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IL VANGELO OGGI
 
Sesso e fede

«E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna»
(Matteo 19,29)

Giorni fa è stato trasmesso in televisione Sedotta e abbandonata, film di Pietro Germi con una splendida Stefania Sandrelli, sedicenne disonorata e costretta a sposare Peppino per mantenere il buon nome della famiglia. Nell’ultima scena, sul busto eretto alla memoria del padre della ragazza, morto di crepacuore, è ben leggibile la scritta «Onore e famiglia». La famiglia, la sua centralità e la sua difesa sono state al centro dell’ultima campagna elettorale, nonché delle pubblicità politiche di entrambi gli schieramenti. Alla famiglia, unità singolare indissolubile, si rivolge la gerarchia cattolica come baluardo contro la dissoluzione. Anche nelle chiese evangeliche, forse per uno spesso inevitabile condizionamento culturale, ma anche per una sincera preoccupazione di fedeltà all’Evangelo, ci si riferisce alla famiglia, fondata sul matrimonio, come a qualcosa di statico e immutabile, che non ammette pluralità. Così anche la discussione sui patti civili di solidarietà (Pacs), diventa qualcosa che deve avere a che vedere con il dettato biblico.

Cercare nelle Scritture la risposta alle problematiche etiche contemporanee può essere sconcertante. Ciò che le Scritture intendono come etica sessuale è molto diverso da quello che possiamo intendere oggi; nondimeno, proprio la distanza culturale e del contesto storico può aiutarci a meglio leggere, più criticamente, il nostro presente alla luce della grazia di Dio in Gesù Cristo. La purità e la proprietà rappresentavano la cornice entro cui si muoveva l’etica sessuale nell’Antico Testamento: da proprietà del padre, la donna passava a essere proprietà del marito e le offese al matrimonio, quali l’adulterio, l’incesto, la prostituzione erano offese alla proprietà dell’uomo.

Gesù ridimensiona la famiglia e le dà una nuova cornice, basata sulla reciprocità. Porta agli estremi gli insegnamenti dell’Antico Testamento e ridefinisce adulterio e divorzio, dando anche alla donna un diritto indissolubile sull’uomo, perché entrambi creati «a immagine di Dio». E chiama dono la possibilità di vivere insieme a lungo. Di fronte ai suoi insegnamenti i discepoli rispondono: «Se tale è la situazione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene prendere moglie». Risposta che induce alcuni interrogativi anche al presente.
L’etica sessuale, che tanto interesse suscita e tanti animi smuove, è un aspetto assolutamente secondario nelle Scritture rispetto alla chiamata a cercare il Regno di Dio e la sua giustizia: perché non infervorarsi altrettanto nei confronti dei ladri che prendono il potere, delle ingiustizie, della povertà? Eppure sono le questioni etiche che sono viste come minacce per l’unità delle chiese: non c’è forse l’esigenza di una riflessione più profonda sulle affermazioni fondamentali sulla grazia di Dio e sull’umanità sotto la sua grazia?

Tratto da Riforma del 9 giugno 2006

 
   
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