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IL VANGELO OGGI
 
Anno nuovo, vita nuova
di Piero Bensi

"Dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno dinanzi, proseguo il corso verso la meta"
(Filippesi 3/13 s.)

La fine di un anno e l’inizio di un anno nuovo, pur essendo in realtà un dato puramente astronomico - il termine di un giro intero di rivoluzione della Terra intorno al Sole - è sempre stato per le creature umane un momento di festa, di allegria, soprattutto di sollievo. Come se tutte le cose che ci hanno fatto soffrire e che sono state di peso nella nostra vita, improvvisamente sparissero (almeno per una notte!). Quando ero ragazzo a Torino (ma penso che l’usanza fosse in tutte le città) allo scoccare della mezzanotte si gettavano giù dalle finestre le pentole di coccio sbrecciate, piatti vecchi e altre stoviglie ormai logore. "Anno nuovo, vita nuova!" - si cantava allegri tutti insieme. Ovviamente a quell’epoca non c’erano le automobili parcheggiate lungo i marciapiedi e per un istante si aveva l’illusione che i guai dell’anno appena defunto fossero tutti passati.
In verità il nuovo anno non è altro che la conseguenza di quello trascorso. Il 2 gennaio i giornali ricominceranno a parlare degli stessi argomenti di due giorni prima. Insomma non aspettiamoci un gran miglioramento solo per un dato astronomico.

Esiste viceversa un aspetto della nostra vita umana (e particolarmente di noi credenti in Cristo) che dovrebbe farci riflettere. Ogni anno che passa è sempre carico di ricordi che ci portiamo appresso. Purtroppo accade sovente che i fatti che più ricordiamo siano proprio quelli meno gradevoli, che dovremmo dimenticare; mentre con tanta facilità dimentichiamo quelle cose che dovremmo invece ricordare. La nostra natura umana è fatta così. Chi di noi nell’anno appena terminato non ha ricevuto qualche offesa? Chi di noi non ha subito qualche torto? Chi di noi non è stato vittima di qualche cattiveria? Questi ricordi provocano in noi dei risentimenti, dei rancori, talvolta persino il desiderio di vendetta. Sentimenti che non possono avere spazio nell’animo di un credente, lo spazio che è occupato dallo Spirito Santo.
Perciò, all’inizio di questo nuovo anno, dimentichiamo offese, torti, cattiverie ed entriamo nel nuovo anno senza questo bagaglio ingombrante di cocci sbrecciati. "Non rendete a nessuno male per male, … non fate le vostre vendette, cari miei!" - esclama l’apostolo Paolo - e aggiunge: "Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro" (Rom. 12/17,19; Col. 3/13).

Duemila anni dopo che sono state scritte queste affermazioni del Vangelo, anche la psicologia moderna è arrivata ad affermare che nessun sentimento è tanto distruttivo per il nostro animo come il rancore, l’acredine. Dimentichiamo! Ed insieme ai torti ricevuti dimentichiamo anche quel poco di bene che siamo riusciti a fare durante l’anno trascorso. Anche questa è un’arte molto difficile per noi, che siamo sempre pronti a vantarci (magari solo con noi stessi) delle cose buone che ci capita di fare. "Molta gente vanta la propria bontà - dice la Bibbia - ma un uomo fedele chi lo troverà?" (Prov. 20/6).
Dimentichiamo dunque le nostre buone opere che non sono nulla di fronte all’immensa sofferenza umana e ancor meno rispetto al grande dono che abbiamo ricevuto da Dio in Cristo. Questo è da ricordare ogni giorno, ogni ora: il dono e la fedeltà di Dio nei nostri confronti e il bene (poco o tanto che sia) che abbiamo ricevuto dal nostro prossimo. Se impariamo ad affrontare il nuovo anno con l’animo sgombro da risentimenti e pieno di gratitudine verso il Signore, la nostra vita sarà libera e serena anche in mezzo alle prove che non mancheranno. "Benedetto sia il Signore! - canta il salmista - Giorno per giorno egli porta per noi il nostro peso" (Salmo 68/19).

Tratto da "Diaspora evangelica" del gennaio 2003

 
   
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