Tommaso è uno degli apostoli più simpatici. Un po’ ingenuo, certamente entusiasta e generoso, curioso, diffidente al punto giusto, uno di quelli che non ha capito proprio tutto di Gesù, ma ha la spontaneità per dirglielo e di dare poi la sua professione di fede in modo molto lucido. La questione della strada da fare per andare nel luogo che il Signore ha preparato, la casa del Padre nientemeno, lo ha lasciato perplesso per qualche istante, ma poi ha capito: la via è lì davanti ai suoi occhi. Come non pensare a Bartimeo, anch’egli capace di vedere la via dopo la guarigione? La strada preparata dai profeti, la strada vissuta dall’umanità nell’attesa che la vita cambi, non è altro che Gesù in persona, colui che sta per venire, colui che è venuto e che quando è stato il momento ha lasciato questa terra per andare a preparare per tutti l’accoglienza nella casa del Padre suo e nostro.
«La via è scuola di vita, il luogo della formazione continua, si potrebbe dire. È nei capannelli che si formano davanti a un improvvisato banco del mercatino o sotto l’albero ombroso all’incrocio che si sviluppano le capacità necessarie a vivere autonomamente. Allora, se è così, è facile capire perché Gesù dice di essere la via. Perché è il maestro, è il consigliere ed è anche colui che ti fa sentire parte del suo popolo che è anche il tuo popolo o la tua comunità. È per mezzo suo che ottieni la cosa più importante, la liberazione dai condizionamenti, la capacità di lottare contro l’ingiustizia: è lui che ti salva dal peccato e dalla morte!». Così mi dice Berthin Nzonza parlandomi del suo paese, il Congo. Sarà pur così in Africa, ma qui in Europa, in una società opulenta nella quale molti non sanno che cosa farsene di Dio, nella quale tutti corrono e tengono gli occhi bassi perché temono brutti incontri, come è possibile aver tempo per imparare a vivere o per cercare di cambiare vita?
Eppure l’altro giorno un capannello di persone meno frettolose di altre si è fermato ad ascoltare sul marciapiede vicino al mercato un uomo che suonava uno strano strumento a corda, forse una cetra, da cui uscivano le riconoscibili, dolci melodie natalizie. Nella frenesia della preparazione del Natale qualcuno ha avuto il tempo per fermarsi. Se in questi giorni anche soltanto una persona o due si fermassero per strada a «vedere» e a «udire», cioè a collegare le melodie e le luci sfavillanti non a prodotti di consumo o a riti televisivi retorici e ripetitivi, ma a Colui che chiama a percorrere insieme la tortuosa via dell’esistenza allora sarebbe veramente Natale. Colui che viene è via, verità e vita. L’umanità ha urgente bisogno di scegliere la via dell’amore, ha urgente bisogno di verità vere, ha urgente bisogno di vita in mezzo ai continui segnali di morte e di distruzione che vengono da ogni parte. La via di Natale è tutto questo e tanto altro ancora!
Tratto da Riforma del 22 dicembre 2006 |