"Sei tu? O ne dobbiamo aspettare un altro?" E’ importante ascoltare la domanda di Giovanni Battista in questi giorni di attesa del Natale. Ci sembra scontato ogni anno celebrare il Natale, ma non lo è.
Sei tu colui che colma le promesse, che riempie la nostra speranza? Sei proprio tu, Signore, che sconfiggi il male? Dobbiamo credere in te? E’ con te che la nostra travagliata storia umana riceve il suo riscatto? Sei tu quello che aspettavamo, che porta finalmente salvezza ai diseredati, pace al mondo, libertà a coloro che ne sono privi,… oppure ci siamo sbagliati, e il Natale è la nostra festa invernale calda di sentimenti e di buone intenzioni, ma vuota rispetto al significato che ogni chiesa cristiana gli attribuisce?
Giovanni Battista, il precursore, l’araldo, colui che esiste in funzione di Gesù il Cristo ha una domanda vera. A guardar bene Gesù non è esattamente quello che ci si può immaginare come salvatore: è così umano, da apparire troppo umano! Gesù non si impone, si offre alla discussione della piazza, non vince i suoi nemici ma tutt’ al più si sottrae fin che può alla loro violenza. E il massimo della sua debolezza e discutibilità deve ancora venire… e sarà la croce, il culmine della sconfitta e dell’esclusione.
La domanda di Giovanni Battista può essere la nostra domanda, la domanda di uomini e donne che credono e che hanno scommesso su Gesù la loro fede, ma che hanno bisogno di essere accolti, confermati perché riconoscono che il Signore la cui venuta al mondo festeggiamo a Natale, ci chiama ad una fede che non evita lo scandalo, e rimane Egli stesso, discutibile e discusso.
"Sei tu Signore colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?" In questa domanda seria, vera, sofferta, c’è un fatto importante, decisivo: ed è la scelta dell’ interlocutore. Non è un interrogativo disilluso e un po’ disperato di chi ha perso la speranza, né una domanda retorica che conosce già la sua risposta. E’ una domanda indirizzata a Gesù. Una domanda che vuole una risposta e sa di poterla avere da Gesù soltanto e da nessun altro. Possiamo imparare dal Battista e indirizzare al Signore gli interrogativi profondi della nostra vita. Non sono parole al vento, ma parole che indirizzate e certe sulla scia del Battista che la risposta viene e che quell’uomo troppo umano che è Gesù, che partecipa alla stessa storia che viviamo noi e che la soffre fino a morirne, è il Signore che vince la morte e apre la vita alla sua buona notizia. Buon Natale. |