La parola "sacrificio" non ci piace probabilmente in generale, perché spesso viene associata a tristi rinunce, magari economiche, ad azioni cui siamo costretti o portati dagli eventi.
La morte in croce di Cristo è stato l’ultimo e definitivo sacrificio, che ha fatto sì che nessun altro sacrificio sia da allora in poi necessario, come ben spiega la lettera agli Ebrei: "Gesù, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio" (Ebrei 10,12; vedi anche cap. 9).
Siamo dunque autorizzati a non utilizzare il termine sacrifico per alcun atto religioso o umano da noi compiuto, proprio perché l’ultimo sacrificio è stato compiuto da Cristo morendo in croce.
È però bene mantenere il termine sacrificio per indicare la morte di Cristo, non per coltivare un ricordo lugubre della sua morte, ma piuttosto per non dimenticare il caro prezzo che Dio ha pagato perché noi avessimo una nuova vita, segnata dalla grazia e dalla riconciliazione, costata a lui la morte del suo Figlio.
Al di là di questa breve riflessione sul termine sacrificio, le parole dell’apostolo ci danno una preziosissima indicazione sul senso e sull’orizzonte in cui avvengono gli eventi della crocifissione di Gesù e della sua risurrezione nel giorno di Pasqua.
Cristo non è morto soltanto per i nostri peccati, ma per quelli di tutto il mondo. La portata degli eventi che accadono tra il Venerdì Santo e la domenica di Pasqua è universale. Universale non vuol dire soltanto che l’evangelo è indirizzato a tutto il mondo in senso quantitativo, ma anche che l’evangelo riguarda tutta la vita, nessun aspetto escluso.
Si potrebbe anche interpretare questo "per tutto il mondo" nel senso di pubblico. L’evangelo di Pasqua non è un messaggio di cui io debba gioire soltanto nel mio privato di singolo credente, di famiglia, di comunità.
Potremmo anche dire che la risurrezione di Cristo ha come orizzonte la risurrezione del mondo, non solo nell’ultimo giorno, ma qui ed ora. Una risurrezione alla nuova vita che ci mostra e indica l’evangelo: una vita fondata sulla gratuità, sulla riconciliazione, sulla speranza, sulla giustizia, sulla libertà.
Questa è la sfida dell’evangelo di Pasqua: essere capaci non soltanto di predicarlo a tutto il mondo (ammesso che ne siamo capaci!), ma anche di viverlo insieme a tutto il mondo.
Saremo capaci di non “privatizzare” la nostra gioia e la nostra speranza di Pasqua, ma di renderle pubbliche e contagiare così il mondo a partire da quelli che sono più vicini a noi?
Non soltanto per i nostri peccati è morto e risorto Gesù Cristo, non soltanto per il nostro perdono, non soltanto per la nostra gioia, non soltanto per la nostra speranza, ma per il perdono, per la gioia, per la speranza di tutto il mondo! |