«Voi siete brutti. Anche noi siamo brutti, ma voi più di noi». Così dice un improbabile attore in un albo di Asterix, il ben noto fumetto «gallico». Però questa sembra anche il succo della campagna elettorale in vista delle prossime elezioni politiche. È logico che ogni candidato cerchi di vincere e quindi, poiché in una democrazia viene eletto sostanzialmente chi riporta più voti, di convincere noi elettori ad affidare a lui o a lei il nostro voto. Fin qui nulla di strano: semmai la vera stranezza è ciò che ogni candidato cerca di comunicare. Non ascoltiamo quello che i candidati o i loro partiti intendono fare qualora risultino vincitori, non i loro programmi, le loro priorità e (perché no) i loro sogni; tutti i discorsi che ho colto finora ricordano piuttosto l’affermazione del fumetto: voi siete peggio di noi, voi siete stati peggio di noi, voi sareste peggio di noi se doveste vincere. E questo, nel pieno rispetto della par condicio, lo si sente affermare da destra, dal centro e da sinistra. Ascoltiamo persone che sfoggiano autoritarismo, ma dov’è la ben più necessaria autorità?
Come in molte altre occasioni, scopriamo nel versetto che ci guida oggi una parola che ci incontra, con la sua massima sobrietà, nella nostra vita e nei suoi interrogativi. Gesù è semplicemente autorità: non il proporre se stessi, nulla di gridato e nulla che deve distruggere gli avversari per emergere. Gesù è autorità ed essa viene sinceramente riconosciuta anche da coloro che sono e rimangono suoi avversari: essi devono riconoscere che fra ciò che questo predicatore galileo dice e ciò che è in grado di fare, fra ciò che propone e ciò che realmente fa e porta a compimento non c’è differenza. L’autorità di Gesù nasce dalla Parola autorevole che il Padre gli ha affidato e che egli dimostra di saper portare realmente: il suo è un parlare potente, un parlare che diventa azione e un’azione che si manifesta nel servizio. L’autorità di Gesù non sfocia nel dominio, nell’autoritarismo, ma al contrario è reale proprio quando Gesù mette in gioco ogni cosa, anche la sua stessa vita per servire la Parola che proclama. In primo luogo l’autorità di Gesù è reale, è riconoscibile, quasi palpabile nell’incontrarlo, perché Gesù ha qualcosa da dire.
Forse il nostro compito di cittadini, osservando l’agire di Gesù, consiste prima di tutto nel ricordare ai nostri politici (o aspiranti tali) che prima di parlare è sempre opportuno avere in mente qualcosa di cui parlare, che prima di denigrare l’avversario è auspicabile avere almeno un’alternativa da proporre. Venire meno a questo nostro diritto-dovere e lamentarci solamente, magari facendo nostra ancora la frase di Asterix (riferita al luogo dove si esercita il potere politico): «Spqr: Sono pazzi questi romani», non è certo una degna testimonianza che diamo alla Parola potente che ci è stata rivolta e che ci ha chiamati al suo servizio.
Tratto da Riforma del 3 febbraio 2006 |