«Allora egli scese e si tuffò sette volte nel Giordano, secondo la parola dell’uomo di Dio; e la sua carne tornò come la carne di un bambino; egli era guarito. Poi tornò con tutto il suo seguito dall’uomo di Dio, andò a presentarsi davanti a lui, e disse: “Ecco, io riconosco adesso che non c’è nessun Dio in tutta la terra, fuorché in Israele. E ora, ti prego, accetta un regalo dal tuo servo”. Ma Eliseo rispose: “Com’è vero che vive il Signore di cui sono servo, io non accetterò nulla”. Naaman insisteva perché accettasse, ma egli rifiutò. Allora Naaman disse: “Poiché non vuoi, permetti almeno che io, tuo servo, mi faccia dare tanta terra quanta ne porteranno due muli; poiché il tuo servo non offrirà più olocausti e sacrifici ad altri dèi, ma solo al Signore”»
(II Re 5,14-17) |
Naaman il generale della Siria vincitrice della guerra, Naaman il conquistatore è malato. Scopre che nella terra conquistata, terra di schiavi e di sottomessi, c’è un uomo, l’uomo di Dio, Eliseo, che può salvarlo. Parte con i muli pieni di doni per onorarlo e comprare, con la ricchezza che gli viene dal potere, la guarigione e la salvezza. Alla fine del viaggio, Naaman avrà vissuto la conversione: voleva comprare e riceverà gratuitamente; desiderava che lo si trattasse con gli onori dovuti a un conquistatore e si dichiarerà servo; al suo arrivo la terra gli apparteneva, come appartiene ai vincitori, e chiederà a Eliseo di poterne portare un po’ a casa sua.
La terra. Teatro di questa storia è quella stessa terra contesa da Israeliani e Palestinesi da quasi sessant’anni. Da qualche giorno si è insediato il governo di Ehud Olmert e nel suo discorso di insediamento alla Knesset, il premier ha parlato della terra e del suo futuro destino. «Avremo presto nuovi confini, spartiremo la terra con i Palestinesi – ha dichiarato –. Porterò sempre nel cuore il sogno del Grande Israele, tuttavia i desideri non costituiscono un programma politico». Onorevole il suo impegno, inutile negarlo, e speriamo porti i frutti di pace che si attendono.
Terra in cambio di sicurezza, è questa la soluzione predicata da decenni dai più illuminati e pragmatici analisti per la questione palestinese. Non sarò certo io a metterla in dubbio. Ma ho l’impressione che l’idea di terra che si trova in questo testo sia differente e che in essa si trovi la cifra della conversione di Naaman, il generale Siro. Egli vuole che la terra, testimone della sua nuova fede, viaggi con i suoi muli per testimoniare di un incontro, di un mutamento di prospettiva. Se la terra viaggia con me, sembra dire Naaman a Eliseo, io potrò vivere la mia identità di credente dappertutto e la terra stessa perderà il suo valore di conquista. Non ci sono qui vincitori e vinti, ma persone che viaggiano portandosi appresso il senso delle scoperte fatte. Questa storia, ovviamente, non riguarda solo Kadima e Hamas. Sembra che oggi non ci sia bisogno di quei muli: la questione è quanta terra tocca a chi, basta che resti ferma e la gente non ci viaggi sopra. Preferiamo ancora i muri ai muli.
Tratto da Riforma del 12 maggio 2006 |