo oppure attraverso un battaglia politica o sociale o scientifica, ma attraverso la fede in Dio che fa «ogni cosa nuova», si attuerà attraverso il combattimento della fede. Perché Gesù è venuto a liberarci dall’ansia che nasce dal peccato, mediante il perdono, affinché possiamo imparare ad agire in modo nuovo. E il modo nuovo è seguire la sua prassi: là dove la donna e l’uomo vivono e soffrono dobbiamo incarnare il suo comandamento diventando compagni di strada degli assetati di giustizia. Così spariscono le preoccupazioni e possiamo finalmente annunciare un Dio diverso da quello della religione o della politica: un Dio identico al Dio dell’Esodo, al Dio della liberazione.

Tratto da Riforma del 2 dicembre 2005

 
   
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