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IL VANGELO OGGI
 
L'Avvento e la crisi della chiesa
di Claudio Tron

«5 Al tempo di Erode, re della Giudea, c’era un sacerdote di nome Zaccaria, del turno di Abìa; sua moglie era discendente di Aaronne e si chiamava Elisabetta. 6 Erano entrambi giusti davanti a Dio e osservavano in modo irreprensibile tutti i comandamenti e i precetti del Signore. 7 Essi non avevano figli perché Elisabetta era sterile ed erano tutti e due in età avanzata. 8 Mentre Zaccaria esercitava il sacerdozio davanti a Dio nell’ordine del suo turno, 9 secondo la consuetudine del sacerdozio, gli toccò in sorte di entrare nel tempio del Signore per offrirvi il profumo; 10 e tutta la moltitudine del popolo stava fuori in preghiera nell’ora del profumo. 11 E gli apparve un angelo del Signore, in piedi alla destra dell’altare dei profumi. 12 Zaccaria lo vide e fu turbato e preso da spavento. 13 Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, perché la tua preghiera è stata esaudita; tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio e gli porrai nome Giovanni. 14 Tu ne avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno per la sua nascita. 15 Perché sarà grande davanti al Signore. Non berrà né vino né bevande alcoliche, e sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre; 16 convertirà molti dei figli di Israele al Signore, loro Dio”»
(Luca 1, 5-16)

Mentre Giovanni fa iniziare l’Avvento nell’eternità di Dio e Matteo lo fa coincidere con la storia secolare del popolo di Dio, Luca ci scaraventa immediatamente nel tempo presente. Non potrebbe darci una descrizione più efficace della crisi della chiesa. Zaccaria ed Elisabetta erano entrambi giusti davanti a Dio – forse la nostra crisi su questo punto è un po’ più grave – ma erano vecchi e sterili. La giustizia davanti a Dio non rende automaticamente feconda la chiesa.
Il problema della messa alla prova del giusto e del successo dell’ingiusto percorre tutta la Bibbia senza che ci sia proposta nessuna soluzione.
Ecco, dunque, Zaccaria ed Elisabetta, personificazione della crisi della chiesa. La liturgia nel tempio si svolge regolarmente, i turni di servizio sono ordinati con cura, ma figli niente. Figli spirituali, per noi, nemmeno; o molto pochi.
Ma arriva un angelo
Eccola la chiesa dell’Avvento. L’anno scorso le chiese valdesi e metodiste l’hanno iniziato proprio meditando sulla loro crisi e il pensiero biblico non è stato quello dell’Avvento in Luca, ma quello delle Lamentazioni: il rotolo letto con tristezza nell’anniversario della distruzione del tempio di Gerusalemme. La consolazione e la fiducia non sono mancate ricordando con Paolo che “né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezze, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8,38-39). Quest’anno ricordiamo come l’hanno vissuto queste due figure fisiche, questi due coniugi sterili per destino incomprensibile e cascanti per l’avanzare dell’età. Il tempio, a differenza della situazione ricordata nelle Lamentazioni, c’è e funziona. Ma la rassegnata prestazione liturgica di Zaccaria è fatta senza entusiasmo ugualmente.
Ma arriva un angelo. Credo che sia un’esperienza anche di molti nostri pastori e di molti credenti impegnati. Ci sono nel corso degli anni di servizio, soprattutto quando si è avanti nell’età, dei momenti in cui verrebbe voglia di gettare la spugna, di finire il turno, certo, perché c’è un patto con la chiesa per cui non la si abbandona senza preavviso. Ma, finito il turno, pensione, emeritazione, riposo. Proprio quando il pensiero è questo, arriva un angelo, che magari ti toglie la parola, perché sai solo dire parole di consolazione rassegnata, ma non sai più dare nessuna spinta… Personalmente quando sento più acuta questa situazione, arriva anche sempre per me un angelo che mi dice che il mondo – anche il mio mondo – continua.

Tratto da Riforma del 16 dicembre 2005

 
   
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